La città unica della Valle del Crati oltre i campanilismi di Cosenza e Rende

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Il tentativo di riprendere le fila di un discorso riguardante Cosenza e l’area urbana nel suo complesso, rivitalizzare il tessuto urbano e dare respiro e corpo alle realtà da sempre gravitanti sulla città bruzia, via via reso sempre più complesso ma per ciò stesso più intrigante e bisognoso di interventi strutturali e non effimeri, com’è testimoniato dagli interventi succedutisi su I Calabresi, va sostenuto e alimentato: sta lievitando con profondità di analisi e qualità di proposte.

È questo il pensiero maturato dopo aver attentamente studiato i testi, fra gli altri, di Scaglione, Pellegrini, Principe, Francini, a valle di miei contributi a più riprese pubblicati.

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Cosenza vista da Portapiana (foto Alfonso Bombini)

Il ritorno dell’urbanistica

Se la parola chiave è ridare fiato all’urbanistica, e perciò alla pianificazione, il corollario immediatamente successivo è area vasta e subito dopo rete della sostenibilità, dei paradigmi della giustizia sociale, delle radici storiche e del patrimonio culturale, come leve da utilizzare e contemporaneamente orizzonti verso cui traguardare.

Interrogarsi sui perché lo strumento della pianificazione sia stato di fatto messo da parte potrebbe di per sé essere argomento di un corposo dibattito: qui è forse il caso di riprenderne uno, fra i più significativi a mio parere. L’aver, cioè, a più riprese esternato che la pianificazione rigida era da superare con visioni più elastiche nonché interconnesse, ma di fatto solo esternato e non praticato, in considerazione anche del fatto che i mutamenti repentini quanto frequenti nei quali siamo immersi hanno vanificato la proiezione temporale quanto funzionale di insediamenti e installazioni.

L’area urbana della valle del Crati

Oggi può essere giunto il momento, però, di coniugare le crisi di vario genere che ci assediano con le opportunità a disposizione per andare al di là di una resilienza vissuta spesso come alibi e di un transeunte particulare da superare con traguardi di ampio respiro.
Un respiro ampio che si propone, appunto, come superamento di una visione intra moenia e rilancia sul versante dell’area urbana che vede la valle del Crati come sede geografica e sociale, storica e sociale, culturale e infrastrutturale, produttiva e moderna di un intervento a largo raggio. Sostenibilità, giustizia sociale, radici storiche, patrimonio culturale si ponevano prima come vertici di un quadrilatero entro il quale ragionare e operare, per superare angustie, provincialismi, sempiterne lotte da campanile, senza cenno alcuno – almeno finora – sugli importanti giacimenti di presenze industriali e gli altrettanto significativi esempi produttivi.

Contributi diversi per costruire la città unica

Se il ruolo politico amministrativo è naturalmente da ritenere centrale oltre che decisivo, il compito dei tecnici e di coloro che esercitano un ruolo di cittadinanza attiva propositiva non è da meno. Da questo punto di vista non è da sottacere una serie di posizioni ma anche di elaborazioni avanzate negli ultimi anni, oltre e insieme a quelli citati in premessa. Elaborazioni che facendo tesoro di quanto emerso in sede europea e della discussione maturata in sede antropologico-ingegneristica portano a rivedere per un verso l’angustia della bipolarità in cui si vorrebbe relegare la questione “area urbana”, per altro l’impianto lineare dell’armatura dell’area urbana stessa.

Sono infatti più di uno i centri che nella valle del Crati, in destra quanto in sinistra, che aspirano e hanno titolo sia a fornire contributi in termini di servizi e funzioni e attività che a richiedere prestazioni proprie di una città metropolitana, moderna, evoluta, sostenibile, giusta: una città polifunzionale, condivisa, prestazionale.

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Il centro storico di Cosenza

La nuova città parte dal centro storico

Rivedere l’impianto lineare secondo il quale l’area cosentina si è sviluppata, per motivi che qui non è il caso riprendere, è una maniera alternativa di affrontare l’argomento: la visione circolare della Grande Cosenza, comunque la si voglia chiamare, è un progetto al quale da anni si è dedicata l’associazione Prima che Tutto Crolli che partendo dallo studio e dall’interesse per il centro storico cosentino ha realizzato in termini subitanei che occuparsi del cuore antico di Cosenza implica ed è propedeutico al lavoro per una nuova città, più grande, più vivibile, più aperta al sociale, più innervata nelle radici.
Una città circolare in cui il diametro va al di là a sud del Castello, e a nord fin oltre l’Università, a est e a ovest sulle Serre e in Presila: abbiamo pure individuato una dimensione lineare da assegnare alla circonferenza di questa nuova città circolare, con proposte funzionali e insediative coerenti.

Se la politica, come pure un tempo faceva, volesse aprirsi a un confronto nulla impedirebbe di tentare una via virtuosa fra decisori istituzionali e cittadini responsabili.

Massimo Veltri
Professore ordinario all’Unical ed ex senatore della Repubblica

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