Il 19 luglio 2021 usciva per la prima volta il giornale online I Calabresi. Si dichiarava libero, non arrendevole, non timoroso di un sistema di potere che soffoca la Calabria nell’indifferenza del resto del Paese.
La Calabria, si sa, è secondo molti irrecuperabile. Lo ha sostenuto poco tempo fa Corrado Augias. E a rafforzare quest’idea provvedono l’indifferenza delle istituzioni centrali e la marginalità economica e sociale di cui pagano il prezzo i giovani, in particolare quelli più qualificati che lasciano la loro terra che non fa nulla per trattenerli.
La Calabria è una mappa di aree di poteri occulti. Di una classe politica che, fatte le debite eccezioni, pensa al suo interesse, chiusa in un familismo ottuso e autoreferenziale. Le parole più forti e chiare a riguardo le ha pronunciate in una video-intervista un uomo di Chiesa, monsignor Savino, ora numero due della Conferenza episcopale italiana.
Un anniversario tra le incertezze per I Calabresi
In un Paese normale, ma la Calabria non fa parte della normalità, un giornale che ha raggiunto numeri insperati, che è giudicato autorevole e libero, che è apprezzato e citato dalla stampa nazionale oggi dovrebbe celebrare il primo compleanno con una punta di orgoglio per il successo ottenuto grazie ad una squadra di giornalisti, intellettuali, commentatori autorevoli non solo calabresi ma amanti della Calabria, che come tutti vorrebbero migliore.

In realtà I Calabresi resta appeso all’esito di una trattativa tra i nostri avvocati e quelli della Fondazione Giuliani, che è di fatto l’editore del giornale e ritiene “dannoso” per essa il nostro giornale.
Ho accettato questo confronto con la controparte su consiglio dei nostri eccellenti legali con molte riserve e a malincuore, perché sono fiero di aver fondato e diretto a 76 anni un giornale come I Calabresi, la cui qualità e autorevolezza trova paradossale conferma nella compattezza dei nostri “avversari”.
Identità e trasparenza
Sono favorevole alla transazione – il cui esito è legato a precise condizioni e non da confondere con una svendita a “prezzi di saldo” – perché ho il dovere di difendere i salari di redattori e collaboratori che hanno speso la loro professionalità non comune e l’impegno civile perché il nostro progetto editoriale fosse vincente.
Come si è arrivati a questa situazione? Quando sarà chiusa in qualunque modo questa fase lo racconterò per filo e per segno, non necessariamente da direttore (ci sono molti modi parimenti efficaci per farlo) perché l’impegno per la trasparenza che è parte della nostra identità (altro sgradevole orpello per tanti) vale se applicato in concreto nel rapporto con i lettori.
I Calabresi, fedeli alla linea
Quando si arriva ai limiti della rottura con l’editore vero – la Fondazione Giuliani dalla cui presidenza sono stato estromesso a fine maggio con una manovra che oggi mi limito a definire con molta ipocrisia “imbarazzante” – si pensa giustamente ad errori fatti.
A meno che non si pretenda un fasullo harakiri, posso però già rispondere che no, non ho, non abbiamo commesso errori perché la fedeltà alla missione che abbiamo reso pubblica fin dal primo giorno non è un errore: è un atto di onestà.
Ho certamente sbagliato fidandomi di persone che non lo meritavano, ma il vero errore è stato un altro: non comprendere che la mia città natale, dove sono tornato a vivere dopo 68 anni, da quando la lasciai a 7 anni è molto cambiata, e non in meglio, rispetto a quella dolce e accogliente Cosenza che ricordavo come un’oasi di amore e amicizia, di una vivacità unica pur tra la povertà e le rovine della guerra.

Come tanti cosentini per bene, e sono la maggioranza, ne vedo oggi il degrado fisico, morale, politico e culturale . È questo il dolore più grande che mi darà la forza, se necessario, di continuare in tutti i modi la mia battaglia civile. Anche a nome dei cittadini che non parlano, non si espongono, non dicono mai da che parte stanno e che diventano inconsapevolmente complici dei mandanti e manovratori occulti.
Non li accuso ma neppure li assolvo per rispetto alla nostra città e alla nostra Calabria, tutta.