A pochi giorni dalla notizia che tre persone partecipanti con altri ad una passeggiata pacifica nel cadente centro storico di Cosenza erano state sanzionate dalla Procura su segnalazione del Questore a norma dell’articolo 110 del codice penale, ho incontrato su mia richiesta la dottoressa Petrocca. Non riferirò per obbligo di riservatezza il contenuto del lungo colloquio. Concluso l’incontro, ho ritenuto mio dovere di cittadino trasmettere alcune considerazioni e valutazioni con una PEC al Ministro dell’Interno, che potrete leggere priva di alcuni passaggi non necessari cancellati per dovere di riservatezza.
Il ministro Lamorgese, autorevole e stimata rappresentante delle Istituzioni, non ha ad oggi risposto. Ma ritengo di fare il mio dovere di cittadino e direttore di un giornale che ha promesso un’informazione rigorosa, non omissiva, non funzionale ad interessi politici o economici di qualunque natura e provenienza, pubblicando con qualche omissione non significativa il testo della segnalazione che le ho inviato.
Pensavo e penso che siano stati assunti provvedimenti sanzionatori o repressivi incongrui ed eccessivi. (f. p.)
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Ill. ma Signora Ministro,
Mi consenta di far precedere la trattazione del caso in oggetto da brevi informazioni che mi riguardano. Sono il fondatore e il direttore responsabile del giornale online I Calabresi […]. I Calabresi ha per editore una società il cui capitale è interamente posseduto da una Fondazione che – dopo aver acquistato Villa Rendano, dimora della famiglia del musicista omonimo, e averla ristrutturata – ha restituito a Cosenza il palazzo forse più prezioso del centro storico, costituendo con la contigua Galleria Nazionale una sorta di cittadella della cultura.
La Fondazione, che ora presiedo, ha realizzato innumerevoli iniziative culturali finalizzate anche a promuovere un dibattito civile secondo il modello della Cittadinanza attiva. […] La Fondazione impegna risorse di un mecenate oggi scomparso […], non avendo così come il giornale fonti di finanziamento pubblico. Il giornale riprende e potenzia la missione della Fondazione rivolgendosi a tutti i calabresi, in regione o sparsi in Italia e nel mondo. […] Mi scuso per la lunghezza della presentazione, che può essere puntualmente verificata, ma mi è sembrata necessaria per non fare confondere questa mia nota con lo sfogo di un maturo cittadino deluso.
Vengo dunque al merito, che se mi consente potrà meglio valutare leggendo o facendo leggere ai Suoi collaboratori tra gli altri un mio fondo dal titolo Cosenza vecchia sta morendo: denunciarlo è un diritto, non può essere un reato. Contando sulla lettura dell’articolo, riassumo in breve l’accaduto: nel luglio scorso una quarantina di persone – tra cui un ex parlamentare, una docente dell’Università della Calabria e intellettuali che danno vita nell’inerzia imbarazzante delle Istituzioni a una pluralità di associazioni che contribuiscono a stimolare un’attenzione non episodica da parte dei cittadini, in gran parte chiusi nel proprio “particulare”, alla vita della comunità e al bene comune – si sono ritrovate per una passeggiata simbolica tra le strade sempre più degradate e pericolanti del centro storico di Cosenza.
Questi passeggiatori del tutto estranei alla violenza hanno ritenuto che camminare insieme nel borgo antico non costituisse atto sedizioso e che, essendo stata resa pubblica sulla rete la loro iniziativa, non fosse necessario richiedere autorizzazioni alla Questura. Per questo tre di loro sono stati sanzionati. Superficialità forse, ma allora cosa dire quando decine di tifosi con urla minacciose davanti alla Prefettura manifestavano contro il presidente della locale squadra di calcio? Il Prefetto che ha preceduto l’attuale […] con il buon senso romano commentò che forse era più efficace dire all’interessato che non era gradito anziché fare “caciara” lì davanti. […]Non ha chiamato la polizia per identificare e denunciare alla Procura della Repubblica quei rumorosi ma innocui cittadini.
L’attuale Questore, che mi ha ricevuto ieri, ha avuto un comportamento diverso, poco saggio perché le norme vanno applicate in relazione al contesto e alle sue implicazioni, nel caso nostro a valenza etica. La Procura di Cosenza, che non si segnala per efficienza e prestigio, ha sanzionato con celerità con un’ammenda di € 1.180. Inutile anche perché tardivo l’invito rivolto dal Sindaco al Questore affinché quest’ultimo ripensasse il provvedimento (ignorando la celere trasmissione alla Procura). Irrilevanti le prese di posizione di decine di Associazioni di cittadini. Evidentemente inutile la flebile critica dei giornali cartacei locali […]. Ovviamente inutile il mio articolo, motivato anche in punto di diritto.
L’attuale Questore non ha dato alcun peso alle conseguenze stragiudiziali che produce questo rigore senza precedenti. Esso si sostanzia in un colpo di maglio su quei cittadini – minoritari – che sentono come tocchi a loro sensibilizzare la comunità, incalzare decisori politici produttori del nulla, provare a rendere meno asfissiante il condizionamento che massoneria, lobbies di speculatori con probabili (?) rapporti con la finanza mafiosa […]. L’applicazione ottusa della Legge, che da decenni gli stessi magistrati hanno dichiarato necessiti sempre dell’interpretazione del giudice, ha reso più forti e garantite le fasce peggiori della città e dato un incentivo ai pavidi e agli indifferenti alle sorti di Cosenza, dove sono nato e rientrato dopo 66 anni lasciando l’invivibile Roma.
Il giornale da me diretto continuerà a meritare lo straordinario successo e l’apprezzamento fiducioso di lettori che con quasi 7000 visualizzazioni (divenute nel frattempo 8.500 circa, ndr) e commenti molto critici hanno accolto l’articolo che le ho segnalato, manifestando in grande maggioranza un giudizio severo anche sul Questore.
Il mio incontro di ieri con l’alto funzionario si è concluso «con un cortese radicale dissenso». E, aggiungo, con la sensazione che nella circostanza specifica l’operato del Questore sia stato del tutto inadeguato, con una valutazione della realtà cittadina quanto meno convenzionale. Mi perdoni per la prolissità, Sig.ra Ministro, e confido che la Sua specchiata sensibilità istituzionale non renda inutile questa mia nota.
Con deferenti saluti
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