«Di tutti gli sport, l’unico che ami veramente è la boxe», diceva Jack London. Non sappiamo se Giovanni Parisi, boxeur calabrese la cui storia è raccontata sul nostro giornale, conoscesse l’autore di Zanna bianca o avesse mai letto le sue cronache pugilistiche scritte per il New York Herald. È assai probabile, però, che ne condividesse l’opinione.
Il Rocky di Calabria
Parisi ha un destino comune ai moltissimi calabresi scappati da qui: gloria altrove, oblio nella sua terra. Dopo una carriera paragonabile per luce a quella di Benvenuti e Oliva, Parisi muore in un incidente e la città che lo aveva visto arrivare da migrante con la famiglia in cerca di una sorte migliore, ne ricorda ancora la bravura, il coraggio e la tenacia sul ring. A Voghera gli hanno intitolato uno stadio e come il Rocky Balboa cinematografico, anche una statua, per la verità più suggestiva di quella del film.
Un appello per la sindaca Limardo
A Vibo, invece, non saranno in tanti a ricordarsi le sue prodezze sportive e solo due anni fa in consiglio comunale è stata avanzata la proposta di dare il nome del pugile a una strada cittadina. L’idea, però, ci risulta sia rimasta a dormire in qualche cassetto, quasi a voler prolungare la condanna all’indifferenza che la sua città ha riservato all’atleta. Sarebbe il caso di riscattare questo torto, sarebbe giusto che la sindaca di Vibo, Maria Limardo, desse il nome di Parisi a uno spazio significativo della città. Perché la Calabria è un posto strano: si inorgoglisce per record piuttosto improbabili, mentre è pronta a dimenticare chi, con la forza di un gladiatore e la velocità di Flash, sui ring del mondo ha portato la faccia piena di pugni di un terrone.