Guarascio, tasche piene e pallone sgonfiato

Vicino al Pd, amico di Lo Moro, sulla bocca di un pentito: il presidente del Cosenza gongola in silenzio grazie al Chievo mentre il suo rapporto con la tifoseria va in frantumi. Ha più a cuore quello con il Comune?

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Per i suoi concittadini – è nato a Parenti ma vive a Lamezia Terme – Eugenio Guarascio è un po’ un oggetto misterioso. Lo conoscono di più, loro malgrado, i cosentini. Non tanto per l’azienda che si occupa della spazzatura in città, quanto per essere il patron della loro squadra di calcio. Che davano per retrocessa in serie C e ora potrebbe trovarsi miracolosamente ad affrontare la quarta stagione consecutiva nel campionato cadetto. Lo scorso 15 luglio il Consiglio federale ha infatti deliberato la mancata iscrizione del Chievo Verona aprendo, per adesso ufficiosamente, le porte alla riammissione in B dei lupi. La società Cosenza Calcio ha dunque rotto un lungo silenzio e ha fatto sapere di essere «in procinto di depositare tutta la documentazione necessaria per la riammissione al Campionato di Serie B 2021/2022 comprensiva della fideiussione di 800mila euro».

La fortuna e il Chievo tornano in soccorso

Uno scenario inaspettato che ha dato la stura all’ironia social sulla fortuna di Guarascio. Per la società si tratta del «risultato di una gestione societaria decennale improntata sui principi di legalità, trasparenza e sul rispetto delle norme e dell’equilibrio economico». Ma nessuno può davvero sapere se in cuor suo il patron sia contento. Non è mai sembrato uno sfegatato ultras rossoblu, d’altra parte. Tant’è che c’è chi pensa che sotto sotto possa essere quasi contrariato per l’impegno economico che la B imporrebbe.

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L’ennesimo colpo di fortuna di Eugenio Guarascio ha scatenato l’ironia del web: qui il suo santino portafortuna circolato in rete

Certo è che il rapporto con la piazza sembra compromesso irrimediabilmente, a prescindere dalla categoria. Salvata, se il verdetto del Consiglio federale trovasse conferma, di nuovo solo grazie ai veronesi. Già nella penultima stagione, infatti, era stato un goal del clivense (ma cosentino doc) Garritano ad assicurare ai lupi una miracolosa permanenza nella serie cadetta.

C’è poi chi instilla il dubbio, sulla scia di quanto dichiarato pubblicamente da un assessore comunale già prima dell’ipotesi ripescaggio, che questo ulteriore impegno per la squadra bruzia possa magari tradursi in un potenziale vantaggio da ottenere in veste di imprenditore dei rifiuti. Le solite malelingue che dicono tutto e il contrario di tutto.

Gli affari a Gioia Tauro e nella Locride

In provincia di Reggio Calabria, specie al porto di Gioia Tauro e nella Locride, la sua creatura imprenditoriale Ecologia Oggi – nata nel lontano 1987, divenuta poi Srl e dal 2008 Spa, oggi parte della holding 4EL Group – è nota per avere una buona fetta di appalti sui rifiuti. Nello scalo portuale della Piana gestisce un centro che tratta anche gli scarti che arrivano dalle navi e i rifiuti sanitari infetti provenienti dal circuito internazionale di natura organica.

Sulla sponda jonica reggina invece la sua azienda rappresenta il partner privato della “Locride Ambiente S.p.a.”, una società mista che si occupa della raccolta differenziata, del trasporto e del conferimento. I soci pubblici sono i Comuni di Bagnara, Bovalino, Condofuri, Grotteria, Melito di Porto Salvo, Monasterace, Palmi, San Luca, San Pietro di Caridà e Siderno. In questa zona i disservizi sui rifiuti non mancano, soprattutto nei centri più popolosi come quello sidernese, ma la società mista che se ne occupa fa notare che i problemi – come in verità in molte altre aree della Calabria – sono dovuti alla saturazione di impianti e discariche.

Guarascio e Cosenza, 10 anni di appalti milionari

Più complesso – e per certi versi misterioso – è il rapporto che lega da ormai un decennio il Comune di Cosenza e l’azienda di Guarascio è presidente del Cda e socio di maggioranza. Il primo appalto viene aggiudicato il 20 maggio del 2011 e, tra le due ditte ammesse, lo vince “Ecologia Oggi” per un importo di poco superiore ai 40 milioni di euro. Appena dieci giorni dopo Mario Occhiuto sarebbe stato eletto sindaco al ballottaggio per la prima volta.

Il secondo appalto con “Ecologia Oggi” – tra la scadenza naturale del primo, le successive proroghe e soprattutto i primi alti e bassi nei rapporti con l’amministrazione comunale – ottiene il via libera da Palazzo dei Bruzi nell’agosto del 2017. È più oneroso (circa 10 milioni di euro all’anno per 5 anni), viene aggiudicato con un ribasso dello 0,79% e, secondo qualcuno, prevederebbe meno servizi del primo.

Al di là dei tecnicismi, sull’efficienza del servizio i cittadini possono giudicare con i loro occhi. Le condizioni di lavoro degli operatori, invece, sono materia di rapporti spesso burrascosi con i sindacati. Tra i lavoratori, in verità, Guarascio non sembra essere malvisto. Discorso diverso per quanto riguarda la dg Rita Scalise – il suo braccio destro sui rifiuti cosentini – che spesso si è scontrata con i rappresentanti delle tute gialle.

Guerra e pace

Il rapporto altalenante tra Palazzo dei bruzi e la società resta comunque il vero nodo della questione. Se ne occupa una sorta di triumvirato composto dal sindaco Occhiuto e due assessori: uno più compassato (Carmine Vizza), l’altro più battagliero (Francesco De Cicco). I problemi affiorano a inizio del 2018. A Palazzo dei Bruzi arriva un decreto ingiuntivo di “Ecologia Oggi” per il pagamento di 9,2 milioni di euro per «non meglio specificati servizi di igiene ambientale». Il Comune impugna il decreto. Ma, soprattutto, chiede alla società di Guarascio 4,4 milioni di euro «a titolo di sanzioni amministrative comminate per disservizi contestati nel corso di un rapporto di fatto». Poi, in un caldo consiglio comunale di giugno 2019, alla presenza dei lavoratori in stato di agitazione, per la prima volta è lo stesso Occhiuto ad ammettere apertamente che «la qualità del servizio è peggiorata».

Oggi il centrodestra – e in particolare Salvini – ha concesso al fratello Roberto ciò che ha negato a lui. Ma all’epoca Mario è attivissimo nella prospettiva di diventare «il sindaco della Calabria». Dunque si capisce che in ballo c’è una fetta importante di consenso sociale in cui si incastra anche il destino calcistico del Cosenza. Comunque: Guarascio vuole oltre 9 milioni dal Comune, che risponde che invece è lui che deve pagarne quasi 4,5. Il contenzioso finisce con una sentenza del Tribunale civile di luglio 2020. Nessuna istruttoria e, dopo vari rinvii per tentare una definizione bonaria, le parti si mettono d’accordo. Decreto ingiuntivo ritirato e silenzio sulle sanzioni.

Il Cosenza come “contentino”?

Ma è recente una coda politica che forse è un po’ passata sotto silenzio. L’autore è l’assessore De Cicco che adesso, con Occhiuto in scadenza del secondo mandato, vuole candidarsi a sindaco. In una dichiarazione pubblica, commentando la parabola calcistica del Cosenza, dice: «Al presidente Guarascio interessava l’appalto della raccolta differenziata a Cosenza e l’ha ottenuto per la quinta volta. Assumere il comando della squadra è il classico “contentino”». Affermazione grave: sobbarcarsi la squadra, secondo un assessore in carica, sarebbe stato una sorta di piccolo sacrificio in cambio dell’appalto per i rifiuti. Non si ha notizia, al momento, di smentite o repliche.

Il mantra di Guarascio: la «legalità»

Nel curriculum consultabile sul suo sito personale, dopo la stringata voce “Istruzione e formazione” («completa gli studi tecnici»), c’è quella identificata come “capacità e attitudini”. E lì si legge: «Sostenitore della trasparenza e legalità, principi cardine del percorso personale ed imprenditoriale». La parola «legalità» compare più volte, quasi come un mantra, nella descrizione del profilo dell’imprenditore. Non c’è motivo di dubitare che ne sia un indefesso sostenitore, ma un episodio recente e uno più datato vanno citati per completezza d’informazione.

Il fatto più vecchio riguarda notizie di stampa su alcune dichiarazioni del collaboratore di giustizia lametino Gennaro Pulice. Ritenuto in generale attendibile anche dalla Cassazione con la sentenza “Andromeda”, Pulice avrebbe riferito agli inquirenti di una presunta e mai dimostrata protezione dell’imprenditore da parte del clan Pesce di Rosarno. Va però chiarito che si tratta di una dichiarazione di un killer pentito che non ha avuto, per quel che se ne sa, nessuna conferma in sede giudiziaria finora.

Più recente è invece la richiesta di rinvio a giudizio per il caso Santapaola. Guarascio è imputato per maltrattamenti di cui, secondo la Procura di Cosenza, sarebbe stato vittima Pietro Santapaola, calciatore 17enne che è stato messo alla porta dalla società che lo aveva sotto contratto. Pur avendo un cognome e parentele ingombranti, il ragazzo non avrebbe nulla a che fare con la criminalità organizzata siciliana.

In missione per conto di Doris

A Lamezia, dove è anche editore di un quotidiano online molto seguito in città e nell’hinterland, Guarascio è più in vista come politico che come imprenditore. Sul territorio la sua azienda ha un impianto di termodistruzione e una piattaforma di stoccaggio. Le sue attività nel settore dei rifiuti, però, hanno avuto un boom altrove. Non sono note sue iniziative rilevanti in campo sportivo e in molti, infatti, gli contestano di non essersi interessato alla Vigor nei momenti in cui la società ha attraversato forti difficoltà. A novembre del 2019 si è candidato a sindaco, però, a capo del movimento “Nuova era”.

Nella corsa alle Comunali ha avuto anche il sostegno ufficiale del Pd, ma non è bastato. Alla fine, è arrivato terzo dopo il sindaco (al momento sospeso) Paolo Mascaro e il candidato del centrodestra “ufficiale” Ruggero Pegna. In consiglio comunale non è certo un baluardo dell’opposizione dura e pura. E anche nei lavori delle tre commissioni di cui fa parte è spesso assente. Tutti, a mezza bocca, concordano sul fatto che il suo principale sponsor politico sia Doris Lo Moro, già magistrato, senatrice e assessore alla Sanità dell’era Loiero. Ultima curiosità: la sede legale di “Ecologia Oggi” e lo stesso domicilio di Guarascio si trovano in una via in cui sorgono immobili che, dicono a Lamezia, sarebbero stati almeno in passato di proprietà del marito della senatrice.

 

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