Molto rumore – e altrettanto denaro – per nulla, la storia recente di Cosenza ha per protagonisti i fantasmi delle opere pubbliche mai completate e le ambizioni personali dei politici che le hanno annunciate, spesso in concomitanza con appuntamenti elettorali. Simbolo principale (ma non unico) di questa stagione è la metro leggera, piatto forte dell’agenda politica bipartisan locale da un ventennio. L’idea risale a quando sulle due sponde del Campagnano regnavano Mancini e Principe. Socialisti entrambi ma rivali storici, per una volta si trovano d’accordo su una cosa: si fondano o meno in una città unica, Cosenza e Rende hanno bisogno di servizi integrati. Trasporto pubblico in primis, con buona pace delle aziende private che, di proroga in proroga, continuano a vedersi affidare dalla Cittadella i collegamenti tra i due comuni.
Vent’anni dopo
Da allora sono passati due settennati di programmazione Ue che consideravano strategica la metro, cinque presidenti in Regione (più due facenti funzioni), altrettanti alla Provincia, tre rettori all’università e quattro sindaci per ognuna delle due città, con quelli in carica entrambi al secondo mandato consecutivo. Dai circa 46 milioni di spesa ipotizzati a inizio millennio per realizzare la tranvia si è passati a 90, che sono diventati 160 al momento di fare la gara d’appalto . Ne servirebbero altri 50 però per completare l’opera, stando alle ultime comunicazioni tra Regione e Commissione europea, se mai lo si farà. Nessun binario montato finora, né alternative all’orizzonte. In compenso la sola progettazione definitiva è costata 3,9 milioni di euro fino al 2015. Ma andava completata ed ecco un altro milione e 630mila euro impegnato ad hoc nel 2016.
Cambio di rotta
Non un anno qualsiasi, ma quello della sfiducia al sindaco di Cosenza, Mario Occhiuto. Lascia Palazzo dei Bruzi a pochi mesi dal termine del suo primo mandato. Aveva cominciato nel 2011 proclamando di voler affiancare la Regione nel progetto della metropolitana e di sognare un viale Mancini attraversato dai tram. Si ripresenta agli elettori cinque anni dopo cavalcando l’onda anti-metro cresciuta in città. Nel nuovo programma scrive di voler sfruttare il vecchio rilevato ferroviario e non più il viale per il nuovo collegamento. Sono in tanti a credergli e votarlo per questo. Il sindaco rieletto blocca i tentativi della Regione di dare il via ai lavori, visto che nel frattempo un’Ati composta dalla ravennate Cmc e dalla spagnola Caf si è aggiudicata (da unica partecipante) la gara per la progettazione esecutiva e la realizzazione dell’opera.
Il baratto tra Cosenza e Regione
Va in scena il braccio di ferro tra Occhiuto e Mario Oliverio, all’epoca presidente della Regione. Quest’ultimo – insieme alla gauche locale, compreso il candidato democrat a sindaco Carlo Guccione – punta forte sulla metro in centro. Occhiuto, che coltiva ambizioni da leader politico della Calabria postoliveriana, parrebbe pensarla all’opposto. Ma nel 2017, tra lo stupore generale, baratta il suo ok al tram sul viale con altre opere complementari sparite quasi tutte dai radar poco dopo. Le uniche a partire saranno il museo dedicato ad Alarico nel centro storico e il Parco del benessere, proprio sul viale della discordia. Per il primo si è speso già quasi un milione e mezzo, impiegato per acquistare dall’Aterp e poi abbattere l’ex hotel Jolly, sulle cui ceneri dovrebbe sorgere, grazie ad altri tre milioni e mezzo, la struttura in onore del barbaro. Attirerà davvero turisti a Cosenza? Rivitalizzerà il quartiere? A quattro anni dall’accordo è un cumulo di macerie racchiuse tra le reti di un cantiere fermo. Lo scorso ottobre Palazzo dei Bruzi ha annunciato l’imminente ripresa delle attività. I fatti l’hanno smentito.
Quer pasticciaccio brutto de viale Mancini
Va peggio con il parco, che ha costretto a rimodulare a sua misura l’intero progetto della tranvia. Per ora pezzi aperti al pubblico senza collaudo si alternano ad aree chiuse e si è spesa già la metà dei 2,6 milioni previsti. Solo che l’altro milione e 300mila non basta più per finirlo. È recente la notizia di un nuovo impegno di spesa per ulteriori 2,8 milioni che dovrebbero permettere di consegnarlo alla città nel 2022. I cosentini lo attendono dal 2019. Scherzi del calendario, proprio l’anno in cui era attesa la sfida alle Regionali tra Occhiuto e Oliverio, entrambi trombati dai rispettivi alleati prima ancora del voto.
I nuovi stanziamenti si aggiungeranno ad altri 5 milioni liquidati dalla Regione tra il 2018 e il 2020 per la metro che non c’è. E se quest’ultima saltasse definitivamente il conto rischia di aumentare parecchio, con Cmc e Caf a chiedere risarcimenti per i mancati guadagni legati all’appalto. In casi simili si parla sempre di almeno il 10% del suo valore complessivo, ossia un decimo dei 160 milioni alla base della gara vinta dall’Ati.
I fondi dirottati
Sventrare il viale ha creato non pochi problemi di traffico a Cosenza, forse li risolverà una bretella stradale parallela da 800mila euro rifinanziata insieme al parco. Puntare prima sul completamento di quella tornerebbe (o sarebbe tornato) più utile alla città? Chissà, per adesso il Comune pensa a completare il parco. Fatto sta che quest’ultimo, pur restando praticamente uguale, ha bisogno di essere riprogettato. Tant’è che il Comune ha affidato nelle scorse settimane un incarico da 17mila euro al fido – è stato già reclutato per progetti inerenti il verde pubblico e l’edilizia scolastica in passato- ingegner Antonio Moretti affinché provveda.
Ma la metro si farà? Nel nuovo progetto sui lotti numero 1 e 2 del parco approvato dal Comune non ci sono riferimenti ai binari che dovrebbero attraversarlo. A difenderla pare rimasto solo Occhiuto, ormai agli sgoccioli di un’esperienza da primo cittadino in cui ha condotto il Comune ad un inedito dissesto. Il suo collega rendese Marcello Manna pare non contarci più e la Regione ha messo nero su bianco le proprie perplessità. Per ora le coperture finanziarie restano garantite da vecchi fondi Fsc, da cui si pensa di attingere anche nella programmazione 2021-2027 qualora si decida di perseverare. I soldi per la metro che erano nel Por 2014-2020, invece, sono stati dirottati (finora virtualmente) a Natale scorso sulla lotta al covid.
Un tesoro per Cosenza nei cassetti
Denaro per la sanità cosentina, costretta ad affrontare la pandemia in condizioni disastrose, ce ne sarebbe stato comunque a iosa in realtà. È un tesoro da 375 milioni di euro destinato alla costruzione di un nuovo ospedale che sostituisca l’attuale, più altri 45 per trasformare il vecchio nosocomio. Anche su questo, però, la politica si è spaccata a ridosso delle scorse elezioni. Occhiuto voleva un polo sui colli che sormontano l’Annunziata, da demolire parzialmente e riconvertire in parco con annessa una facoltà di medicina che l’Unical non prevedeva ancora di istituire; il centrosinistra lo preferiva a Vaglio Lise lungo la statale Paola-Crotone, nei pressi della semideserta stazione ferroviaria, così da essere più baricentrico per l’intero territorio provinciale, con quello storico tramutato in una cittadella della salute dove raggruppare uffici e ambulatori di Ao e Asp oggi sparpagliati per la città.
I diritti possono attendere
Liquidati finora 330mila euro per lo studio di fattibilità sulla sua migliore ubicazione (individuata a Vaglio Lise, che si è imposto sulla soluzione di Occhiuto e una a Campagnano), tutto si è fermato. Sulla costruzione dell’ospedale, il relativo studio e altri appalti hanno acceso i fari Gratteri e i suoi. L’inchiesta si chiama Passepartout e per adesso alle accuse della Procura hanno fatto seguito solo proscioglimenti e assoluzioni con formula piena.
Poi, dopo decenni di discussioni, l’Unical ha annunciato l’istituzione ad Arcavacata dell’agognata facoltà di Medicina. E subito Marcello Manna ha colto l’occasione per dire che il nuovo ospedale dovrà sorgere a Rende visto che l’ateneo è lì. Occhiuto invece, considerato che suo fratello è dato per favorito tra gli aspiranti presidenti della Regione, a sua volta ha ritirato fuori il suo progetto per l’ospedale. La famiglia e/o i campanilismi contano più delle valutazioni dei tecnici lautamente pagati, si direbbe.
Il paradosso è che nell’area urbana, tra litigi vecchi e recenti, un nuovo ospedale è sorto, proprio a Vaglio Lise. Quello dell’Esercito però, spedito dal Governo a montarne in fretta e furia uno da campo spendendo un milione. In quello di Cosenza lo spazio per i pazienti covid, infatti, non bastava più. Al danno poco dopo si è aggiunta la beffa di veder convertiti quei tendoni in centro vaccinale, mentre all’ingresso dell’Annunziata la fila di ambulanze cariche di positivi si faceva interminabile. Per garantire il diritto alla salute e quello alla mobilità nell’area urbana ci sono circa 600 milioni di euro. E, infatti, i quattrini scorrono a fiumi. Per realizzare cosa, si vedrà.