SPORTELLATE | Derby, morti, medaglie e il trionfo del Caso

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Comincia oggi la rubrica Sportellate. Più o meno ogni lunedì, a partire da oggi, daremo le pagelle a ciò che, calcisticamente e sportivamente parlando (che spesso sono due cose diverse), nella settimana appena trascorsa ci è sembrato degno di nota o giù di lì.
Buona lettura.

Il derby della Magna Grecia

Prima e durante Crotone-Reggina (1 a 1) è successo di tutto. Un uomo, che aveva una agenzia di pompe funebri di fronte allo stadio “Ezio Scida”, è stato ucciso in un misterioso agguato; il maltempo, da allarme rosso sullo Jonio, come al solito ha tenuto tutti col fiato sospeso; intorno al 20’ minuto della partita tra “squali” rossoblù e amaranto, un tifoso reggino è precipitato rovinosamente da una balaustra ed è stato trasportato in ospedale in codice rosso (per fortuna niente di grave).

E poi, sono arrivati i gol, di Galabinov per la squadra di Aglietti e di Benali per i ragazzi di Modesto. Una sfida sentita ma non eccezionale, giocata su un campo pesante e di fronte a poco più di duemila spettatori che si sarebbero aspettati di più. Soprattutto dal Crotone, che ha creato tanto e concretizzato quasi niente. Anche perché lì davanti, pur non sottovalutando affatto il talentuoso Mulattieri, si vede che manca qualcosa. Sono partiti Simy e Messias e chi, come Rivière, risulta in rosa tra gli attaccanti, non è ancora rientrato dalle vacanze. Altro mistero su cui, però, nessuno pare stia indagando.

Forse, la cosa migliore della serata, è arrivata da Venezia dove, in contemporanea con la partita, si è svolta la cerimonia di premiazione della 78esima mostra del cinema. Lì, il regista Michelangelo Frammartino, nato a Milano da genitori di Caulonia, dopo essere salito sul palco per ritirare il premio speciale della giuria per il film “Il buco”, ha ricordato a tutti che la Calabria è la regione più bella d’Italia. Agguati mortali e cadute a terra rovinose escluse naturalmente.

Voto 6 di stima alla Magna Grecia.

Zaffaroni

Fino a ieri pomeriggio, l’allenatore del Cosenza sembrava un po’ l’Amalia Bruni del calcio calabrese. Chiamato in causa fuori tempo massimo da Eugenio Guarascio (che la parte del Partito democratico è in grado di interpretarla alla perfezione, vedi amministrative di Lamezia del 2019), all’ex, per poco, Chievo Verona, proprio come accaduto alla candidata a governatore del PD alle elezioni regionali, il presidente ha affidato un’impresa impossibile: evitare l’ennesima débâcle del secolo.

Dopo due sconfitte consecutive in campionato, contro il Vicenza, a sorpresa, i Lupi hanno dimostrato di avere voglia di lavorare, identità e idee. Roba da fare invidia persino al centrodestra di Roberto Occhiuto che, invece, vincerà e governerà tutte le prossime partite senza lasciare sul campo un goccio di sudore.
Il ritorno da capitano di Palmiero (perché uno così non è in A?) è stato stratosferico, Gori ha fatto il Rivière rientrato dalle vacanze, mentre Caso (dal nome mai tanto in sintonia con una società da sempre improvvisata e legata al fato), ha sorpreso tutti con un assist e un gol da campione.

A proposito di fato, se oggi il Cosenza gioca ancora tra i cadetti, deve ringraziare proprio il Vicenza sconfitto ieri (2 a 1). Ultima giornata dello scorso torneo, al 91’ Yallow punisce la Reggiana e regala ai rossoblù il quartultimo posto in classica, fondamentale per il successivo ripescaggio. Per non perdere il contatto con la realtà, è sempre bene ricordarlo.

Quindi, voto 10 a Zaffaroni e al Caso. 

Gigi Marulla e il candidato

Nativo di Stilo, ma diventato a furor di popolo bandiera rossoblù, lunedì scorso all’ex bomber scomparso nel 2015, è stata finalmente conferita la cittadinanza onoraria di Cosenza. Alla cerimonia nel cimitero di colle Mussano erano presenti, tra gli altri, la famiglia di Gigi, l’ex presidente della squadra Giovanni Paolo Fabiano Pagliuso, naturalmente il sindaco Mario Occhiuto. Un po’ meno naturalmente, il vicesindaco Francesco Caruso, candidato a primo cittadino del centrodestra alle Amministrative d’inizio ottobre. Quest’ultimo, prima di mettersi in posa davanti a telecamere e flash dei fotografi, ha deposto una corona di fiori sulla lapide di Marulla. Chi meglio di lui avrebbe potuto farlo?

Voto 9 all’efficacia della campagna elettorale e -9 allo stile. 

Lo spot 

Da qualche giorno, in occasione del GP d’Italia di Formula Uno che si è svolto ieri a Monza, sta girando sul web un bellissimo video spot che mette in mostra in modo affascinante e con uno stile narrativo originale, le bellezze di Palermo, dal mercato di Ballarò fino a Villa Bonanno, da corso Vittorio Emanuele al Foro Italico e al parco della Favorita, per concludere la sua “corsa” sulla spiaggia di Mondello. L’operazione si chiama “Ciao Palermo, Monza is calling” e a realizzarla, per omaggiare l’Italia, è stata la Red Bull Racing che ha voluto che a girare il cortometraggio fosse un regista palermitano, Carlo Loforti, coadiuvato dal suo concittadino Alessandro Albanese.

La particolarità del video sta nel fatto che tutto lo splendore del capoluogo siciliano e della sua gente viene messo in luce, senza stereotipi e forzature, attraverso il percorso che Max Verstappen, pilota della scuderia austriaca di Formula Uno, compie a bordo della sua monoposto. Lo spot, patrocinato dal Comune di Palermo, ha provocato qualche polemica, specie per la cifra irrisoria di 182 euro sborsata da Red Bull per l’occupazione del suolo pubblico. La visione spettacolare del video, però, sembra aver cancellato in un colpo solo ogni malumore.

«Riuscire a portare un progetto così importante a Palermo – ha detto Loforti – è, da palermitano, una gratificazione straordinaria». Il sindaco Leoluca Orlando, a sua volta, ha parlato di una «grande occasione di promozione internazionale della città». Insomma, il consiglio, per chi non lo avesse ancora fatto, è di ammirare questo spot il prima possibile. Con una sola avvertenza: se non volete avvelenarvi il fegato, evitate di fare paragoni con il corto milionario girato da Gabriele Muccino in Calabria.

Voto 10 allo spot palermitano, -10 a coppola, bretelle e asinello calabresi made in Sicilia. 

Enza Petrilli e Anna Barbaro

Sono le prime atlete calabresi della storia ad aver conquistato due medaglie (d’argento) alle recenti Paralimpiadi di Tokyo, rispettivamente nel tiro con l’arco e nel triathlon classe PTVI.

Enza, taurianovese, dopo un grave incidente d’auto, è stata costretta a salire su una sedia a rotelle, mentre Anna, nata a Reggio Calabria, a causa di un brutto virus ha perso la vista. Due giovani vite stravolte improvvisamente, ma che hanno saputo rialzarsi proprio grazie allo sport. Bene anche Raffaella Battaglia, arrivata sesta con le altre azzurre nel torneo di Sitting Volley.

Da queste parti, e non solo, se n’è parlato poco o non abbastanza. Perché, si sa – in fondo lo facciamo anche noi per pigrizia e convenienza – il calcio (maschile) di ogni livello, anche quando non ha niente da dire e da dare, mette in ombra tutto quello che non gli appartiene, persino le stelle più luminose.

Di conseguenza, voto 10 alle stelle cadenti e 0 a tutti noi che le guardiamo senza esprimere mai desideri veramente rivoluzionari.

Francesco Veltri

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