Questo giornale già nella testata dichiara di rivolgersi a tutti i calabresi. Quelli che vivono nella loro regione e quelli, ben più numerosi, che l’hanno lasciata o sono stati indotti a lasciarla per cercare un lavoro che non c’è o è oggetto di inaccettabili mercanteggiamenti.
I Calabresi promette di essere un giornale d’inchiesta, che in concreto significa nel nostro caso non omettere o manipolare le notizie, specie se scomode, rispondere solo ai lettori non avendo vincoli di alcun genere, essere immuni da pregiudizi di tipo politico o ideologico.
Sono obiettivi semplici, quasi scontati, ma la nostra terra rende spesso difficile ciò che altrove è merce corrente. Ricordiamo ciò che scrissero giornalisti autorevoli che si occupavano dello sfascio e dello scandalo della sanità: «La Calabria non ha una società civile ed una opinione pubblica che si fa sentire». Un giudizio forse troppo severo, ma dire che è infondato sarebbe troppo.
Ciò che ispira questo giornale è la convinzione che nessuno dei calabresi possa accettare passivamente che l’immagine della loro, della nostra splendida terra sia insozzata dal crimine mafioso, dalle connivenze occulte, più o meno deviate, da amministrazioni opache e autoreferenziali, da una politica – fatte le debite e non poche eccezioni – che si autoperpetua nella irrilevanza e nel discredito dei cittadini.
Dalla parte dei calabresi
Al danno si aggiunge la beffa quando alla rappresentazione falsa e malevola della nostra regione e dei suoi abitanti concorre con un’insipienza intollerabile la stessa istituzione di vertice, commissionando e strapagando una vera “porcata“ quale il cosiddetto corto di Muccino infarcito di asini, coppole, e altre banalità. Ignorando la straordinaria storia che ci precede, la riduce tutta e solo al bergamotto.
Speculare a tutto ciò è l’immagine della Calabria stravolta dai pregiudizi, che penalizzano la stragrande maggioranza dei nostri corregionali, rendono più difficile il lavoro di chi vuole fare impresa e cultura ed essere valutato solo per le proprie capacità, per la propria creatività, per la qualità del proprio lavoro, per l’apporto che reca alla comunità di appartenenza.
Noi proveremo a fare la nostra parte contro tutto ciò che nella realtà e nell’immagine offende i calabresi, li relega agli ultimi posti delle classifiche italiane ed europee che circolano con il timbro di istituzioni più o meno autorevoli, ne penalizza le capacità ed opportunità.
Confidiamo di non essere lasciati soli in questo impegno e che i lettori trovino il modo di sostenerlo e renderlo ancora più ambizioso con la mente e il cuore liberi.