Un carro trainato da tre coppie di cavalli neri. Un carro vuoto, addobbato di fiori e tirato a lutto, che avrebbe percorso il tragitto dalla casa del defunto fino al piazzale del cimitero di Marina di Gioiosa dove però non sarebbe entrato. Un carro che avrebbe dovuto trasportare il corpo di Nicola Rocco Aquino nel suo ultimo viaggio se, qualche ora prima della cerimonia funebre, non fosse arrivato l’altolà della questura di Reggio Calabria che disponeva le esequie in forma strettamente privata e da svolgersi all’alba come a tanti presunti esponenti del crimine organizzato prima di lui.
Annullato il funerale pubblico previsto per il pomeriggio – e il relativo corteo – però, qualche minuto prima delle sette del mattino, il carro, senza la bara al suo interno, avrebbe comunque percorso il tragitto originariamente previsto lungo il corso principale della cittadina jonica. Una sorta di “aggiramento” simbolico – il funerale di Aquino si è svolto comunque in forma strettamente privata – delle norme divenute ormai consuete in occasione dei funerali dei grandi vecchi della ‘ndrangheta, ed esibito in faccia a Gioiosa Marina. Proprio come un enorme dito medio, con tanto di pennacchi sui cavalli e corone rosse di contorno.