Una decisione che sarebbe stata inficiata «dalla sottovalutazione delle proprie esperienze di funzioni direttive inquirenti e i relativi risultati nella repressione del fenomeno di criminalità organizzata, in particolare la cosiddetta mafia garganica».
È solo uno stralcio delle motivazioni con cui il Consiglio di Stato ha accolto il ricorso del magistrato Domenico Angelo Raffaele Seccia e annullato la nomina di Giovanni Bombardieri a capo della Procura di Reggio Calabria.
Il ricorso di Seccia
Ex procuratore capo di Lucera e oggi procuratore generale presso la Corte di Cassazione, Seccia era uno dei magistrati che, ormai oltre quattro anni fa, concorrevano per il posto lasciato vacante da Federico Cafiero de Raho, nel frattempo diventato Procuratore nazionale antimafia. In quell’occasione, siamo all’11 aprile 2018, a spuntarla fu proprio Bombardieri, che in quel periodo era procuratore aggiunto di Catanzaro.

Ma Seccia ha imbastito una lunga battaglia davanti alla giustizia amministrativa che, oggi, ha avuto l’esito finale.
La decisione dei giudici ha ribaltato quanto deciso, in prima istanza, dal Tar del Lazio, che aveva respinto il ricorso di Seccia, che non si è arreso e ha avuto ragione davanti al Consiglio di Stato.
La mafia garganica sottovalutata
Secondo Seccia, il Consiglio Superiore della Magistratura non avrebbe valutato correttamente il suo apporto alle inchieste sulla mafia garganica, prediligendo l’esperienza del calabrese Bombardieri nel contrasto alla ‘ndrangheta, presente nel territorio di competenza dell’ufficio di Procura oggetto dell’incarico.
Nel proprio ricorso, infatti, Seccia sottolineava che «ulteriori censure hanno riguardato il giudizio di prevalenza espresso nei confronti del dottor Bombardieri per i profili delle capacità organizzativa, capacità relazionale ed informatica, oltre che la carenza di istruttoria con riguardo all’acquisizione del parere attitudinale e alla valutazione del progetto organizzativo per l’ufficio da conferire formulato da Seccia».
Le motivazioni della sentenza
Alla fine, quindi, viene premiata la pervicacia di Seccia. Il Consiglio di Stato, infatti, ha indicato la delibera del Csm come «carente per non aver minimamente considerato l’esperienza del dottor Seccia nella trattazione dei procedimenti sui reati associativi, in cui il ricorrente ha svolto funzioni di coordinamento investigativo, in virtù dell’incarico di coordinatore della Direzione distrettuale antimafia di Bari».
Inoltre, stando alla sentenza del Consiglio di Stato, la delibera del Csm «trascura le esperienze direttive di Seccia, di cui Bombardieri è privo, per avere svolto solo funzioni semidirettive, e conseguentemente i risultati ottenuti dal primo, benché questi emergano dal suo fascicolo personale agli atti della procedura concorsuale in contestazione».
“Illogica prevalenza attribuita a Bombardieri”
Adesso, quindi, si rimette tutto in discussione. La nomina di Bombardieri è nulla e «il Consiglio superiore della magistratura dovrà pertanto riformulare il giudizio comparativo in conformità a quanto accertato nel giudizio».
Questo perché, come emerge sempre dalla sentenza, ci sarebbe stata una «ingiustificata ed illogica prevalenza attribuita al dottor Bombardieri per la maggiore conoscenza del fenomeno criminale ‘ndranghetista. La sua collocazione geografica nel distretto di Reggio Calabria non vale infatti a giustificare sul piano normativo e del testo unico sulla dirigenza giudiziaria una preferenza sul piano attitudinale di un aspirante magistrato rispetto agli altri».
Giovanni Bombardieri e il rapporto con Luca Palamara
Un nuovo capitolo, dunque, nella nomina per il capo della Procura di Reggio Calabria. Di tale incarico, infatti, si parlava già nelle chat di Luca Palamara, agli atti del processo che lo vede imputato e corpus del suo fascicolo che ha provocato la radiazione dalla magistratura, dopo lo scandalo delle nomine nel Consiglio Superiore della Magistratura.
Luca Palamara, originario di Santa Cristina d’Aspromonte, ma ben presto volato a Roma per fare carriera anche in seno al Consiglio Superiore della Magistratura. Per anni, a Palazzo dei Marescialli, Palamara sarebbe stato potentissimo.

Ed è notorio il legame tra Bombardieri e Palamara. Entrambi membri di Unicost, la corrente maggioritaria della magistratura. Palamara sarà anche presente all’insediamento dell’amico Bombardieri al sesto piano del Cedir di Reggio Calabria.
La nomina di Bombardieri nelle chat di Luca Palamara
Sono molto lunghe le conversazioni via chat tra Bombardieri e Palamara: temi personali e scherzosi, come avviene tra due amici. Ma non solo. Nelle settimane antecedenti alla nomina a procuratore di Reggio Calabria, Bombardieri chiede «novità?» all’amico Palamara. «Tutto procede bene», è una delle risposte. E, all’uscita dal voto in Commissione, la Quinta, quella che decide sugli incarichi e che in quel periodo è presieduta proprio da Palamara, il primo a saperlo, via chat, è proprio l’interessato. Che ringrazia: «Grande Presidente!», scrive su Whatsapp l’attuale procuratore di Reggio Calabria. «Se riesco ti porto al Plenum l’11 aprile», dice Palamara. Il Plenum, infatti, è l’organo del Csm che ratifica le nomine, talvolta solo una formalità quando il voto fuoriuscito dalla Commissione è solido.

Palamara tiene molto alla nomina di Bombardieri a Reggio Calabria. In una chat con terze persone scrive così: «Per me Giovanni Bombardieri è come se fossi io, ti prego di non dimenticarlo». In un gruppo Whatsapp di magistrati l’ex membro del Csm comunica in anticipo l’avanzamento di Bombardieri verso la Procura di Reggio Calabria: «Saluti da Bombardieri» dice in una chat. La risposta di uno dei partecipanti: «Ci stai facendo capire tra le righe che Bombardieri è stato mandato dalla commissione a fare il procuratore di Reggio Calabria all’unanimità? Cazzo». E Palamara replica: «Ora penso di poter chiudere la mia esperienza qui».
Resta da capire se, con la sentenza del Consiglio di Stato, terminerà anche l’esperienza di Bombardieri a capo della Procura reggina.