Migranti di un dio minore sulla spiaggia di Cutro

Le bare senza nome e la disperazione sulle rotte del "mare monstrum". La coscienza sporca dell'Europa e dell'Italia

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Proprio oggi a Roma è in programma un convegno dal titolo:”Per una primavera demografica. Quali politiche per la natalità”. Conclude i lavori Eugenia Roccella, ministra per la Famiglia e la natalità. Dobbiamo far nascere più bambini autoctoni, bianchi, cattolici, italiani. Quelli che arrivano e muoiono con la bocca e gli occhi pieni di sabbia di mare non vanno bene. Sono neri. Musulmani forse. O neri e musulmani insieme. Prodotti difettosi, quindi. Da scartare facendoli morire, se riescono ad arrivare. Facendoli schiattare di fame, di guerra, di siccità – che noi colonizzatori abbiamo provocato – pur di tenerli lontani dal sacro suolo patrio.

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Il relitto visto dall’alto a Cutro

Noi, campioni di fascismo

Noi che siamo morti sui bastimenti per le Americhe. Che siamo stati ispezionati come bestiame ad Ellis Island, e in molti casi rimandati indietro, difettosi pure noi. Noi che abbiamo esportato made in Italy insieme a mafia, camorra e ‘ndrangheta. E fascismo. Noi, italiani brava gente, che eravamo buoni fino a quando non abbiamo cominciato a seguire il pazzo tedesco. Prima non eravamo razzisti, ma proprio per niente. I gas in Etiopia non li abbiamo gettati noi italiani, non abbiamo preso le bambine nere per fare i nostri comodi. Al tempo l’espressione fake news non esisteva: le chiamavano bugie, ma di quello si trattava.

Il “carico residuale” di Cutro

Ora abbiamo la versione aggiornata, edulcorata, dell’aiutiamoli a casa loro. Annacquata fino a un certo punto, se ascoltiamo le parole di Piantedosi, ministro dell’Interno. Dalla sua bocca escono frasi quali “carico residuale”, espressione riferita a gente in carne e ossa, che spesso ricopriamo di lenzuoli bianchi sulle nostre belle spiagge meta di bagnanti gioiosi e di turisti. Che diventano bare incolonnate nei palasport dove poi torniamo a giocare, come se nulla fosse. Che diventano sigle. KR14f9: annegata a Cutro, in provincia di Crotone; n. 14; femmina; 9 anni. Rimproveri ai genitori che, guarda un po’, rischiano la vita dei loro figli per farli fuggire dall’Eden dell’Afganistan della donna retrocessa a oggetto senza voce in capitolo e senza istruzione; della Siria della guerra civile e del terremoto; del Kurdistan cui sempre noi abbiamo donato un presente e un futuro di sottomissione, tradendo più volte l’impegno assunto per la nascita di un loro Stato autonomo.

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Soccorritori portano a riva i corpi senza vita dei migranti a Steccato di Cutro

Il calo demografico dell’Italia

Ma noi non siamo cinici, non vogliamo focalizzare attenzione e ragionamenti, decisioni infine, sull’aspetto demografico e di conseguenza economico della questione. La nostra innata, tradizionale generosità e apertura al prossimo, specialmente in stato di difficoltà, non ci porta a considerare, se non il lato umanitario del fenomeno, la rilevanza dei dati Istat. Essi ci dicono che il 1° gennaio 2022 in Italia avevamo 58 milioni e 900 mila residenti, per il quinto anno sotto i 60 milioni. Che in un anno (2022 su 2021) abbiamo perso 253mila abitanti, e l’anno prima 405 mila. Dal 2009 il numero medio di figli per donna in età feconda è dell’1,25; dovrebbe essere del 2 per non produrre calo nella popolazione.

Ovviamente, ciò comporta anche un invecchiamento della popolazione: l’età media era 41,9 anni nel 2003, 45,9 nel 2021, 46,2 nel 2022. Nel 1950 bambini e ragazzi (0 – 19 anni) erano il 35,4 %, oggi il 17,5. Nello stesso periodo, le persone tra i 20 e i 30 anni sono passate dal 35 % al 21; quelle tra i 40 e i 59 anni dal 22 al 31, dai 60 ai 79 anni dal 23 al 31 %. Infine, gli Italiani ultra ottantenni erano l’1 % nel ’50, oggi sono il 7,5 %. Nel 2070, secondo l’Istat, gli Italiani saranno 12 milioni in meno: 47,2 milioni Tra essi, sempre più anziani e vecchi.

Un Sud senza figli e futuro

Ma è il Meridione che, da questo punto di vista, sta peggio. Secondo Neodemos, nel 1950 viveva in quest’area il 37,2% della popolazione italiana, nel 2022 il 33,6; nello stesso periodo, l’apporto del Mezzogiorno d’Italia al numero complessivo delle nascite è crollato dal 49,6 al 35,7%. Questo senza che vi sia stato, come per altre aree del Paese, un apporto derivante all’arrivo di stranieri. In un solo anno, dal 2020 al 2021, la popolazione in Calabria è diminuita di 5147 unità, e di 26991 nell’intero Meridione
Nel 2011 i residenti in Calabria erano più di due milioni, ma dal 2008, col numero delle nascite sempre inferiore a quello dei decessi, il saldo è in negativo, con una punta massima di – 7058 nel 2020. Il saldo negativo nascite-morti, associato al dato negativo legato all’emigrazione, ha comportato una perdita di 42.000 abitanti nella regione dal 2014 al 2021. In quest’ultimo anno, il numero di abitanti è diminuito rispetto all’anno precedente di 16.015 unità, date dalla somma di meno 9.939 – per differenza tra nascite e morti – e meno 6.076 per l’emigrazione. Questi i numeri. Che messi affianco al numero esorbitante di case disabitate, alle estese porzioni di territorio abbandonate, ad interi paesi svuotati o abitati solo da gente in età avanzata, alle coltivazioni bisognose di manodopera, suggerirebbero razionalmente un’inversione di rotta. Non per tornare umani, ma per non far morire la speranza, per non trasformare la nostra terra in un deserto.

Il coraggio dei disperati

Tuttavia, prevalgono la pancia, il complottismo, le teorie bislacche sulla sostituzione etnica, come se i luoghi di tutto il mondo non ne avessero viste innumerevoli in migliaia di anni. Niente e nessuno – muri, blocchi navali, respingimenti – potrà fermare chi è in cerca di un futuro migliore per sé e per i propri figli (come chi è arrivato senza vita a Cutro), chi fonda il coraggio di partire sulla disperazione nel restare. Nessun blocco nel mezzo dell’Atlantico avrebbe potuto arrestare l’esodo dell’ultimo scorcio dell’ottocento e del primo del novecento dall’Italia alle Americhe.

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Imbarcazione che trasportava migranti arenata sulla spiaggia di Siderno

Si tratta di processi irreversibili, cui neanche il Governo della cattiveria può porre argine. Un percorso che va governato con lungimiranza, non con provvedimenti di polizia ma con senso di umanità e anche con pragmatismo, evitando di volgere lo sguardo dall’altra parte, ché tanto non serve a nulla. I governi, di destra e anche, sebbene in misura minore, di sinistra, del nostro e degli altri Paese dell’Occidente avanzato, devono occuparsene seriamente. Per evitare che uomini donne bambini si tramutino in sigle su lenzuoli bianchi, in cadaveri in fondo al mare come quelli di Cutro, in centinaia di bestie che rischiano di soffocare accatastate l’una sull’altra dentro stive di pochi metri quadri. Non c’è altro modo per salvare questi poveri esseri derelitti. Non c’è altro modo per salvare le nostre anime.

Nino Mallamaci

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