I tanti volti del Qatargate: mele marce, lobbies e moralismo

Lo scandalo che ha coinvolto il Parlamento europeo, il dibattito su chi dovrà guidare il centrosinistra in Italia e la deriva morale delle classi dirigenti: la storia non pare aver insegnato nulla. E la politica deve recuperare valori etici sacrificati sull'altare di interessi personali e difese di potentati

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A leggere alcuni commenti sembrerebbe che ci sia stato un colpevole deficit di omesso controllo a determinare gli episodi che sono sfociati nel Qatargate.
La Questione Morale, così come definita da Berlinguer nell’intervista a Scalfari di qualche decennio fa, funge da sfondo ed è diffusamente evocata, con un sottaciuto sconfinamento nel giustizialismo che tutti vorrebbero espungere ma di volta in volta fa capolino.

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Enrico Berlinguer con Eugenio Scalfari

Dalla questione morale a quella moralistica

Quando il mondo era diviso fra buoni e cattivi, ed era inequivocabile cosa si intendesse per gli uni e per gli altri, risultava facile schierarsi, troppo facile e nei fatti inconcludente da un punto di vista politico, con evidenti venature di moralismo e di (presunta) superiorità, stante l’inerzia, l’indifferenza, ideologici e istituzionali, che conseguivano a siffatte posizioni.
Da Berlinguer ai giorni nostri molta acqua è passata sotto i ponti. E a poco a poco la questione da morale è stata derubricata in moralistica rivalutando così la mano libera e la (presunta) superiorità, se non alterità, della politica di fronte di ogni altra categoria.

Etica e politica, destra e sinistra

Senza risalire a Machiavelli e a Lincoln basterà ricordare Popper, che attribuiva alla politica un solo obbligo e un unico corrispondente limite, quello di osare, osare cambiare e ricercare sempre nuovi orizzonti, nuovi paradigmi. Per il bene comune, s’intende. Per quanto riguarda valori, capisaldi, tratti fondativi etici cui rifarsi l’orizzonte invece rimaneva, e rimane, indistinto.

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Il filosofo Karl Popper

D’altro canto, quando gli scandali scoppiano a destra la risposta è una generale alzata di spalle, a significare: È il loro mondo, cosa c’è da aspettarsi di diverso. Per l’altra parte dello schieramento è diverso: se pure, ormai da tempo, non sono più isolati i casi che coinvolgono esponenti, pure importanti, della sinistra nelle sue varie declinazioni, la notizia fa sempre rumore, è considerata con scherno e derisione, fra lo sgomento dei militanti e qualche distinguo imbarazzato.

Così che immediato è il rimando esplicito – non già alla definizione di destra e di sinistra e di come nel tempo entrambe abbiano conservato e mutato caratteri distintivi e finanche fondativi – per un verso al dibattito sugli appuntamenti congressuali del Pd e per un altro alla selezione delle classi e più specificamente dei gruppi dirigenti, di partiti e nella società in generale.
Tutt’e due i versi sono ovviamente connessi fra di loro ma forse conviene tratteggiarli distintamente per abbozzare poi una sintesi.

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Nella corsa alla segreteria del Pd si prospetta un derby emiliano tra il governatore Stefano Bonaccini e la sua ormai ex vice Elly Schlein

Niente più filtri

Chi seleziona e a quali fini un insieme di rappresentanti apicali all’interno di una comunità, attraverso quali meccanismi e avvalendosi di quali strumenti di controllo? Si corre il rischio d’incorrere in passatismo ma d’altronde così è: è che i filtri un tempo erano più d’uno e variavano da corrispondenza fra profili personali e identità collettive, capacità dei singoli rispetto agli obiettivi di media scadenza, istituti di vigilanza e intervento. Con tante eccezioni, per carità… , accomodamenti e ipocrisie ma nella sostanza è difficile non riconoscersi in quel sistema, che il sistema s’era dato.
Anche qui, come in tante altre cose, il tempo ha fatto tabula rasa: si procede per appartenenze a cordate e lobbies, a difesa di postazioni di potere e controllo, molto in odore di resilienza se non di conservazione, al netto, s’intende degli interessi personali, quelli pecuniari, che spesso appaiono addirittura prevalenti.

Molto rumore per nulla

Nella discussione, a volte fin troppo chiassosa senza per questo essere convincente, che si sta sviluppando sul Pd che nel 2022 si dice si dovrà dare un’anima, un volto, una missione, qualcuno ha preso posizione sui sacchi di soldi scoperti a Bruxelles. Prendendo le distanze, irato, allarmato, c’è chi ha scoperto la mela mercia nel cesto generalmente buono: non si ravvisano, nel contempo, riflessioni né su chi ce li ha mandati lì, quelli, e per fare cosa; né, ed è ancora più grave, cenni su come certe cose pure un tempo si facevano quasi come se fosse una regola non scritta, parte di una realtà parallela e nascosta, e invece così non era. D’altro canto le mele marce non nascono da sole, marce.

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Andrea Cozzolino, europarlamentare sospeso dal Pd dopo lo scandalo Qatargate

La storia è andata e va avanti

Il Congresso, per finire: qualora dovesse prevalere la posizione di richiamo a una certa sinistra che Togliatti stesso, oggi, definirebbe (ancora!) carica di aporie, vorrà dire che la storia nulla ha insegnato, e questo si sapeva abbondantemente. Ma, c’è di più, significherà rintanarsi dentro una gabbia di parole d’ordine improntate a riflessi condizionati di categorie che con la politica hanno poco da spartire, anzi per dir meglio: con una certa politica.
Mentre la storia va avanti, e chi sa chi la scriverà: la politica sempre più dovrà fare i conti con meno ideologie e più laicismo, le sue (presunte) capacità cibernetiche lasciarle ai tempi che furono. Solo ci vorrebbe qualche punto etico cui ancorarsi.

Massimo Veltri
Professore ordinario all’Unical ed ex senatore della Repubblica

 

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