Campora addio: il Tar boccia Amantea

La città tirrenica perde per la seconda volta davanti ai giudici amministrativi, che danno via libera al referendum con cui la sua frazione più grossa (e ricca) creerà un nuovo Comune con Serra d'Aiello. Vincitori e sconfitti del bizzarro duello politico iniziato subito dopo le Amministrative

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Niente da fare: il Tar ha bocciato il secondo ricorso con cui Amantea voleva bloccare il referendum che chiede agli abitanti di Campora San Giovanni se vogliono staccarsi per creare un nuovo Comune assieme alla vicina Serra d’Aiello.
I giochi sono fatti e l’esito della consultazione è scontato, visto che voteranno solo i camporesi e i serresi,
La “nuova” Amantea sarà mutilata, perché i suoi confini si fermeranno alla foce del fiume Oliva. Sull’altra sponda nascerà Temesa, un nuovo Comune in cui si fonderanno Serra e Campora.

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Scorcio del centro storico di Amantea (foto di Camillo Giuliani)

Campora e Amantea, una scissione mascherata

Non è la prima volta che Campora vuole divorziare da Amantea. Al riguardo, i promotori dell’attuale referendum ricordano che già negli anni ’70 i camporesi avevano tentato il distacco con una raccolta di firme che finì in niente.
Stavolta, invece, la manovra è riuscita meglio, perché gli organizzatori hanno presentato la scissione sotto le mentite spoglie di un’annessione.

Ovvero: non è Campora che vuole andar via, ma la vicina Serra d’Aiello che vuole annettersela per creare un nuovo Comune.
L’operazione, a prima vista, sembra ineccepibile, perché Campora è abitata essenzialmente da serresi e da persone provenienti da Aiello Calabro.
In più, c’è la presunta eredità dell’antica città greca, Temesa appunto, a nobilitare il tutto.

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Reperti del Museo di Temesa

I numeri non mentono

Ma se si guarda ai numeri, le cose non stanno proprio come le hanno presentate il Comune di Serra e il comitato promotore.
Serra d’Aiello, nota nel recente passato per lo scandalo dell’Istituto Papa Giovanni XXIII, ha appena 516 abitanti ed è prossima all’irrilevanza demografica.
Campora, al contrario, è il boccone grosso, grazie ai suoi 3.047 abitanti.
Temesa, quindi, sarebbe un Comune di 3.516 abitanti, in cui i camporesi farebbero la parte del leone.

Tuttavia, secondo i bene informati, Temesa non si fermerebbe qui, ma dovrebbe, nei prossimi anni, inglobare anche Aiello Calabro (1.388 abitanti) e Cleto (1.176 abitanti).
I numeri, in questo caso cambiano, perché il nuovo Comune arriverebbe a 6.127.
Non cambia, però, il problema giuridico: il Testo unico degli Enti locali vieta la costituzione di nuovi Comuni al di sotto di 10mila abitanti.
Ma la perla vera di questa storia è un’altra.

Il Tirreno come i Balcani

La delibera del Consiglio Regionale 82 del 6 giugno 2022, che approva il referendum consultivo con cui i serresi e i camporesi dovranno dar vita a Temesa, contiene dei passaggi strani. Inquietanti, nella peggiore delle ipotesi, o involontariamente comici nella migliore.
A pagina 4 del documento, infatti, si apprende che amanteani e camporesi apparterrebbero quasi a etnie diverse: arabi gli uni e magnogreci gli altri.
Leggere per credere: «la diversa terminologia e la cadenza della lingua dialettale comunemente parlata dai Camporesi, è quasi identica a quella parlata dai Serresi e simile al dialetto parlato dai cittadini di Aiello Calabro».
Perciò «palese è la netta diversità dal vernacolo amanteano che identifica innegabilmente la propria etnia, che a tutt’oggi fa risaltare l’influenza araba degli invasori».

Ustascia croati durante la guerra civile jugoslava

L’argomentazione ricorda alcuni ragionamenti deliranti degli etnonazionalisti balcanici durante la guerra civile della ex Jugoslavia. Solo che allora si confrontavano per davvero popoli diversi, con culture e lingue diverse (serbi, croati, sloveni, albanesi ecc).
Non è il caso dell’attuale basso Tirreno. Fermiamoci qui, perché anche al trash c’è un limite. Con tutto il rispetto per storia e archeologia.

Amantea: una città in ginocchio

Il referendum per l’accorpamento di Campora e Serra è l’ennesima pugnalata ad Amantea, che oggi non se la passa bene, ma che la scorsa primavera, quando tutto è iniziato, era addirittura in ginocchio.
La cittadina tirrenica, infatti, era priva di sindaco perché commissariata per mafia (la seconda volta in poco più di dieci anni). Ma Amantea ha un problema peggiore della ’ndrangheta: le casse, oberate da un debito difficile da quantificare e comunque enorme.
Secondo i bene informati, il “buco” oscillerebbe tra quaranta e cinquanta milioni. Se si considera che il bilancio cittadino dovrebbe pareggiare attorno ai 15 milioni, la situazione è border line. E ricorda assai da vicino quella di Cosenza, fatte le debite proporzioni tra popolazione, gettito fiscale e territorio.

I manovratori del Referendum: Graziano il “legislatore”

Diamo un nome ai protagonisti di questa storia. Il primo è Giuseppe Graziano, consigliere regionale già in quota Forza Italia e tornato a Palazzo Campanella in quota Udc. Graziano è famoso per aver presentato la legge regionale 2 del 2018, che fondeva i Comuni di Rossano e Corigliano.
Graziano, la scorsa primavera, è stato autore della proposta di legge 54-112 che promuove la nascita di Temesa.
Domanda: come mai il “ginecologo” della nascita del più grande Comune del Cosentino, oggi promuove la mutilazione di una città?

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Giuseppe Graziano

Cuglietta: il sindaco frontman

La proposta non è farina del sacco di Graziano. Ma proviene dall’amministrazione di Serra d’Aiello, guidata da Antonio Cuglietta, diventato sindaco in seguito a un ricorso andato a segno contro la ex prima cittadina Giovanna Caruso. Cuglietta è il frontman dell’operazione, che tuttavia lascerebbe piuttosto tiepidi i suoi concittadini.
Già: Serra, travolta dal crack del Papa Giovanni, è uscita da poco dal dissesto finanziario. Se si fondesse con Campora, rischierebbe di ripiombarci, perché forse erediterebbe la parte del debito amanteano che la frazione porterebbe con sé.

Iacucci: l’utente finale

I bene informati, ancora, riferiscono della presenza di Franco Iacucci nella Commissione affari costituzionali della Regione durante i lavori preparatori del referendum.
Una presenza curiosa, visto che Iacucci non fa parte di questa commissione. Tuttavia, l’ex presidente della Provincia di Cosenza sarebbe il beneficiario principale della nascita di Temesa e della sua ulteriore espansione.
Già storico sindaco di Aiello, Iacucci è molto radicato nella zona. Non è da escludersi perciò un suo interesse politico diretto. Il quale motiva anche il ruolo defilato tenuto dal consigliere.

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Franco Iacucci guarda con interesse alla separazione di Campora da Amantea

Campora via, Amantea sulle barricate

Ciò ha causato qualche imbarazzo al Pd di Amantea, in particolare al consigliere comunale Enzo Giacco, che ha chiesto al suo partito di intervenire in maniera energica.
Cosa non avvenuta, visto che la delibera del Consiglio regionale è passata con 23 voti su 25 votanti e 6 assenti. Il Pd, evidentemente, o non si interessa troppo di Amantea o non vuole pestare i piedi a un suo big.

La resistenza amanteana, praticamente bipartisan in Consiglio comunale, è guidata dal sindaco Vincenzo Pellegrino, insediatosi lo scorso giugno. Pellegrino ha tentato due ricorsi al Tar.
Il primo, con cui chiedeva la sospensione del referendum, è stato rigettato con un’ordinanza. Col secondo, l’amministrazione è entrata nel merito e ha chiesto l’annullamento del referendum.

Vincenzo Pellegrino

Cala il sipario. Per ora

Ancora non è detta l’ultimissima parola, che potrebbe spettare al Consiglio di Stato.
Ma al momento Amantea subisce l’ennesima batosta.
Già: non bastavano le infiltrazioni criminali, non bastavano i debiti. Ora la sua frazione più grossa se ne va. E porta con sé molte attività commerciali e produttive. E, soprattutto, il porto e il Pip, i due asset strategici che forse sono il vero motivo di tutta l’operazione. Più povera e adesso mutilata, l’ex regina del Tirreno scende un altro gradino in direzione di un declino che sembra inesorabile.
A meno che non ci sia un giudice a Roma meglio disposto nei suoi confronti.

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