Sono talmente stremati, arrabbiati e sfiduciati i familiari dei naufraghi che, poco fa, hanno provato a bloccare un camioncino di una nota azienda di acqua davanti ai cancelli del PalaMilone. Pensavano che nel retro del mezzo ci fossero le salme dei loro cari. Ma il Governo, nello specifico il Viminale, in un primo momento, ha deciso contro la loro volontà di trasferire i corpi dei migranti nel cimitero di Borgo Panigale (Bologna) e in altre città d’Italia che si sono rese disponibili a ospitarle. Da lì poi, forse, ricomincerà eventualmente la trafila dei trasferimenti. Tuttavia la vicenda è finita in stand by, grazie alla mediazione del Prefetto e del sindaco di Crotone: nessun “trasloco” l’assenso dei familiari. Bologna accoglierà ventiquattro salme, quattordici delle quali già partite. Per altre diciassette, che dovrebbero tornare in Afghanistan, si attende il completamento delle pratiche burocratiche.
Salme dei migranti di Cutro trasferite per l’arrivo del Governo?
La scelta originaria, si diceva, è del ministro Piantedosi. E, proprio come le sue parole all’indomani della tragedia di Steccato di Cutro, ha alimentato da subito le polemiche. Un vero capolavoro di ipocrisia del Governo, secondo molti: soltanto una settimana fa, dopo la visita del capo dello Stato, l’Italia aveva promesso di farsi carico di costi e trasferimenti nei Paesi d’origine, in accordo tra ambasciate e familiari.
Invece, no, non si può più aspettare. Perché domani ci sarà il Consiglio dei ministri – dove pare che neanche il sindaco padrone di casa sia stato ammesso – e sarebbe un grande imbarazzo per la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, arrivare in un luogo che sa ancora di morte e disperazione. Così come potrebbe imbarazzare il confronto con l’omaggio silenzioso del Presidente Mattarella alle vittime. Rischierebbe di evidenziare, se possibile, ancor di più il ritardo dell’Esecutivo nel far sentire la propria presenza sul luogo della tragedia. Ma, a quanto pare, sono cambiate le carte in tavola.
La protesta dei familiari
Molti dei parenti delle vittime chiedono, pretendono, che, dopo 13 giorni di attesa, le bare vengano riportate da Crotone il prima possibile nei Paesi di origine. Lì dove è giusto che vengano pianti dalla loro comunità e celebrati riti funebri secondo il loro credo.
Da stamattina hanno occupato il piazzale davanti al Palazzetto e promettono di andare avanti a oltranza.