Sanità cosentina, la carica post elettorale dei 680 Oss

Bandito nel 2017 per 24 posti, il concorsone ha già portato all'assunzione di 80 persone. Un precedente a cui si appigliano gli altri 600 risultati idonei non vincitori, con la speranza di veder rispettate le promesse elettorali degli ultimi mesi. E per il neo commissario Roberto Occhiuto arriva la prima gatta da pelare

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Come fa un semplice concorso, tra l’altro piuttosto piccolo, a diventare un concorsone? In Calabria si può. Come si fa ad avere tanto personale disponibile e non poterlo utilizzare? Nella Sanità calabrese capita questo e peggio.
Stavolta è toccato agli operatori socio-sanitari reclutati a ottobre dall’Azienda ospedaliera di Cosenza con un concorso bandito nel 2017. Una procedura alla calabrese, in cui all’allungamento dei tempi è corrisposta una dilatazione dei posti, che dai 24 previsti in origine sono diventati 80 effettivi con una “magia” amministrativa degna di un alchimista.
Ma tanta arte potrebbe non bastare perché, suggeriscono gli addetti ai lavori, anche ottanta risultano troppo pochi.

Grandi numeri per piccoli posti

Nelle pubbliche amministrazioni si entra per concorso o ricorso. Ma anche per graduatoria.
Già: i concorsi amministrativi non si limitano a stabilire un numero (limitato) di vincitori e uno di “perdenti” (i più) tra i candidati.
I concorsi servono anche per abilitare. Non a caso, tra vincitori e “sconfitti” esiste una terza categoria: gli idonei non vincitori.
Per il concorso oss del 2017 il numero è mostruoso: sono circa 600 su una graduatoria effettiva di circa 680. In pratica, poco più di un decimo dei candidati (oltre 5mila) che nel 2017 avevano aderito al bando.

Questi 600 ora premono alle porte della Sanità calabrese. Hanno in parte la legge dalla loro, che li considera comunque idonei a servire ospedali e ambulatori pubblici e sperano di essere assorbiti quanto prima, perché il tempo per far valere i propri interessi non è tantissimo: 3 anni a partire dalla fine del concorso, ché tanto dura l’efficacia della graduatoria.
Ma questi 600, complici anche molte promesse fatte durante l’ultima campagna elettorale, sperano anche nel fatto che il nuovo commissario regionale alla Sanità, Roberto Occhiuto, possa dare una risposta “politica” alle loro domande. In altre parole, che si comporti più da assessore della sua Giunta regionale, che da commissario.
Come si è arrivati a tutto questo?

Lo strano concorso

Le pubbliche amministrazioni ci hanno abituato a tante stranezze. Ma questo concorso ne batte molte. Infatti: come fa un concorso bandito in fretta e furia per procurarsi personale a durare quattro anni? La risposta è piuttosto semplice: sciatteria.
L’Ao di Cosenza non è riuscita a lungo a trovare un’azienda specializzata a cui appaltare lo svolgimento delle prove. Poi è intervenuto il Covid a far slittare il tutto ed ecco che le prove si sono svolte a partire da giugno 2020, in una situazione completamente mutata.
Di quanto fosse mutata, se n’è accorta Isabella Mastrobuono, la commissaria straordinaria dell’Ao, la quale nella tarda primavera scorsa ha chiesto, in seguito a un burrascoso incontro in prefettura, altri 14 posti da aggiungere ai 24 previsti in origine.

Il commissario dell’Ao di Cosenza, Isabella Mastrobuono

Occhio alle date: la richiesta risale a poco prima di aprile scorso, cioè tra lo svolgimento delle preselettive (giugno 2020) e la prova pratica.
Occhio anche ai dettagli: la commissaria non ha modificato il bando, ma lo ha solo integrato con una domanda inviata alla Regione senza risposta. Perciò i 14 in più non sono “vincitori” ma “idonei”. Certo, nei fatti non cambia nulla. Ma nelle amministrazioni la forma pesa più della sostanza: questi 14 posti presi con un “silenzio-assenso” sono la prima pesca dalla graduatoria. Un precedente tra i tanti che incoraggia i candidati a ben sperare.

Chi vive sperando…

Infatti, le speranze non sono state disattese. Subito dopo gli orali, svoltisi lo scorso giugno, la commissaria si è accorta che il buco da colmare era più grande. Perciò ha chiesto e ottenuto altri 42 posti, fino ad arrivare a 80. Ed ecco la prima stranezza del concorso: gli idonei assunti sono più dei vincitori.
La seconda stranezza sta nel numero enorme di idonei, che ha trasformato gli aspiranti oss in un vero e proprio bacino. Ma pure in una potenziale bomba sociale, che potrebbe esplodere se certe aspettative non venissero soddisfatte.

I buchi e i bisogni

La storia di questo concorso si lega alla vicenda complicatissima degli oss cosentini.
Una domanda innanzitutto: quanti ne servono? Una risposta certa non c’è. Comunque tanti. A sentire alcuni esponenti sindacali, il fabbisogno effettivo sarebbe di circa 250 oss per il solo Ospedale dell’Annunziata.
Se si allarga lo sguardo agli altri due Ospedali dell’Ao (il Mariano Santo di Mendicino e il Santa Barbara di Rogliano) e alle strutture dell’Asp la cifra diventerebbe iperbolica: servirebbero 2.500 oss.
A questo punto i 680, che sembrano “troppi”, risulterebbero troppo pochi. È così? A livello legale no.

Il fabbisogno legale dipende da tre fattori. Il primo è costituito dalle Linee guida, redatto e approvato dalla direzione regionale della Sanità. Il secondo è determinato dalle singole Aziende (Asp e Ao) attraverso gli Atti aziendali, che contengono gli organigrammi.
Il terzo fattore risulta dalla differenza tra le previsioni dell’Atto aziendale (che possono essere più basse del fabbisogno reale) e il personale che effettivamente opera nelle strutture.

Per chiarire: se il fabbisogno di fatto è 1.000, nulla vieta che l’Atto aziendale dichiari, a causa del Piano di rientro, un fabbisogno di 100 e che, per esempio, il personale impiegato sia di 70 unità. Risultato: il fabbisogno legale sarà di 30 e non di 930.
Tuttavia, non mancano indizi. Innanzitutto, il fabbisogno del 2019 del solo Ospedale di Cosenza era calcolato in 190 unità. Fino a quel momento i vertici dell’Ao avevano rimediato utilizzando il personale di Coopservice, l’azienda subentrata nel 2014 a Dussman nella gestione esternalizzata dei servizi ospedalieri (pulizie, ecc.).
Sappiamo com’è andata a finire: la giurisprudenza ha messo uno stop all’uso di personale esterno per svolgere le mansioni di oss e Coopservice, nel frattempo finita anche sotto inchiesta, non solo ha mollato il settore ma ha licenziato quaranta suoi dipendenti.

Il garbuglio e le promesse

Ma allora: quanti oss possono permettersi l’Ao ed, eventualmente, l’Asp di Cosenza? Per avere una risposta occorreranno i nuovi Atti aziendali, che dovrebbero essere emanati a fine novembre, e le nuove Linee guida. E qui iniziano le magagne: per quel che riguarda l’Asp, ad esempio, non sono chiare le disponibilità finanziarie, visto che la giustizia amministrativa ha dichiarato illegittimi i bilanci, tra l’altro non rosei, del biennio 2016-2017.

Poi, a dirla tutta, non è detto che i vertici dell’Azienda sanitaria siano obbligati a pescare dalla graduatoria dell’Ao. Così, almeno, si apprende dai piani alti di via Alimena.
Certo, le regole di buona amministrazione imporrebbero la “pesca” in un bacino già qualificato anziché fare nuovi concorsi. Tanto più che l’Asp, proprio di recente, ha emesso avvisi per il reclutamento di oss per fronteggiare l’emergenza sanitaria…
D’altronde non mancano i precedenti di “pesca”: tale l’assunzione a tempo determinato, fatta dall’Ao di Cosenza nel 2019, di 17 oss presi da una graduatoria di Reggio Calabria. Tale anche l’“invio” a Vibo di infermieri reclutati a Cosenza.

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Roberto Occhiuto

Ma tutto resta appeso alla volontà politica dei nuovi vertici della Sanità regionale, oltreché ai mezzi finanziari. Questi 600 idonei della graduatoria cosentina rischiano di diventare la prima grana per Roberto Occhiuto, finora prodigo di buone intenzioni sulla nostra scassatissima Sanità.
Già: chi vive di speranze, in questo caso alimentate dalla campagna elettorale, di speranze può morire. Ma, come insegna la vicenda degli ex Coopservice, non lo fa in silenzio…

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