Riportiamo il municipio nei centri storici a Cosenza e Rende

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Sfiorando il tema conservazione/innovazione, ovvero vecchio/nuovo, sottopongo all’attenzione dei lettori e degli amministratori di Cosenza e di Rende due significativi episodi urbani e una proposta per arricchire il dibattito ammesso da Francesco Pellegrini sul quotidiano on line I Calabresi per contribuire alla costruzione dell’auspicata città Cosenza-Rende (asse centrale della metropoli circolare ambita da Massimo Veltri?).

Da corso Telesio a piazza dei Bruzi

Il primo episodio urbano riguarda Cosenza, il capoluogo della sua provincia “recondito, raccolto e tranquillo al di là del Busento” quando, nel dopo guerra, seguendo il piano delineato un po’ di anni prima dall’architetto Gualano, si stava separando dalla “nuova” città di valle.
Attraversando il ponte S.Domenico sul Busento, si raggiungeva, e si raggiunge tutt’ora, il rione del Carmine, dove nel 1950, di fronte al termine della statale 19, ovvero all’inizio di corso Mazzini, si stava realizzando la sede del “nuovo” Municipio di Cosenza.

La Casa delle Culture, sede storica del municipio di Cosenza prima del trasferimento in piazza dei Bruzi

Il nuovo Municipio era in posizione di cerniera tra il “vecchio” e il “nuovo” e non ci si preoccupava allora, non si era consapevoli, degli effetti che avrebbe provocato il trasferimento del Municipio dalla città collinare a quella di valle. Sottrarre una funzione urbana così vitale come era allora il Municipio spostandolo dalla Cosenza “vecchia” alla parte “nuova”, significava togliere centralità alla parte “vecchia”, declassarla e destinarla all’abbandono. Oggi lo sappiamo con certezza, il trasferimento dal “vecchio” al “nuovo” è la negazione dell’innovazione nella conservazione.

Il bis di cinquant’anni dopo

Il secondo episodio urbano riguarda Rende. All’inizio del secondo millennio, cinquant’anni dopo Cosenza, l’Amministrazione di Rende costruiva in valle, in adiacenza della “nuova” Chiesa, il “nuovo” Municipio della città in posizione centrale rispetto alla “nuova” Rende, rendendo un servizio utile e necessario ai “nuovi” cittadini. Ovviamente il “nuovo” Municipio di Rende ha avuto l’effetto di declassare il “vecchio” borgo dove nel castello aragonese si era innovato, ampliato e conservato nei decenni il Municipio “vecchio”, reso più facilmente accessibile da una scala mobile vanto della stessa Amministrazione.

comune-rende
La sede del Comune di Rende

Sottrarre una funzione urbana ancora vitale dal centro storico di Rende rinunciare alla conservazione/innovazione del Municipio è un comportamento diverso dal precedente. Tuttavia i tempi cambiano e molti rendesi hanno scelto la residenza “nuova”, anziché innovare le residenze “vecchie”. Si sa le scelte dei residenti mutano di continuo e l’attività lavorativa da casa potrebbe favorire il ritorno dei residenti nel “vecchio” borgo.

Cosenza e Rende tra il vecchio e il nuovo

Oggi le nuove tecnologie hanno ridotto di molto la forza urbana vitale dei Municipi. In molte città i Municipi si moltiplicano per offrire servizi vicino ai cittadini. Potrebbe essere molto significativo, in entrambi i casi di Cosenza e di Rende, riportare il municipio, o parte di esso, nel “vecchio”, senza rinunciare al “nuovo”.

Il castello di Rende ospitava il municipio

Sarebbe un segnale di riscatto per tutti i centri storici della Calabria. Un’azione in contemporanea delle due amministrazioni potrebbe alimentare l’anelito verso la omogenea e unitaria città Cosenza–Rende. Un’esemplare doppia dimostrazione del valore che oggi ha per i centri storici il binomio conservazione/innovazione.

Empio Malara
architetto

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