Di esperta pare proprio essere esperta, molto più di altri colleghi portaborse passati dalla Regione Calabria in questi anni. E non potrebbe essere altrimenti: fino a dicembre 2019 Angela Robbe era assessore al Lavoro e al Welfare nella giunta Oliverio. Da qualche tempo, invece, si è trasferita in Consiglio regionale. Con oneri e onori decisamente più ridotti del recente passato, pur continuando a occuparsi di lavoro e, per i più maliziosi, di un welfare sui generis. Quello tutto interno alla politica. Robbe, infatti, ha un nuovo incarico: collaboratrice esperta – appunto – al 50% della leader (o presunta tale) dell’opposizione Amalia Bruni.
Il contratto, salvo cambi di idea in corsa della scienziata lametina, durerà fino a ottobre 2026, molto più dell’anno e mezzo trascorso nell’Esecutivo del sangiovannese prima di dimettersi a ridosso delle penultime elezioni. In compenso, gli emolumenti non saranno più quelli di un tempo: circa 78.500 euro lordi in poco meno di un quinquennio, roba (Robbe?) che un assessore regionale calabrese porta a casa in pochi mesi di attività.
Dalle stelle alle stalle
Certo è insolito vedere qualcuno che sedeva in Giunta retrocedere a semplice portaborse, per di più con lo stipendio da dividere a metà con un collega di pari grado. Ma non è un inedito assoluto dalle nostre parti, anzi. Le strutture dei consiglieri regionali sono da sempre piene di politici, alimentando il sospetto che più che l’esperienza per certi collaboratori conti il numero di voti portati al datore di lavoro alle elezioni.
Nella maggior parte dei casi, molti di loro coincidono con quelli che si offendono ad essere chiamati portaborse come si usa per gli assistenti dei politici. A volte addirittura con quelli che preferirebbero essere chiamati onorevoli – pur non spettandogli il titolo – per i propri trascorsi in Aula Fortugno. Nella scorsa consiliatura, ad esempio, nello staff di Baldo Esposito c’era Alfonsino Grillo, che era stato a sua volta consigliere regionale fino al 2014. Con un quinto dei 1.230 euro netti al mese che la Regione gli passava pagava pure un danno erariale ai danni della stessa Regione per il quale lo aveva condannato la Corte dei Conti.
Dettagli, questi, che non riguardano il suo emulo dell’attuale consiliatura: Francesco Pitaro. La poltrona l’ha lasciata dopo le Regionali di ottobre ma è rientrato a Palazzo Campanella come segretario particolare del democrat Raffaele Mammoliti. Declassamento oneroso ma non troppo, il suo: per lui ci sono circa 200mila euro lordi a rendere meno doloroso il prossimo quinquennio.
Il precedente più illustre (e recente)
L’esempio più noto, però, è ancora in casa Pd. È di qualche settimana fa la notizia dell’ingresso dell’ex consigliere ed assessore Carlo Guccione nello staff del neo eletto Franco Iacucci. Guccione ci arriva da componente interno, ossia da impiegato regionale messo al servizio di un politico in cambio di un extra sullo stipendio mensile che gli passa l’ente. Lui in Regione ha piantato le tende col mitico “concorsone” che ha fatto la gioia dei cronisti dell’epoca. E per anni se l’è presa con quanti lo definivano ex portaborse di Nicola Adamo per aver lavorato nella struttura di quest’ultimo.
Alle ultime elezioni non lo hanno ricandidato, ma poco dopo è diventato responsabile della Sanità per il Meridione nel suo partito. Si spera riesca a conciliare l’impegno con le fatiche degne di Stachanov alla quale lo sottoporrà senza alcun dubbio l’altro ex comunista Iacucci negli uffici che non mancherà di frequentare. Anche Guccione, proprio come Robbe dopo di lui, aveva la delega al Lavoro con Oliverio. Seppur in ritardo rispetto a quando dovevano crearli loro, almeno due discreti posti nella Calabria della disoccupazione gli sono rimasti.