Capita spesso che in una foto di gruppo alcuni, per postura o altro, sembrino magari senza esserlo veramente più autorevoli degli altri. Parimenti è facile che senza prova alcuna di verità altri appaiono dimessi, scialbi, grigi.
Ebbene, Umberto De Rose corre il rischio di essere confuso con un personaggio di poco conto, grigio appunto. Ma, come accade nelle foto, questa sottovalutazione è frutto di un’impressione sbagliata, fuorviante.
De Rose e la ragnatela dei poteri
De Rose, come ci racconta il nostro Paletta, è o è stato tutt’altro che un comprimario nella ragnatela dei poteri che avvolge Cosenza (e non solo). Forse l’equivoco nasce dalla qualifica di “stampatore”, che fa pensare a rotative maleodoranti, nere di grasso, in ambienti rumorosi. Il contrario, insomma, dei salotti o degli studi nei quali si consuma il rito dell’attribuzione del potere che si sostanzia poi in incarichi e prebende. Che in questa dinamica rientrino anche il merito e la qualità non è affatto detto. Ma è cosi che accade da noi.
La Calabria che dorme
E cosi accadrà fino a quando non ci sarà una società civile che si fa sentire e l’opinione pubblica cesserà di murmuriare anziché urlare il proprio sdegno. Ogni giorno noi diamo conto di incarichi assegnati dalla politica o dai suoi peduncoli misteriosi come le logge peudomassoniche a personaggi improbabili: sarti che diventano manager della comunicazione e del turismo, familiari e candidati trombati che entrano negli staff dei fortunati eletti a cariche istituzionali. Noi de I Calabresi facciamo la nostra parte, ma non siamo attrezzati per i risvegli dei dormienti.
La telefonata
De Rose, proprio per la sua versatilità e per gli incroci con il mondo della stampa, alla fine è stato percepito e considerato come un mega direttore di tutti i giornali cartacei che uscivano dalla sue rotative.
E quest’equivoco, diciamo cosi, si è riproposto nella nota registrazione telefonica che noi riproponiamo per i giovani e gli immemori in cui De Rose parlando con l’editore Citrigno teorizza bizzarramente che il giornale di quest’ultimo, L’Ora della Calabria, diretto da un professionista di prestigio come Luciano Regolo, avendo una notizia che avrebbe creato qualche imbarazzo a ‘u cinghiale, non avrebbe dovuto pubblicarla.
Le rotative di De Rose
Siamo su “Scherzi a parte”, perché l’invito di De Rose stravolge l’abc del mestiere e dell’etica del giornalista. In una funzione di garante o indovino, lo stampatore rassicura l’editore prudente e riottoso sul fatto che tutti gli altri giornali avrebbero ignorato la notizia.
Quanto garantito da De Rose in una lingua incomprensibile per me nato a Cosenza, forse un nuovo dialetto che definirei “cinghialese”, si è solo in parte verificato. Ad ogni modo, senza che quell’impertinente del direttore Regolo potesse fare il giornalista e l’uomo libero quale è, le rotative di De Rose si bloccarono. Quelle stesse rotative che lo hanno fatto ricco e potente in Calabria, leggermente “sputtanato” in tutt’Italia.