A volte mi trovo a curiosare tra gli scaffali dei rigattieri, o mercatini dell’usato, come li si chiama oggi.
Resto affranto dallo spettacolo di tutti questi oggetti – tappeti, lampade, servizi per il thè – raccolti negli anni, acquistati forse a rate con sacrifici e rinunce, e custoditi nelle case dove il loro ingombro rende impossibile la vita. Oppure creano dissapori, per il costo eccessivo e il gusto non condiviso.
Fino a quando, insieme ai mobili scuri ed enormi di vecchi arredamenti, finiscono in vendita a poco prezzo, segno che i loro proprietari non ci sono più.
Oggetti morti, ricordi vivi
Sono visite istruttive, “didattiche”: mi riprometto sempre di non comprare più nulla, neanche un ombrello. La sociologia e la psicologia hanno cercato di spiegare il motivo per cui ci riempiamo di cose superflue (pare che la casa sia un’estensione, della tana primitiva).
I tormenti maggiori mi vengono dai libri, specie quelli originali, raffinati, autografati dagli autori. In vendita per pochi spiccioli.
Pure i libri vanno incontro al loro destino, e cerco di non comprarne, perché poi penso che verranno portati, di nuovo, dopo la mia prematura dipartita, dal rigattiere a rattristarsi.
Un ricordo di Adele Cambria
Ma davanti a un testo di Adele Cambria non ho resistito, l’ho comprato. Tre euro. Mi ha colpito la dedica autografa: «Ad Alessandra, con gratitudine per il suo contributo alla “piccola felicità” di questo mio soggiorno a Cosenza. Adele 19 aprile 2000».
Si intitola Storia d’amore e schiavitù (Marsilio editore, 2000). Adele Cambria non ha bisogno di presentazioni, è stata una notissima giornalista e scrittrice, nata a Reggio Calabria nel 1931, scomparsa nel 2015.
La Rai l’ha scelta tra le protagoniste della serie Donne di Calabria (prima puntata il 21 giugno su Rai Storia, alle 22,10). Un racconto del suo modo di vedere la vita affidato al ricordo di persone amiche, alla suggestione di vecchie foto.
Critiche dure, provocazioni innocenti
Non conosco bene i suoi scritti, ho trovato divertente l’articolo che l’ha resa famosa, giovanissima, quando prese di mira le ragazze col Cantù.
Cioè le ragazze meridionali di buona famiglia, titolari di ampi corredi in vista delle nozze. Questi corredi che dovevano assolutamente comprendere vari capi di pizzo delle pregiate manifatture di Cantù.
Lei invece desiderava diventare giornalista, perciò dopo la laurea in legge andò a Roma, presentandosi in varie redazioni (ha anche raccontato che avrebbe desiderato fare il magistrato, ma all’epoca le donne non erano ammesse al concorso).
Il mistero della dedica
La dedica attesta una sua presenza a Cosenza, probabilmente per la presentazione di questo libro. Ho trovato alcuni video in rete, che si riferiscono ad altre occasioni, a Cosenza e a Reggio Calabria, per i suoi ultimi libri, Nove dimissioni e mezzo (Donzelli, 2010) e In viaggio con la zia (Città del Sole, 2012).
Non sono riuscito a trovare immagini di questa giornata, del 19 aprile 2000, anche se credo di avere individuato la destinataria della dedica, ma non penso sia importante qui.
Piuttosto ci sono rimasto male perché nel 2000 ero spesso presente agli eventi, dunque ho cercato di ricostruire perché non c’ero.
L’invito mancato
Il 19 aprile 2000 era mercoledì, prima di Pasqua (ho controllato). All’epoca ancora si usavano i manifesti, gli inviti spediti per posta.
Non mi hanno invitato, evidentemente (mi mancava l’iscrizione a qualche circolo esclusivo). Conservo molti ritagli di stampa locale e non. Non trovo niente sul 19 aprile 2000. Forse, approfittando delle vacanze scolastiche, ero partito per qualche giorno? I posteri avranno grossi problemi a ricostruire la mia biografia, se già io non mi raccapezzo.
In giro con gli scrittori
Mi dispiace non esserci stato perché accogliere e accompagnare scrittori in visita nella propria città può essere un’esperienza. A scuola, con altri colleghi, per parecchi anni abbiamo scortato e portato a spasso l’autore di turno, per l’annuale incontro con gli alunni.
Roberto Pazzi fu colpito dalla toponomastica locale, si soffermò davanti al monumento ai fratelli Bandiera, al vallone di Rovito (contò i cipressi e annotò altri dettagli).
Dacia Maraini aveva sofferto il viaggio e fu condotta con tutti gli onori a fare un massaggio che la rimise in sesto per affrontare i giovani lettori.
Un altro noto romanziere scroccò la macchina a una collega molto gentile e se ne andò al mare, esonerandoci dai nostri doveri.
Dante Maffia ci raccontò del metodo di lavoro di Elsa Morante, che aveva frequentato a Roma.
Ettore Masina mi inviò due romanzi in regalo, lo avevo salvato dal congelamento portandolo in albergo (aveva un abito estivo, ma era una primavera cosentina gelida anche per lui che era nato in Valcamonica).
Il ritorno in Calabria in punta di penna
Chi si è occupato di Adele Cambria? Cosa avrà chiesto prima dell’incontro? Avranno organizzato una cena in suo onore?
Sembrerebbe di sì: nella dedica esprime gratitudine per il soggiorno in città, e non suonano come parole di circostanza.
Adele Cambria aveva fatto ritorno in Calabria con gli ultimi romanzi, collocandovi storie e personaggi.
Forse per fare i conti con le sue radici, come accade a tutti, anche a quelli che non scrivono libri. In Storia d’amore e schiavitù parla di una famiglia benestante, colta, che potrebbe anche essere la sua, di una nonna che nel 1891, appena quindicenne, riceveva lettere appassionate da un giovane brillante e geloso. Un amore contrastato ovviamente.
E poi racconta del terremoto del 1908, che sconvolge quel mondo e della vita della figlia e della nipote di quella ragazzina, chiusa in casa e sorvegliata a vista fino al matrimonio. Vengono rappresentati gli ultimi decenni del secolo scorso, attraverso la vita di tre generazioni d donne, le libertà conquistate dalle più giovani, ma anche la devastazione del territorio ad opera della ‘ndrangheta.
Gli occhi di un viaggiatore
Guardare la propria terra attraverso gli occhi di un viaggiatore ci aiuta a riflettere, ci fa notare particolari a cui non abbiamo prestato attenzione. La Calabria mi sembra ancora poco raccontata, e sta correndo il rischio di diventare lo sfondo cinematografico di nuove, insopportabili saghe criminali.
Altri libri di Adele Cambria, pubblicati successivamente, portano in Calabria. Ad esempio In viaggio con la zia. Una zia con due ragazzine in giro per la Magna Grecia, tra Calabria e Sicilia, ad esplorare luoghi e miti e culti. Anche qui storie di donne, di case e famiglie viste da una sensibilità femminile.
Insomma forse non è male andare per rigattieri. Con tre euro si può viaggiare. Se ci torno potrei trovare qualche pizzo di Cantù, da mettere accanto ai libri della Cambria. Come citazione.