Guarascio, ci risiamo: dalla «grande squadra» al solito budget

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Appena appresa la riammissione in serie B del Cosenza, il sindaco Occhiuto, euforico quanto basta per una carica istituzionale, ha reso pubbliche le assicurazioni fattegli dal presidente Guarascio sulla sua intenzione di allestire una «grande squadra» per un campionato al riparo finalmente dalle penose esperienze dei tifosi negli ultimi anni.
Guarascio di suo ha dichiarato che la fortunosa salvezza dopo una retrocessione imbarazzante «segna un nuovo inizio e un indubbio successo della linea di rigore, rispetto delle regole, trasparenza e correttezza seguita in questi anni».

Insomma, secondo il parsimonioso Guarascio, il Cosenza per la seconda volta si è salvato sempre grazie al Chievo non perché i veronesi, ben piazzati in classifica, hanno un debito milionario, ma perché il Cosenza meritatamente retrocesso ha seguito la politica del rigore. Se così fosse, con il rigore che somiglia come un gemello alla taccagneria, i lupi sarebbero primi in classifica e già promossi in Serie A.
Per Guarascio il calcio non si gioca con un pallone su un campo erboso, ma con il libro mastro del contabile che registra con sollievo le entrate e geme disperato per le uscite.

L’invito resta valido

Con tutto il rispetto per il sindaco, lui con il suo annuncio di prossime fortune sportive – e una palese ma improbabile ingenuità – si è fatto garante del Guarascio. Che almeno nel calcio è del tutto inaffidabile avendo fatto un uso smodato di parole magiche, tipo «progetto», «programmazione» e sinonimi rimasti refoli di vento su una realtà costruita sull’improvvisazione, l’arroganza solitaria del “padrone”. Non una società di calcio, ma una scatola vuota .

Nell’inganno e nella mistificazione delle promesse il popolo, nella sua saggezza, non è caduto invece. Mentre a ragione gioiva per il miracoloso ripescaggio, ribadiva che un presidente così non lo vuole, non gli crede. E gli ha rinnovato un caldo invito: «Guarascio vattene».
Il parsimonioso non lo ha accolto, l’invito a dedicarsi alla cosa che gli riesce meglio (vincere appalti per raccogliere i rifiuti), quando i contributi federali erano relativamente modesti. Figurarsi ora che per diritti televisivi e federali, al netto di altre entrate, da sponsor, biglietti ed abbonamenti (covid permettendo), ogni squadra di serie B riceverà almeno otto milioni di euro.

Goretti svela il bluff

Per tornare dalla Fantasyland narrata da Occhuto alla realtà è bastato ascoltare le parole del nuovo direttore sportivo Goretti, che ha scoperto il bluff preannunciando che «il budget di quest’anno è in linea con quelli degli anni trascorsi». Tradotto: miniuscite a fronte di maxientrate.
Perché meravigliarsi? Guarascio è Guarascio. È sempre lui, con una totale indifferenza al calcio come sport ma anche elemento identitario di una comunità, straordinario strumento di promozione della nostra città centomila volta più efficace della milionaria porcata del corto di Muccino.

Che Goretti non abbia parlato a vanvera lo verificheremo presto. I nomi dei pochi giocatori ingaggiati appaiono essere pensati per la Serie C, quelli delle giovanili delle squadre blasonate ricordano i frutti acerbi dello scorso anno, il ricorso massiccio ai prestiti si replicherà.
Felicissimi di essere smentiti, ma per non apparire ingenui ci permettiamo in chiusura una citazione illustre di Voltaire: «Non c’è avaro che non si riproponga, un giorno, una spesa ingente ma arriva la morte (ndr, il piu tardi possibile, naturalmente) e fa realizzare i suoi progetti all’erede»

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