Grazie ai medici dell’Annunziata ora posso riabbracciare le mie figlie

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Ho trentasette anni e sono la mamma di due bellissime principesse, rispettivamente di sei e un anno. Posso ancora abbracciarle e fare loro le coccole grazie a una pagina di buona Sanità della neurochiurgia all’ospedale di Cosenza, fatta di umanità e competenza, che merita di essere raccontata a quante più persone possibile.

L’inizio del calvario

La mia storia è iniziata con un semplice mal di schiena, mentre allattavo Noemi, la mia piccola di un anno. All’istante non mi sono allarmata, quindi non non ho fatto cure mediche, ma mi sono rivolta un chiropatico per alleviare i dolori.
Tuttavia, dopo la seconda manipolazione, i dolori sono cresciuti, tant’è che ho chiesto aiuto, lo scorso 26 maggio, alla guardia medica.
Mi hanno somministrato il Voltaren, sono rimasta a letto per due giorni perché non mi reggevo in piedi e avevo perso la sensibilità nel bacino.

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Medici in azione all’Annunziata di Cosenza

L’arrivo in Ospedale a Cosenza

I giorni seguenti ho tentato una cura cortisonica ma, non avendo alcun miglioramento, il 31 maggio sono andata in Pronto soccorso. Da lì, mi hanno inviata al reparto di Neurochirurgia per fare una consulenza e lì, per fortuna, ho trovato un angelo.
Non finirò mai di ringraziare la dottoressa Donatella Gabriele per aver preso a cuore la mia situazione sin dall’inizio senza mai abbandonarmi.

La diagnosi

La dottoressa mi ha diagnosticato la cauda equina, cioè una patologia neurologica causata da una lesione delle radici nervose contenute nell’ultima porzione del canale vertebrale, che decorre all’interno della colonna vertebrale.
Questa patologia si manifesta con un insieme di sintomi che riflettono la compromissione dei nervi spinali inferiori. E quindi può comprendere deficit sensitivi e motori alle gambe e disturbi sfinterici.
Il dolore si può irradiare a partire dalla zona lombare e sacrale fino agli arti inferiori. Al dolore segue la diminuzione o, peggio, la perdita della sensibilità a livello degli arti inferiori e della regione perineale. Questo sintomo, a causa della sua particolare distribuzione, è detto “anestesia a sella”.
E può esserci di peggio: un deficit di forza che può portare a una paralisi degli arti inferiori.
Io avevo tutti questi malesseri.

L’intervento in neurochirurgia

Il 5 giugno sono stata ricoverata e la mattina del 7 ho subito l’intervento all’ospedale di Cosenza.
Il mio ringraziamento va a tutto il personale di Neurochirurgia: purtroppo non conosco i nomi di tutti. In particolare, ricordo l’infermiere Giuseppe Grandinetti.
E non finirò mai di ringraziare il dottor Salvatore Aiello, direttore di Neurochirurgia, e i suoi collaboratori per la loro competenza e per l’umanità e la sensibilità che hanno mostrato nei miei confronti.
Durante la degenza, grazie a loro, non mi sono mai sentita sola.
Ho sperimentato in prima persona che una Sanità di alto livello esiste anche alle nostre latitudini ed è fatta di uomini e donne che lavorano, spesso lontano dai riflettori, con un enorme spirito di sacrificio.

Jole Esposito

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