Da Kabul a Polistena, Gino Strada in prima linea. Il chirurgo fondatore di Emergency ha portato sostegno e aiuto lungo un’altra frontiera, quella degli invisibili della piana di Gioia Tauro. Gente costretta a lavorare per pochi euro in condizioni disumane, nei campi dove lo sfruttamento arriva dritto sulle nostre tavole e facciamo finta di non saperlo. In questo viaggio a Sud ha percorso un tratto della sua strada insieme a Don Pino De Masi, referente di Libera in tutto il territorio della Piana.
Dopo i fatti di Rosarno
Don Pino De Masi ha conosciuto Gino Strada dopo i Fatti di Rosarno, nel 2010, quando era «alla ricerca di una soluzione in termini concreti». Intanto era nato il progetto Emergency per l’Italia, Paese dove i livelli di assistenza erano sempre più precari e non per tutti. Oggi lo stato delle cose è peggiorato.
«Ha mandato i suoi collaboratori qui da noi – racconta Don Pino – per capire quali fossero le condizioni, i primi due anni Emergency era presente con due pullman allestiti come un ambulatorio». Giravano per la Piana in cerca dei dimenticati. Quelli non censiti.
L’ambulatorio di Polistena
Palazzo Versace a Polistena era un bene confiscato alla ‘ndrangheta. Don Pino De Masi affida un piano ad Emergency. Diventa un polo con numeri importanti: 37.775 prestazioni offerte dal 2013, anno dell’apertura. «Soffrono di dolori muscolo-scheletrici, dermatiti e patologie gastrointestinali, patologie dovute alle difficili condizioni di vita e di lavoro», si legge nel sito dell’ambulatorio di Emergency. Un esercito di mediatori culturali, medici e sanitari che oggi effettuano anche tamponi antigenici per le fasce deboli.
In tempi di Covid 19, Emergency è sempre lì. Dove invece il presidente della Regione Calabria, Nino Spirlì, non è mai stato. «Vive a distanza di 3 chilometri e non sa cosa abbiamo fatto» – aveva spiegato Gino Strada ospite di Mezz’ora in più di Lucia Annunziata.
Uomo schivo che amava i poveri
«L’ho visto tante volte e ho partecipato con lui alla festa di Emergency a L’Aquila distrutta dal terremoto». I ricordi di Don Pino De Masi poi arrivano a pochi mesi fa: «Si era consultato con me prima di venire in Calabria chiamato dal Governo per dare una mano in un periodo di profonda emergenza, con il Covid che mordeva i reparti dei nostri ospedali».
Il prete di Libera parla di «uomo straordinario, sempre al fianco della gente e dei poveri, un tipo impulsivo che dava fastidio».
E un giorno a Reggio «Gino doveva ricevere un premio dell’Ordine dei medici e non esitò un attimo a bacchettarli».
Il commissario mancato
La notizia della sua possibile nomina a Commissario della Sanità calabrese aveva suscitato grande entusiasmo nei cittadini. Dopo il gaffeur Cotticelli, serviva un nome forte e autorevole.
Ma Strada ha messo subito le cose in chiaro: vengo se mi danno mano libera. Cosa impossibile soprattutto a queste latitudini per uno che pubblicamente ha sempre ammesso la necessità di concepire solo un tipo di sanità, pubblica e gratuita.
E in Calabria parole di questo tipo mobilitano un esercito capace di impedire una nomina come quella di Strada. Uno che non ha mai pensato al profitto.
A Crotone Emergency ha lavorato alla realizzazione di un secondo reparto Covid all’ospedale San Giovanni di Dio. A Cariati ha sostenuto la battaglia per la riapertura del presidio sanitario. Strada ha curato senza badare a chi aveva davanti. Dai bambini e miliziani lacerati dalle bombe a Kabul alle badanti dell’Est in Calabria, costrette a partorire senza aver mai visto un ginecologo.