Sono orgoglioso di essere “cittadino onorario” di Rende, di aver ricevuto da parte dell’Amministrazione e dal sindaco Marcello Manna un così importante attestato di stima per il mio contributo nel disegno della città, per avere svolto il ruolo di urbanista condotto di Rende dalla metà degli anni sessanta alla metà degli anni ottanta del secolo scorso.
Per mettere in chiaro il mio pensiero e contribuire ad affrontare la complessa realtà di Rende – l’unico vero giardino nel quale posso coltivare pensieri alti – è doveroso da parte mia affermare decisamente le mie valutazioni urbanistiche per migliorare gradualmente la città e favorire autentiche relazioni con Cosenza, la città dove sono nato. (Quanti cittadini di Rende sono nati a Cosenza?).
Rende? Una città che si giudica dai suoi marciapiedi
Un esercizio che ogni abitante può compiere a Rende, nella città definita di sosta, è di passeggiare e ammirare le vetrine dei negozi. Peccato che a Rende e in particolare nella frazione di Quattromiglia – il quartiere più vicino all’Università – la maggior parte dei marciapiedi siano risicati, sconnessi, con pavimentazioni una diversa dall’altra. A ben guardare pochi sono i tratti di larghi marciapiedi che meritano di essere catalogati come tali. Se Rende la si potrà definire città di sosta dipenderà dall’amministrazione comunale se riuscirà a promuovere, di concerto con i proprietari degli immobili, quartiere dopo quartiere, frazione dopo frazione, il ridisegno dei marciapiedi: una città si giudica anche camminando sui suoi marciapiedi.
Le relazioni funzionali tra Rende e Cosenza
Passando ora alle relazioni con Cosenza mi riferisco alle strategie territoriali intuibili leggendo le fredde zonizzazioni dei piani di Cosenza e Rende del 1974. Come giustamente ricordato da Francesco Forte nel suo saggio sulla grande Cosenza (2015), esse segnalavano già il rafforzamento delle relazioni funzionali tra Cosenza e Rende. Le varianti successive non ne hanno alterato il contenuto. La città reale e gli impeti edilizi auspicavano e auspicano politiche convergenti e l’attuale iniziativa del sindaco di Cosenza, Franz Caruso, con l’adesione del sindaco di Rende, Marcello Manna e del sindaco di Castrolibero, Giovanni Greco, merita di essere sostenuta e seguita con molto interesse.
La programmazione culturale con Pina e gli altri
In particolare suscita attese la programmazione coordinata degli eventi culturali da parte dei responsabili dei tre Comuni con la partecipazione del delegato all’area urbana di Cosenza Pina Incarnato. C’è bisogno di nuove politiche culturali e urbanistiche, innanzitutto coerenti, e idonee a rigenerare e sostenere la vitalità e la creatività dei magneti urbani di città Alta di Cosenza e dell’Università della Calabria per realizzare gradualmente l’unione tra Cosenza, Rende e Castrolibero.
Rende senza Cosenza non è una città
Per essere chiaro, a mio avviso, la questione di fondo che interessa Rende è tutto sommato semplice, se vuole diventare città, una vera città, deve coniugarsi con Cosenza, altrimenti, nonostante l’impegno delle Amministrazioni, resterà un paese della provincia di Cosenza. La creazione dell’organismo di pianificazione strategico ed integrato di funzioni e servizi nell’ambito territoriale, promosso da Franz Caruso, può essere un primo gradino di una breve scala unificatrice che gli Amministratori di Rende e Castrolibero dovrebbero apprezzare e volgere a favore dell’unificazione a tutto vantaggio degli abitanti dei tre Comuni.
Cosenza vecchia centro propulsivo
Rende e Castrolibero sono di fatto entrambi “cosentini”. Entrambi se unificati a Cosenza potrebbero essere parti significative della più estesa città, avendo in comune il patrimonio da rivitalizzare di Cosenza vecchia (la loro antica capitale) e l’Università della Calabria da sostenere e incrementare. I bandi del contratto istituzionale di sviluppo del centro storico di Cosenza per il restauro e la riqualificazione paesaggistica dell’antica capitale sono stati tutti emessi. Il percorso di investimento e rigenerazione culturale è iniziato e può essere alimentato oltre che dallo Stato, dalla Regione Calabria, dalle amministrazioni comunali e dai privati.
Una città unica che vale 100mila abitanti
Se si farà l’unificazione dei tre Comuni, l’accresciuta città di Cosenza, con più di 100mila abitanti, potrà provvedere con maggiore forza a valorizzare il più integro insediamento storico della Regione Calabria ereditato dal passato, e potrà con maggiori motivazioni coinvolgere l’Università della Calabria a partecipare attivamente alla crescita culturale della rinnovata città di Cosenza senza trascurare il vantaggio di risiedere nel territorio della città a cui l’università era stata assegnata.
Cosenza potrebbe essere capitale culturale ed economica della Calabria
Se si farà l’unificazione, la città di Cosenza potrà affrontare il compito di definire i rapporti con i Comuni dell’intorno circolare, con quelli a forte valenza turistica (mari e Sila) e con le città delle Regioni confinanti della sua provincia. Rapporti necessari e utili per ambire al traguardo di capitale culturale ed economica della regione.
Empio Malara
architetto e urbanista