Guccione, il Parlamento può attendere? Tanto c’è il vitalizio

Aveva rinunciato, complice il codice Tansi, a ripresentarsi per la Cittadella. In cambio sperava in una poltrona romana, ma i giochi sono cambiati e le quote rosa mettono a rischio gli accordi passati

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C’è marasma nel Pd cosentino, unica federazione provinciale a non aver ancora celebrato i congressi e unica dove il forzato e imposto “unanimismo” generale non ha attecchito. Già in precedenza lo scorso novembre si sfiorò la rissa tra l’assessore comunale della città bruzia Damiano Covelli e il presidente della commissione per il tesseramento Italo Reale. Nei confronti di quest’ultimo l’ex vicepresidente della Regione Nicola Adamo ha sbraitato «sei a Cosenza, non a Sambiase!», causando svariate polemiche social in quel di Lamezia Terme, città dove l’avvocato Reale (vicino ad Amalia Bruni, che si ostina ad autoincensarsi come leader dell’opposizione) è riuscito a “piazzare” come segretario cittadino Gennarino Masi, con buona pace dei Giovani Democratici guidati da Dario Rocca che han presentato più di un ricorso sul punto.

Guccione, il Parlamento e l’incubo quote rosa

Tornando in quel di Cosenza, è chiaro che la posta in gioco è quella da capolista alle prossime elezioni politiche, dove al taglio dei parlamentari corrisponde parallelamente il taglio delle aspirazioni di più d’un notabile locale. E se al Senato si vocifera che la partita sia chiusa con il segretario regionale Nicola Irto in testa pronto a dire “bye bye” a Palazzo Campanella, è chiaro che per la Camera dei deputati sarà Cosenza a battere i pugni.
Ragionando con la legge elettorale vigente, però, se al Senato il capolista è uomo, alla Camera toccherà a una donna.

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Il santino elettorale di Maria Locanto alle Politiche del 2018

Forse proprio a quella Maria Locanto (già candidata alle politiche del 2013 con Scelta Civica di Mario Monti e nel 2018 con Civica Popolare di Beatrice Lorenzin) che Francesco Boccia vorrebbe a tutti i costi segretaria provinciale (difficilmente l’uscente Enza Bruno Bossio starà a guardare).
Nel caos generale, l’ex consigliere regionale e anti-oliveriano di ferro Carlo Guccione col sogno di fare il parlamentare dopo una vita passata in politica, dallo scorso primo novembre incassa un lauto vitalizio, somma che si aggiungerà al suo stipendio mensile da dipendente regionale.

Oltre 3.000 euro a vita per una legislatura

La determina 713 del 4 novembre 2021, a firma del dirigente regionale delle risorse umane Antonio Cortellaro, liquida a favore di Guccione un vitalizio di 3.161,30 mensili lordi per il mandato di Consigliere regionale svolto nella IX legislatura, ossia dal 2010 al 2014. Il mandato da consigliere nella legislatura dell’era Oliverio, dal 2014 al 2020 in aggiunta all’anno di legislatura dell’era Santelli 2020-2021, gli “frutterà” invece una pensione differita con metodo contributivo tra qualche anno.

Nelle more percepirà cifre molto lontane dai 145.642 euro degli eletti a Palazzo Campanella. Parliamo di 22.903 euro l’anno come dipendente regionale di categoria C (istruttore amministrativo), con indennità di struttura (da 10.730 euro annui) a seguito della nomina come componente interno nella struttura di Franco Iacucci, del quale Guccione è stato grande sponsor elettorale.

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Carlo Guccione e Nicola Adamo nella segreteria di Franco Iacucci durante le ultime elezioni regionali (foto A. Bombini) – I Calabresi

La carriera da portaborse

Guccione è diventato dipendente regionale grazie al concorso indetto con la legge regionale 25 del 2002, chiamata nella vulgata “legge parenti”. Una selezione che portò ad essere assunti in pianta stabile parenti e storici portaborse (ben 86!) in Regione.
Dall’8 giugno del 2005 Carlo Guccione è stato assegnato alla struttura speciale dell’allora capogruppo dei Democratici di Sinistra Franco Pacenza, nello stesso periodo in cui il futuro antioliveriano era segretario regionale degli stessi Ds e componente della direzione nazionale.
Dal gennaio 2008, invece, è diventato responsabile amministrativo del nuovo capogruppo regionale dei Ds, Nicola Adamo, poco prima di diventare, con la mozione di Pierluigi Bersani, segretario regionale del Pd Calabria e poi iniziare la carriera decennale da Consigliere regionale per poi retrocedere a portaborse (probabilmente in “servizio esterno”, dato che non si vede né a Catanzaro né a Reggio Calabria) dell’ex presidente della Provincia di Cosenza, Franco Iacucci.

Il sacrificio sull’altare di Tansi e il sogno del Parlamento

Alle ultime elezioni regionali Carlo Guccione non si è ricandidato. Da molti il passo indietro è stato visto come un “sacrificio” in virtù del codice etico di coalizione «fortissimamente voluto» (così amava ripetere) da Carlo Tansi che imponeva lo stop per chi avesse già svolto tre legislature.
«Guccione continuerà a portare avanti con un ruolo politico nazionale nel Pd. Il suo impegno di rinnovamento del partito è stato un punto fermo sin dalla sua prima candidatura» dichiarò subito Francesco Boccia. Gli fece seguito l’ormai ex commissario regionale Stefano Graziano «Guccione con il suo impegno sul programma per la Calabria sarà un punto di riferimento nel suo nuovo ruolo politico nazionale che il segretario Letta gli assegnerà».

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Il geologo Carlo Tansi, leader del movimento “Tesoro di Calabria”

L’Orlando disamorato

Lo stesso Enrico Letta, però, che Guccione in segreteria nazionale non lo ha più voluto. Durante la segreteria di Nicola Zingaretti il cosentino aveva incassato, sotto l’auge di Andrea Orlando, l’incarico di responsabile nazionale del dipartimento “crisi industriali” del Pd. Quella casella poi, però, se l’è accaparrata il toscano Valerio Fabiani, probabilmente più orlandiano di lui.
L’incarico arrivato a gennaio come “responsabile Pd sanità nel mezzogiorno” sa di contentino. Ricorda quello dato a Francesco Cannizzaro dopo la mancata nomina a coordinatore regionale di Forza Italia. E oggi, con Nicola Irto già proiettato su Roma e l’eterno incubo quote rosa, per Carlo Guccione pare che il sogno del Parlamento sia letteralmente sfumato.

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