Signor Presidente Occhiuto, immagino che Lei sia persona di spirito, che, ricavandosi qualche spazio di libertà tra i gravosi impegni istituzionali, ama come la maggior parte delle persone “celiare”, un termine desueto ma certo più elegante del corrivo “cazzeggiare”.
Personalmente penso che quando ha deciso di nominare un bravo sarto – pardon, un couturier: Lei sa che se si parla di profumi e moda, mutande comprese, l’uso del francese è pressoché obbligatorio perché “fa fico” – per sostituire Minoli, un signor professionista con una lunga e prestigiosa carriera alle spalle, Lei volesse celiare, gustarsi un momento di “sana follia” .
Se è cosi La comprendiamo e ci aspettiamo che, goduto il momento liberatorio della bizzarria, voglia rimediare al malfatto.

Sono amico di Occhiuto
Malfatto perché il signor Grande, rispondendo con levità alle domande del collega Paride Leporace, ha detto che «Mi ha voluto il Presidente Roberto Occhiuto, sono suo amico e sostenitore da sempre, io sono apolitico». Ed ha aggiunto: «Ha espresso favore, in verità, sulla mia nomina il deputato di Lamezia Furgiuele. Ma anche lui mi conosce e mi stima».

Dunque, sembra di potere dire che la sua amicizia guidi o quanto meno interferisca con la scelta dei professionisti per guidare importanti strutture pubbliche. E il riferimento all’onorevole Furgiuele, lametino come il prescelto, conferma che la sua amicizia, del tutto legittima, sia stata corroborata dalla condivisione del deputato leghista. Che amico forse non è, ma anche lui lo «conosce e stima».
Una fuga che non si ferma
Ora poiché siamo in Italia – e, nello specifico, in Calabria – non fingiamo che il clientelismo e il familismo, l’amicizia e la stima, non la facciano spesso da padroni.
Sul punto, Presidente, mi consenta un paio di banali osservazioni. Il peso pressoché esclusivo dei sentimenti personali e degli interessi politici è inopportuno o peggio. Ma ora c’è un’aggravante. E le spiego perché: quasi ogni famiglia calabrese ha un figlio/a che oltre al fatidico pezzo di carta – ora la laurea è davvero “ un pezzo di carta”- ha capacità e competenze che avrebbe il diritto fossero valutate e messe alla prova per quanto possibile senza barare.
Moda e cinema
In realtà accade di rado. E quindi le famiglie – direi, soprattutto, la Calabria – stanno perdendo decine di migliaia di giovani, sui quali forse sarebbe il caso di “investire”.
Non c’è amicizia che tenga, non c’è vicinanza politica che possa giustificare questo esodo “biblico” (sì, biblico, visti i numeri) del nostri migliori ragazzi.
Naturalmente lei potrà dire che Grande è un signor professionista dell’alta moda, che veste le star e le starlette (chissenefrega!), mica un quisque qualunque. È lo stesso stilista a replicare sul punto nella citata intervista di Leporace, che gli domanda a ragione «Perché uno stilista a guidare il cinema?». E il nostro – furbescamente, ma ad capocchiam – risponde: «Lei sa meglio di me come moda e cinema sia un binomio perfetto. Quanto la moda ha influenzato il cinema? E viceversa».

Sillogismi
Qui siamo al sillogismo, se mi si consente, banalotto. La realtà è fatta di infiniti vasi comunicanti. Tutto influenza tutto, tutti siamo ogni minuto toccati e cambiati da altri fenomeni ed eventi della vita. Ma questo non significa che siccome l’astronomo ama e conosce le stelle e i pianeti la NASA per il prossimo volo nello spazio gli affiderà il comando della navicella spaziale.
Ora poiché l’assunto della reciproca influenza nei fatti pare che lei lo abbia condiviso, mi aspetto che alla direzione dei musei regionali si affidi a modelle, pittori di strada, corniciai e simili. Anche qui, chi può negare che i musei sarebbero mezzo vuoti di opere da ammirare se i maestri che le hanno prodotte non fossero stati influenzati, ispirati, aiutati da queste e altre figure della realtà?