I Gentile non si creano, i Gentile non si distruggono, i Gentile si trasformano. E ritornano, eccome se ritornano.
Prendiamo Andrea Gentile, ripreso di recente dalle telecamere del Tg3 davanti a Montecitorio.
Il giovane avvocato cosentino, noto per una lunga serie di consulenze, dentro e fuori regione, è riuscito a entrare a Montecitorio in seguito alla vittoria di Roberto Occhiuto alle Regionali di ottobre.
Infatti, Andrea si era candidato alla Camera nel 2018 nella lista di Forza Italia ed era stato travolto dallo tsunami grillino.

L’eclisse dei fratelli Gentile
Due anni dopo, si verificò la massima eclissi per la sua famiglia, che fu assente in maniera totale dalle istituzioni per la prima volta dagli anni ’90: zio Pino non fu eletto in Regione, papà Tonino non era in Senato da oltre due anni e la cugina Katya non era più a Palazzo dei Bruzi.
Poi, la scomparsa prematura di Jole Santelli rimescola le carte: Katya, grazie anche al formidabile aiuto di papà Pino, fa il pieno di voti e diventa la donna più votata in Regione, Roberto lascia la Camera e i Gentile tornano in versione 2.0: non più fratelli, bensì cugini, ma con ruoli simili a quelli dei rispettivi papà.
Piccoli scandali, grandi consensi
Una leggenda metropolitana tramanda che i fratelli Gentile furono di fatto costretti a lasciare il Pdl nel 2013 perché, come aveva rivelato un giornale dell’epoca, Pino era amico del magistrato che, prima di condannare Berlusconi, aveva esternato cose non proprio bellissime sull’ex Cavaliere.
Vera o meno che sia questa storia, la scelta di mollare l’ex premier e di approdare a Ncd, il partito salva-notabili di Angelino Alfano, si dimostrò vincente: di lì a poco, (2014) Tonino Gentile sarebbe entrato come sottosegretario nel governo Renzi. Vi durò pochissimo, perché fu colpito dall’Oragate. Questa vicenda è diventata un pigro ricordo, ma allora esplose a livello internazionale e accese i riflettori sull’informazione in Calabria.
L’Ora chiude, gli altri restano
I protagonisti furono Andrea Gentile, finito nel mirino della Procura di Paola per la sua attività di legale dell’Asp di Cosenza, L’Ora della Calabria, il giornale fermato in tipografia quando la notizia stava per uscire, Alfredo Citrigno, l’editore del giornale, e Umberto De Rose, il tipografo accusato di aver stoppato le rotative.

Com’è andata a finire è noto: a Tonino è rimasto il nomignolo di “cinghiale”, De Rose è stato assolto dopo cinque anni e passa di processo. In compenso, Pino Gentile ha ottenuto la condanna per diffamazione di Piero Citrigno, papà di Alfredo ed ex editore dell’Ora della Calabria. L’Ora, invece, ha chiuso i battenti nel giro di un mese. A dispetto del fatto che l’inchiesta sui Gentile e sulla Sanità cosentina avesse spinto in alto le vendite della testata.
Ma erano cifre insufficienti: l’Ora raggiunse al massimo 6mila copie di vendita in un giorno. Invece i fratelli Gentile erano quotati ancora attorno ai 16mila voti. Tanti elettori in una terra di grande astensione contro pochi lettori in una regione in cui si legge pochissimo… di cosa parliamo?
De Rose è per sempre
Ciò spiega la prudenza con cui, nel 2016, la stampa diramò la notizia della condanna inflitta dalla Corte dei Conti a De Rose per danno erariale durante la sua presidenza a Fincalabra. In particolare, al tipografo furono contestate le consulenze date ad Andrea e a Loredana Gentile. Loredana, detta Lory, è la sorella di Andrea. Sui due fratelli, che non risultano indagati nel procedimento penale legato ai fatti di Fincalabra, la magistratura contabile ha espresso giudizi diversi: Andrea non è causa di danno erariale, sia perché la sua parcella era piuttosto “contenuta” (35mila euro), sia perché con la sua attività aveva consentito un risparmio. Su Lory, invece, è emerso un dato curioso: coi suoi circa 50mila euro per un incarico a tempo determinato, la sorella di Andrea aveva causato il danno erariale.

Tuttavia, si affermò che la giovane Gentile avrebbe lavorato per circa 370 giorni in un anno. Un refuso marchiano o un adattamento dello spazio-tempo a misura dei Gentile?
Come per l’Oragate, De Rose si è sobbarcato il processo, con qualche difficoltà in più: è stato prosciolto dalla Corte d’Appello di Catanzaro nel novembre 2020 dall’accusa di abuso di ufficio che gli era costata un anno e mezzo di condanna in primo grado.
Scarpelli, l’appendice sanitaria
Un altro gentiliano che ha passato qualche guaio è Gianfranco Scarpelli, primario di Neonatologia all’Annunziata e direttore generale dell’Asp durante l’era Scopelliti. Proprio quest’ultimo ruolo ha procurato grane giudiziarie a Scarpelli, uscito solo di recente da processi spinosi. Ma il medico cosentino non può lagnarsi: sua figlia Rita è diventata dirigente del Settore farmaceutico della Regione grazie a una determina firmata da Roberto Occhiuto in persona. Ad appena 33 anni, la giovane Scarpelli è una delle dirigenti più giovani della storia della Pa. C’è di che rincuorare papà Gianfranco per le disavventure subite.

Super Pino
Il gentilianesimo, a Cosenza, non è una corrente filosofica ma una dottrina quasi religiosa, che si basa su un solo elemento: il consenso elettorale.
Le cattedrali in cui si celebra questa fede, che conta tuttora oltre 9mila adepti, sono la Sanità e altre importanti centraline di spesa pubblica, come ad esempio l’edilizia popolare.
Infatti, il nome di Pino Gentile è emerso in vari procedimenti penali legali all’edilizia pubblica, come indagato e, a volte, come imputato. C’è da dire che questi procedimenti sono prossimi alla prescrizione. Tuttavia, proprio questa situazione giudiziaria avrebbe costretto Pino a fare un passo indietro nelle ultime Regionali a favore di sua figlia.
Comunque, questa “sostituzione” cambia poco: quando si parla di fede l’importante è pregare, a prescindere che si preghi un santo o il Padre Eterno in persona.
Le metamorfosi di Pino
Il gentilianesimo ha un suo dogma particolare, che richiama in maniera stramba quello della Trinità: i calabresi quando dicono Gentile pensano a una famiglia, tuttavia il capo resta Pino, che vanta oltre cinquant’anni in politica, iniziati in quella grande chiesa che era il Psi e proseguiti, salvo qualche incidente, in Forza Italia, Ncd e di nuovo Forza Italia. E una piccola parentesi come sindaco di Cosenza da indipendente eletto con il Partito Repubblicano.
Ma restando sempre Pino, perché a un leader religioso come lui nessuna confessione può negare il ruolo di arcivescovo. Nel suo caso, di assessore regionale a oltranza nei dicasteri in cui ci sono risorse vere da gestire.
Tonino, invece, è il cardinale. Esploso con Forza Italia negli anni ’90, è diventato subito senatore e da allora non ha più mollato Roma.
All’apice del loro successo, i Gentile contavano oltre 20mila voti, che li rendevano forti quando erano al governo e, ancor più forti, all’opposizione, da dove potevano negoziare meglio…
Lo scontro con gli Occhiuto
Chi ha a che fare i due fratelli, come alleato o avversario, sa benissimo due cose: si vince se si ha un loro pensiero Gentile, si governa per Gentile concessione.
E c’è da dire che quasi tutti hanno avuto a che fare coi Gentile sia come alleati sia come avversari.

Prendiamo il caso dei fratelli Occhiuto, che si rifugiarono nel Ccd e poi nell’Udc a partire dagli anni ’90, quando i Gentile li defenestrarono da Forza Italia.
Dopo anni di guerre feroci, Mario Occhiuto divenne sindaco di Cosenza anche grazie all’apporto dei Gentle Bros, che resero Katya la consigliera più votata nelle Amministrative del 2011. Poi ci fu la rottura tra Katya e Mario.
Quest’ultimo sopravvisse benissimo perché si rifugiò in Forza Italia assieme al fratello Roberto, approfittando del fatto che Pino e Tonino se n’erano andati con Alfano. Ma il prezzo lo pagò Wanda Ferro, candidata alla presidenza della Regione nel 2014 sotto le insegne azzurre. I Gentile non fecero coalizione ma corsero da soli. E si impegnarono parecchio, proprio contro la candidata berlusconiana, che perse in malo modo grazie alla loro campagna elettorale martellante.

Il soccorso a Manna e Talarico
Discorso leggermente diverso a Rende. Avversari di Sandro Principe, i fratelli Gentile furono determinanti nella prima vittoria di Marcello Manna, grazie a un listone in cui figuravano un battaglione di medici e Annarita Pulicani, moglie di Granfranco Ponzio, ex consigliere provinciale di provata fede gentiliana.
Poi arrivò la rottura. Ma niente paura: c’è sempre qualcuno che ha bisogno dei Gentile. In questo caso, Mimmo Talarico, che tentò l’elezione a sindaco nel 2019 anche con l’appoggio dei Fratelli Terribili.
Talarico non arrivò al ballottaggio, dove i gentiliani si ritrovarono schierati con Principe. Anche lui perse, ma pazienza: un pensiero Gentile lo aveva avuto comunque…

La sfida per il futuro
Mario Occhiuto non è più sindaco di Cosenza. Roberto ha il suo da fare per gestire anche i gentiliani in Regione.
L’unica certezza è che i Gentile, a dispetto del calo di voti, sono vivi e vegeti. A questo punto, è obbligatoria una domanda: riusciranno i cugini Gentile a perpetuare il potere dei rispettivi genitori?
Tutto lascia pensare che il loro cognome resterà a lungo sinonimo di potere in una terra, la Calabria, che critica i potenti perché in realtà li venera e li combatte solo per potercisi accordare meglio. E resteranno a lungo anche le villone di Muoio Piccolo con le piscine a forma di ostrica. Perché, si sa, non c’è potere vero senza un tocco di kitsch.