Donne, pace e sicurezza| Il 2025 degli anniversari

Dal trentennale della Conferenza di Pechino al quarto di secolo dalla Risoluzione 1325/2000 dell’ONU: sono tante le celebrazioni di eventi storici che ci accompagneranno fino al 31 dicembre. Ma i ricordi serviranno ad evitare gli errori del passato?

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Il 2025 sarà ricordato come l’anno delle celebrazioni. Digitando “2025” sui motore di ricerca si ottengono lunghe liste di anniversari: dal 60° della morte di Churcill, al 40° della nascita di Calvino. Se si cercano date specifiche in ambito di nostra competenza si dovrà procedere per parole chiave, come: parità di genere, diritti, libertà. Si scoprirà che ricorrono rispettivamente:

  • 10 anni dell’attentato alla redazione di Charlie Hedbo – 7 gennaio 2015
  • 35 anni dall’inizio della Guerra del Golfo – 2 agosto 1990
  • 60 anni dall’assassinio di Malcom X, attivista per i diritti umani afroamericano – 21 febbraio 1963
  • 100 anni dalla nascita di Pol Pot, dittatore responsabile della morte di 3 milioni di persone – 19 maggio 1965
  • 250 anni dalla nascita di Jane Austen, scrittrice britannica antesignana del femminismo – 16 dicembre 1775
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Tra gli anniversari di questo 2025 ricorre anche il decennale della strage nella redazione di Charlie Hebdo

Due importanti anniversari del 2025

Sempre più affascinati dalla numerologia, che ci consegna l’anno in corso quale raro quadrato perfetto (45²) – rappresentando anche la somma dei cubi di tutte le cifre del sistema numerico decimale – continuiamo a cercare nei numeri qualche elemento di certezza che ci sollevi dalla vaghezza dei tempi. Dettagliando ulteriormente la ricerca di anniversari, nel 2025 troviamo il 30° dalla Conferenza di Pechino e il 25° dalla Risoluzione 1325/2000 dell’ONU.

 

  • Conferenza di Pechino 4-15 settembre 1995

Quarta e ultima Conferenza mondiale sulle donne organizzata dalle Nazioni Unite, durante la quale i leader di 189 Paesi si riunirono, insieme a oltre 30.000 attiviste, elaborando una sorta di tabella di marcia per favorire la parità di diritti per donne e ragazze. Pietra miliare dell’uguaglianza di genere, eleva i diritti di genere al rango di diritti umani (a partire dai risultati della III Conferenza, Vienna 1993), affermando il diritto delle donne a vivere libere dalla violenza, cosa che la rende assai contemporanea.
La Dichiarazione (e la Piattaforma d’Azione) di Pechino resta l’Agenda Globale più ampiamente approvata per i diritti delle donne.

Le Conferenze internazionali sulla donna - Centro di Ateneo per i Diritti Umani
Tra i più importanti anniversari del 2025 c’è anche il trentennale della Conferenza di Pechino
  • Risoluzione ONU su Donne, Pace e Sicurezza

Il 31 ottobre del 2000 il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, a partire dagli impegni annunciati dalla Dichiarazione e dalla Piattaforma d’Azione di Pechino, riconosce l’impatto (maggiorato) che la guerra ha sulle donne, ma anche la necessità che proprio le donne siano incluse nelle negoziazioni, essendo il loro contributo quello più innovativo e imprescindibile per una pace duratura. A oggi diversi paesi del mondo hanno reiterato la Risoluzione e la rispettiva Agenda, attraverso Piani d’Azione Nazionale su Donne, Pace e Sicurezza. Quello italiano è il più longevo e articolato.

Ricordare per non ripetere gli errori del passato

Ma a cosa serve ricordare? Nell’epoca dell’utilitarismo generalizzato, cerchiamo di capire quali sono i vantaggi dell’esercizio di memoria, individuale e collettivo. Partiamo dall’etimo.
“Ricordare” deriva dal latino Recordari, prefisso Re e verbo Cordare, le cui origini riportano a Cordis che significa cuore.
Ricordare significa dunque ritornare al cuore, che per i romani era il luogo della memoria.
Convenendo sul fatto che, tenere a mente le esperienze passate significa valorizzarle, o anche solo prenderle in considerazione come precedenti degni di nota.
Il ricordo è tra le esperienze umane più potenti e condivise, sia a livello personale che a livello collettivo. Non diamo tutti medesima importanza a medesime circostanze, ma in quanto cittadini di uno Stato, di una Comunità di Stati e del mondo, dovremmo concordare sulla rilevanza di alcuni accadimenti che hanno inciso sulla nostra storia rendendoci parte di un tessuto civico che si costruisce, anche, in relazione ai cosiddetti precedenti storici.

Commemorare significa celebrare

Le commemorazioni hanno lo scopo di onorare un passato da cui saremmo tenuti a imparare come cittadini e come collettività. Alcune commemorazioni, più di altre, contribuiscono a tracciare i tratti di un’identità condivisa che dovrebbe essere tanto più pacificata, in riferimento ad eventi storici che dovremmo essere in grado di valutare all’unisono, senza se e senza ma, come il 27 gennaio, Giornata della Memoria. Gli 80 anni dalla liberazione del campo di sterminio di Auschwitz, avrebbero dovuto essere sentiti, unanimemente, come ricorrenza utile a validare un monito contro ogni forma di persecuzione di popoli e di gruppi sociali, una ricorrenza che avrebbe dovuto trovarci tutti dalla stessa parte, quella dell’umanità, ma così non è stato.

Memoria minuitor nisi eam exerceas

Il dominio pubblico non valorizza i buoni sentimenti quali denominatore comune su cui costruire visioni condivise, e anche la questione delle celebrazioni, affatto pacificata, riflette scuole di pensiero diverse, alla base delle quali ci sono altrettante visioni del mondo. Negli anni dell’intelligenza artificiale, però, una cosa è certa: le ricordanze attivano sentimenti di condivisione, un’empatia che ci contraddistingue come specie capace di immedesimazione ed emulazione. Marginalizzare quello che di più profondo ci caratterizza potrebbe rivelarsi controproducente, specie in ambito umanitario.

Ciceróne, Marco Tullio - Enciclopedia - Treccani
Un busto di Cicerone

Cicerone sottolinea che «la memoria diminuisce se non la si esercita» e noi ne siamo testimoni vivi perché, non riteniamo sia importante trasmettere a chi verrà, il valore che alcune ricorrenze avrebbero dovuto evocare in noi, evidentemente disillusi rispetto alla possibilità di imparare dalla storia, e ingrati rispetto a quanti hanno creduto così profondamente nella pace, nella giustizia e nelle libertà da difenderli a costo della vita.

Guerra all’indifferenza e restare umani

Il 28 luglio di quest’anno avrebbe compito 55 anni Jean-Sélim Kanaan, morto nell’attentato alla sede ONU di Baghdat, in Iraq, nel 2003. Nel suo libro La mia Guerra all’Indifferenza ci lascia in eredità una disamina dei conflitti onesta e partecipata, denunciando l’incapacità e l’inettitudine delle Nazioni Unite nella difesa delle popolazioni civili e l’importanza del volontariato, a partire dalle esperienze fatte in Somalia e in Bosnia. La sua visione critica è un monito per noi peacekeeper che misuriamo sui nostri corpi la necessità di ridefinire regole che servono anche, se non soprattutto, in contesto bellico.

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Vittorio Arrigoni a Gaza

«Restiamo umani», si raccomandava Vittorio Arrigoni a chiusura dei suoi pezzi.
Un invito a non dare per scontato che, in quanto esseri umani, siamo capaci di praticare l’umanità. Un ammonimento, in una fase in cui, agli addetti ai lavori, era già dato di osservare come le brutalità belliche cozzassero con le avanguardie dei nostri Paesi emancipati, così emancipati da perpetuare una logica coloniale all’occorrenza, nei rapporti con un Terzo Mondo che è bene resti tale, sulla falsariga imperiale che ci ha resi noti nel mondo, e che fatica a favorire paradigmi paritetici, ispirati alla cooperazione reciproca.

I modelli in cui crediamo sono quelli sostenibili, quelli che ci ispirano e non ci lasciano cedere ad un a desolazione che, a tratti, neanche un certo impegno civico elude.
Il 15 aprile – a 2 anni dall’inizio della guerra in Sudan – Vittorio avrebbe compiuto 50 anni, se non fosse stato ucciso a Gaza nel 2011 mentre si spendeva per praticare la solidarietà a popoli oppressi. Ma il suo appello resta, se ce ne vogliamo ricordare!

Manuela Vena

Presidente Associazione Culturale Fidem
Membro del tavolo di aggiornamento sul Piano d’Azione Nazionale su donne, pace e sicurezza

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