STRADE PERDUTE| Rocca Imperiale: Totò, limoni e nobiltà

Porta d'ingresso della Calabria. Oltre il luogo comune del paese-presepe. Un museo delle cere, lo scoglio degli scrittori e il mare Jonio

Condividi

Recenti

Chi se lo ricorda Totò in Destinazione Piovarolo? Umile ferroviere, vi veniva spedito a fare il capostazione: il luogo era dimenticato da Dio e chi poteva se ne andava. Poi un giorno arrivava la sospirata notizia: Totò veniva distaccato a Rocca Imperiale. Ma era una pura formalità: era solo successo che le autorità fasciste avevano cambiato nome al paese.
Pare che gli sceneggiatori nemmeno sapessero che la nostra Rocca Imperiale esistesse realmente.

Tante sovranità e un primato

Del resto, come ho già detto, Rocca ha storicamente altalenato nella sua appartenenza amministrativa: un territorio, se non conteso, quantomeno condiviso e quasi mercanteggiato dalle diverse sovranità territoriali che vi si sono succedute, passando addirittura da essere pertinenza del Principato di Benevento ad esserlo poi della Terra d’Otranto, e successivamente assegnato alla Basilicata, alla Calabria e nuovamente alla Basilicata (prima sotto Matera, poi sotto Potenza). E, ancora, al distretto di Lagonegro, di Castrovillari, al mandamento di Rotondella, di Oriolo Calabro e infine, solo dal 1817, alla provincia di Cosenza.
Rocca Imperiale ha pure un primato: è il capoluogo di Comune più settentrionale della Calabria (mentre appartiene al Comune di Nocara il lembo di terra più a nord della Regione).

rocca-imperiale-piovarolo
Un frame da “Destinazione Piovarolo” (1955)

Come di consueto, mi tengo lontano dall’enumerare attrazioni turistiche e culturali. Del resto sono chiuse in pieno agosto, com’è altrettanto consueto che sia, dalle nostre parti, nelle località balneari, per via delle illuminatissime gestioni locali. Però non posso evitare di menzionare quel manifesto dove si elencavano le principali opere custodite presso il Museo delle Cere. Tra i tanti personaggi dell’elenco spiccava (con tanto di foto, a scanso di equivoci) la laconica definizione di “Calcutta”. Da intendere, ovviamente come “Madre Teresa di” e non nel senso del cantante. Tutto molto analitico, insomma. Con buona pace del senso del ridicolo.

Rocca Imperiale: presepe e limoni

Dicevo quindi che non è il caso di cadere – come si fa sempre anche per Morano Calabro – nel solito luogo comune del paese che «uh, che bello, sembra un presepe». Anche perché, a rigor di logica, sono i presepi a voler assomigliare ai paesi. Semplice questione di uova e galline, precedenza anagrafica nell’esser fatti a immagine e somiglianza d’altro.

Del resto, anche al meraviglioso castello ho già accennato e allora andiamo semmai a cercare quello che si vede meno: il Comune di Rocca Imperiale non è nemmeno particolarmente esteso ma i suoi talenti nascosti li ha. Non dico le arcinote e vastissime piantagioni di limone – che chi di dovere e potere protegga – ma dico piuttosto i pianori disabitati di Santa Venere.

Vi si arriva ignorando ovviamente la nuova 106 e infilando la vecchia, oggi relegata a funzione di complanare. Da qui, si possono scegliere due diverse uscite – l’una vale l’altra – e dopo aver macinato un po’ di tornanti e un pezzo di bosco fittissimo e pietroso, si arriva sulla sommità della collina: a un tratto sparisce ogni traccia di albero e restano solo prati e vento. Anche qui l’archeologo Lorenzo Quilici setacciò palmo a palmo ogni podere trovando e catalogando con zelo ogni possibile coccio. Fu luogo abitato, infatti, secoli e secoli fa. E non di poco conto. Nulla rimane, neppure qui.

Piantagioni-limone-Rocca-Imperiale
Piantagioni di limone a Rocca Imperiale

Lo scoglio degli scrittori

Altra strada interessante, se non fosse interrotta da numerose frane (almeno all’epoca in cui la perlustrò il sottoscritto) è la vecchia comunale che portava da Rocca a Canna, del resto oggi definitivamente surclassata dalla comodissima provinciale costruita su un fianco dell’ormai innocua fiumara del torrente Canna.
E il mare dov’è? Là, dietro la ferrovia, una striscia di pini e sassi davanti a quello scoglio del Cervaro dove si incontravano scrittori del calibro di Dario Bellezza ed Enrico Panunzio . Poeta maledetto, romano, il primo, pupillo di Pasolini, seminatore di ricordi non sempre graditi tra i rocchesi; scrittore sopraffino, pugliese e poi parigino d’adozione, il secondo, incompreso, sottovalutato e sconosciutissimo cesellatore del suo ‘barocco appestato’ (rubo però la definizione data da altri, e giustamente, al genio di Enzo Moscato). Paragonato a Gadda, Landolfi, Pizzuto (ma io direi anche Bufalino o addirittura Imbriani, per la ricercatezza della lingua). Due maestri d’“oltrecalabria” che amarono risciacquare i panni in Ionio.

scoglio-cervarolo
Lo scoglio del Cervarolo

La marina di Rocca Imperiale resta in gran parte chiusa tra la nuova e la vecchia 106: si biforcano, a un certo punto, separandosi come due amanti. Congestionata, rumorosa e frenetica, l’una. Serena, placida e decorata dalle file dei suoi vecchi pini svettanti, l’altra. Su un fianco di questa sopravvive una torre d’avvistamento medievale, diventata nel corso del tempo un’abitazione privata.

Un gioiello dimenticato

E poi un gioiello dimenticato. Così ampio da sembrare più basso di quanto in realtà non sia; costruito in piano, e oggi quasi soffocato dagli altri edifici, qui alla marina non svetta – come meriterebbe – il Magazzino del Grano. Neppure gli storici e cultori dell’architettura settecentesca si sono particolarmente curati delle vicende di questo fabbricato.

A farlo costruire fu il duca Fabio Crivelli, nel 1731, secondo direttive molto complesse. Era munito di buche sotterranee per le diverse qualità di grano, ciascuna della capacità di circa 500 quintali e rivestita a calce. Non deve stupire che da Rocca passasse tanto grano: qui c’era una dogana del Governo, e il traffico marittimo che vi faceva capo era addirittura superiore a quello di Gaeta.

granaio-rocca-imperiale
Facciata del Magazzino del Grano di Rocca Imperiale (foto L.I. Fragale, aprile 2010)

Nel 1855 il barone Giuseppe Mazzario di Roseto Capo Spulico incaricò suo figlio Pietro di acquistare dal duca Nicola Crivelli alcuni latifondi nonché proprio il Magazzino “sito in rivo della Marina di Rocca Imperiale”. Con quel tanto di avarizia inevitabile agli affaristi del nuovo notabilato meridionale, cinque anni dopo venne stilato un curioso contratto di deposito in base al quale l’uso dei locali dell’enorme Magazzino venne concesso al Real Governo, a causa di un’emergenza (“avendo investita questa spiaggia due Legni carichi di grani del Real Governo”).

Il tutto a particolarissime condizioni favorevoli a Mazzario, tra cui quella di poter eventualmente “ricacciare sulla spiaggia” tutto il grano in caso di inadempimenti, ovviamente a spese della controparte e sollevandosi dalla responsabilità del deperimento e finanche della “perdita” del grano stesso, messo così alla mercé di chiunque, compresi – è facilmente intuibile – i primi ad esserne informati, ovvero gli stessi uomini di fiducia del proprietario.

Dal grano alla cultura

Il Magazzino passò poi sotto le cure dei nobili Toscano di Rocca Imperiale, prima di diventare di proprietà pubblica, restando inutilizzato. Abbandonato così per anni, è diventa-to semplice deposito di materiali deperibili. Non troppo tempo fa si progettò un possibile recupero dell’edificio, prendendo ad esempio il recupero della Sala Borsa di Bologna, dimostrando cioè come – da struttura abbandonata – il Magazzino avrebbe avuto le qualità per diventare luogo di aggregazione in cui far confluire attività culturali (potendo disporre, peraltro, di una superficie di circa 980 mq potenzialmente raddoppiabile con la predisposizione di un ballatoio).

magazzino-grano
Interno del Magazzino del Grano di Rocca Imperiale ((foto L.I. Fragale, aprile 2010)

I Toscano, dicevo: e allora torniamo allo svincolo della Statale, prima di andarcene via. È proprio sul poggio qui di fianco che si riescono a scorgere alcune delle strutture dell’antica Masseria di contrada Saliva, dei baroni Toscano/i (dopo secolari indecisioni, col tempo il cognome ha preso definitivamente il plurale). Ancora una volta mi viene in mente il Gattopardo: un palazzotto nobiliare avvolto dalle piante (qualche palma stravecchia, eucalipti, chiome a ombrello di pini secolari), una cappelletta privata, un’antica dependance. Il tutto affacciato da lontano sul mare, da prima che vi fossero le strade, da prima che vi fosse la ferrovia. Sul retro, un lunghissimo viale d’ingresso, alberato, in mezzo a interminabili filari e piantagioni ordinatissime sul pianoro di contrada Maddalena.

Voci da un altro tempo

È forse una delle ultime residenze nobiliari, in questo lembo di Calabria, a poter conservare memorie storiche di qualche consistenza, e uno dei pochissimi casati locali sopravvissuti al Novecento. Lo guardo con malinconia, quest’edificio, un tempo elegante, ora dall’intonaco malmesso e qualche infisso esasperato dopo duecento anni di sole, vento e salsedine. Ci potevi mettere forse due minuti, a cavallo, per raggiungere la sponda del mare in mezzo agli agrumeti. Ora c’è tutta una ferita di svincoli, rotonde con in mezzo i gesucristi di cemento a braccia aperte, manco dovessero dirigere il traffico. Ah, il buon gusto!

La vecchia nobiltà s’è ritirata (e ha fatto bene). E mi verrebbe da tornare a Panunzio e al titolo del suo primo romanzo, I signori scaduti. Ricordo una telefonata, una decina d’anni fa, con l’ultranovantenne barone Lucio Toscani che, a un certo punto, lucidissimo, mi disse con voce flebile «e questo è tutto. E ora non so come passare il tempo. E vivo completamente solo… in questo enorme palazzo». Tarda voce da un altro tempo.

antica-rocca-imperiale
Rocca Imperiale nel Settecento (Jean Louis Desprez per il Voyage pittoresque ou Descrip-tion des royaumes de Naples et de Sicile di Richard de Saint-Non, Parigi 1781)

Sostieni ICalabresi.it

L'indipendenza è il requisito principale per un'informazione di qualità. Con una piccola offerta (anche il prezzo di un caffè) puoi aiutarci in questa avventura. Se ti piace quel che leggi, contribuisci.

Iscriviti alla Newsletter

Ricevi in anteprima sul tuo cellulare le nostre inchieste esclusive.