Ho letto con attenzione l’articolo/denuncia che la vostra redazione ha realizzato sulla condizione delle lavoratrici e dei lavoratori della ristorazione a Cosenza dal titolo “Cucine da incubo”. Un caso non isolato, quello dello sfruttamento sul lavoro, come giustamente si afferma nell’articolo, che è solo un esempio delle condizioni miserabili nelle quali si vive quotidianamente in Calabria.
Denunce che la Filcams Cgil porta avanti da anni e che ha richiamato, da ultimo, meno di un mese fa nell’iniziativa realizzata a Pizzo dal titolo “Idee e proposte per una terra accogliente ed un lavoro di qualità”.
La retorica delle imprese
Sono rimasto colpito, non particolarmente, dal fatto che anche il vostro giornale ha usato il classico schema per denunciare una situazione che viviamo ogni giorno, nella quale proviamo a tutelare e difendere i diritti delle lavoratrici e dei lavoratori; ispettorato del lavoro che diventa oggetto di accusa (quando dovrebbe essere noto che la riforma dell’ispettorato e le politiche di austerity sulla pubblica amministrazione partono da lontano, qualcuno ricorderà la retorica tutta liberale delle imprese che non decollano perché strozzate dal cappio dei controlli) anche quando gli organici sono stati ridotti all’osso; il sindacato, come sempre, assente. Assente dal racconto che si fa della nostra società, assente dal dibattito politico, nei tavoli istituzionali che contano e dove si fanno le scelte, specie nel settore del Turismo e della ristorazione in Calabria.
Mentre in Cittadella si azzuffano per i gadget
Mentre i vertici della Regione litigano su gadget e marketing, la condizione di chi lavora sta sempre di più peggiorando ed il caso da voi sollevato è solo la punta dell’iceberg di una deregulation che ormai è diventata sistema. Ed in questa condizione il sindacato agisce provando a rappresentare e tutelare lavoratrici e lavoratori con fatica quotidianamente.
Il sindacato non è assente
Si può essere d’accordo o meno con il pensiero delle organizzazioni sindacali, criticarne l’azione ma è ingeneroso affermare che siamo assenti. Nei luoghi di lavoro, troppi pochi ancora, dove le lavoratrici ed i lavoratori scelgono di essere rappresentati dal sindacato il mondo del lavoro è più tutelato e i diritti vengono rispettati, non automaticamente ma attraverso un lavoro faticoso portato avanti spesso in solitudine. Solitudine ed isolamento che le aziende fanno subire ai rappresentanti sindacali, a lavoratori e lavoratrici cioè che con coraggio scelgono di esporsi e di farsi portavoce dei propri colleghi. Sono loro a pagare il prezzo più alto in termini di minacce, ricatti, discredito, umiliazioni continue. Per loro, più che per funzionari e dirigenti come me, chiedo maggiore rispetto ed attenzione anche da parte di chi, come la stampa, svolge una funzione fondamentale per la tenuta della democrazia in questo nostro Paese.
Si corre il rischio di penalizzare i più deboli
Articoli, come il vostro, nel denunciare situazioni di degrado, nella nobile intenzione di tutelare i più deboli, rischiano di penalizzarli maggiormente perché si da l’idea che lavoratori e lavoratori siano abbandonati al proprio destino e siano destinati ad essere soli e senza una possibilità di riscatto; così si fa il gioco di chi sfrutta e agisce violando ogni elementare normativa legislativa e contrattuale. Grave e colpevole sarebbe stata l’assenza di un sindacato chiamato dai lavoratori per essere rappresentati e tutelati; in questo caso nessun contatto, nessun SOS è stato lanciato, se non attraverso la denuncia pubblica.
Politica e istituzioni assenti, non i sindacati
Viviamo in una condizione per la quale, anzi, paradossalmente ed in molti casi, sono i lavoratori stessi che ci chiedono di allontanarci, quando con la nostra iniziativa cerchiamo di avvicinarli e li invitiamo a farsi rappresentare per tutelare i loro diritti e la loro condizione; lo fanno per paura, innanzitutto, più che per sfiducia, perché preoccupati di perdere quel poco che si riesce a portare a casa attraverso il proprio lavoro.
Chi è assente, nonostante le denunce quotidiane che il sindacato continua a lanciare è la Politica, sono le Istituzioni che hanno smesso di occuparsi delle condizioni delle lavoratrici e dei lavoratori. Basta guardarsi le rassegne stampe e le nostre posizioni nel momento in cui la Regione Calabria, dentro la Pandemia, elargiva ristori, indennizzi e finanziamenti a pioggia senza verificare se quelle imprese rispettassero le leggi e i contratti nazionali.
Orsomarso invita a parlare le aziende, non i sindacati
Quando, come nel caso raccontato dal vostro articolo, un’impresa ruba i soldi ai lavoratori per risparmiare sulle tasse crea un danno non solo al singolo ma all’intera collettività, perché quelle tasse dovrebbero servire a finanziare ed a migliorare i servizi pubblici, le pensioni e i sostegni per chi un lavoro non ce l’ha. Più povero è il lavoro e più povera è la condizione generale della società. Ma di questo pare importi poco a coloro che indirizzano e gestiscono la spesa pubblica, impegnati più a costruire alleanze e consenso. Basti pensare che agli Stati Generali del Turismo (la ristorazione fa parte di questo settore) richiesti fortemente dal sindacato, l’assessore regionale al ramo ha invitato a parlare solo i rappresentanti delle aziende e con questi intende decidere le politiche del settore e la distribuzione delle risorse.
La necessità della denuncia
In questo contesto il sindacato prova ad agire e dice ai lavoratori ed alle lavoratrici di Cosenza e della Calabria, noi ci siamo, incontriamoci. Perché supponiamo sia meno complicato lanciare una denuncia pubblica, a volto coperto e senza esporsi, che costruire le condizioni che permettano a tutti i lavoratori di rapportarsi con la propria impresa a testa alta ed esponendosi in prima persona. Ma se la denuncia deve servire a qualcosa, a cambiare radicalmente cioè, la condizione di chi lavora nel rispetto delle leggi e dei diritti contrattuali conquistati a fatica, grazie al sindacato, la rappresentanza è l’unica via maestra; quella che guida il nostro agire quotidiano dentro e fuori i luoghi di lavoro, affinché situazione di degrado e sfruttamento come quella da voi raccontata non debbano esistere. Noi ci siamo, vogliamo esserci, di questo vi chiedo di tenerne conto.
Giuseppe Valentino
Segretario generale Filcams-Cgil Calabria