«Termovalorizzatore raddoppiato? Lunare parlarne nel 2022»

Cristian Romaniello, leader dei Verdi in Parlamento dopo l'espulsione da M5S, interviene sull'impianto di Gioia Tauro. Con un no perentorio, come quello sulla fiducia al Governo Draghi da parte del suo gruppo

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Cristian Romaniello, psicologo e giornalista, deputato eletto nel marzo 2018 in Lombardia con il Movimento 5 Stelle, è stato espulso dal partito per non aver votato la fiducia al Governo Draghi. Nel febbraio di quest’anno è entrato in Europa Verde-Verdi Europei divenendo presidente della relativa componente parlamentare.
In vista delle comunicazioni in Parlamento di Draghi di mercoledì, Romaniello interviene su I Calabresi affrontando argomenti di stretta attualità politica.

Onorevole Romaniello, qual è la posizione di Europa Verde nei confronti del Governo Draghi? Voterete la fiducia?

«Noi siamo stati sempre in opposizione al Governo Draghi, non abbiamo mai dato la fiducia. Sarebbe ridicolo anche solo pensare che si possa noi votare la fiducia. I nostri voti negativi dipendono da un giudizio che diamo sui provvedimenti che vengono approvati da questo governo. Per citarne qualcuno, il taglio alla sanità, il taglio al finanziamento sull’istruzione, sulla ricerca, sulla cooperazione, tra l’altro con scuse assurde.

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Draghi in parlamento

Sull’istruzione Draghi ha detto “c’è un calo demografico, possiamo tagliare un po’ di soldi”. Come se le classi pollaio non esistessero più, come se gli insegnanti non fossero ancora sottopagati e costretti a lavorare in condizioni non dignitose. Chiaramente è insensato un taglio a queste voci di spesa, salvo poi vedere che si corre a rispettare gli impegni internazionali per quanto riguarda l’aumento delle spese militari. Bisogna ricordare che anche la spesa sociale dipende da accordi internazionali. Questa incoerenza ci porta a non votare una fiducia a questo Governo che è anche contrario alle politiche ambientali che portiamo avanti noi».

A febbraio contavate 7 consiglieri regionali e quasi 200 consiglieri comunali. Le amministrative di giugno sono andate bene, siete pronti per le elezioni politiche?

«Sì, siamo pronti con questa alleanza con Sinistra Italiana. Ci sarà una lista unica, anche con altre realtà civiche. La mia speranza è che in questo percorso si aggiungano queste realtà civiche del popolo vero, ma anche del mondo intellettuale, giornalistico, di personalità di spicco. È un ragionamento largo e ampio, che esce dalle logiche dei partitismi degli ultimi decenni. Siamo pronti, gli argomenti ci sono, la forza c’è e si rifletterà anche nei numeri».

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Il termovalorizzatore di Gioia Tauro

In Calabria, invece, alle regionali dell’anno scorso Europa Verde, in coalizione con il centrosinistra Pd-M5S, ha raggiunto lo 0,5%. Il “campo largo” vi ha penalizzati?

«Penso che il campo largo penalizzi sempre. In Italia le leggi elettorali sono spesso maggioritarie, quasi non ti puoi permettere di andare fuori coalizione. Questo avvantaggia le forza più grandi, danno più sicurezza».

Alcune forze prettamente civiche calabresi vostre alleate alle scorse regionali, come “Tesoro Calabria” del geologo Carlo Tansi, hanno pubblicamente preso le distanze dalla candidata presidente del centrosinistra, oggi consigliera regionale, Amalia Bruni, rea di svolgere una opposizione troppo “soft” a Forza Italia e Roberto Occhiuto. Avete ancora fiducia nella Bruni?

«I modi di fare opposizione sono diversi, riguardano anche il temperamento, il carattere. Che una scienziata faccia una opposizione diciamo “mansueta” non mi stupisce. Il lavoro scientifico non è un lavoro di impeto, è un lavoro ragionato, a toni bassi. Penso che sia nell’ordine delle cose. Nessuno è mai soddisfatto del tipo di opposizione che fa il vicino di banco. Sul permanere della fiducia ad Amalia Bruni bisognerà sentire chi ha più sott’occhio l’operato locale».

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Amalia Bruni

Il capogruppo del M5S in Consiglio regionale, Davide Tavernise, si è detto favorevole al raddoppio del termovalorizzatore di Gioia Tauro. Il referente e candidato regionale di Europa Verde, Giuseppe Campana, in campagna elettorale riteneva che parlare ancora di termovalorizzatori fosse un insulto. Che ne pensa e da che parte sta?

«La nostra posizione storica anche mia personale è di contrarietà netta ai termovalorizzatori. Ci sono sempre dei meccanismi e delle tecnologie di transizione. Si potrebbe usare un po’ tutto se è in via di transizione. Bisogna cercare di arrivare ai metodi che siano veramente più importanti per la gestione dei rifiuti, io penso alla raccolta differenziata porta a porta, al riuso, al riciclo totale. Bisogna evitare a monte di produrre rifiuti. L’obiettivo è evitarlo il conferimento in discarica. Per questo occorre investire su questo ed è lunare parlare di valorizzatori nel 2022».

Davide Tavernise, il capogruppo regionale di M5S

Nel vostro programma c’è la spinta verso un “Green new deal”, quali sono le vostre proposte?

«A livello centrale bisogna partire, specialmente in questo periodo, da politiche energetiche lungimiranti. Non si può dire, ad oggi, che possiamo spegnere le centrali di ciò che non è rinnovabile domani mattina. La questione è: “come investiamo i nostri soldi?”. Io vorrei vedere che i nostri soldi siano impiegati una parte nella ricerca e nello sviluppo di nuovi orizzonti energetici puliti, dall’altra parte vorrei vedere investimenti poderosi sulle rinnovabili e su tutto ciò che riduce l’inquinamento. Vorrei vedere più investimenti sul sole, sul vento, sulle batterie naturali. Le pompe idroelettriche sono particolarmente efficienti. Partire da questo vuol dire utilizzare energie di transizione, come il gas, ma per un periodo che deve essere limitato. Da qui potremmo ridurre un costo enorme che è quello dell’approvvigionamento energetico e poi di ripulire l’aria.
Sui rifiuti bisogna cambiare radicalmente le politiche di gestione. La salute, l’ecologia e l’ambiente sono molto collegate. I fanghi di depurazione, ad esempio, vanno gestiti, ma non in modo folle. Non devono più esserci effetti nocivi per i terreni e per le persone».

Trattamento dei rifiuti in discarica

Lei è promotore di una legge importante, quella per la prevenzione del suicidio e degli atti di autolesionismo. Perché è importante intervenire su questo tema?

«È molto importante legiferare perché l’Italia è l’ultimo tra i paesi avanzati a non avere una strategia nazionale sulla prevenzione del suicidio. Attraverso una mozione approvata il 14 giugno a mia firma obbligo il Governo ad istituirla. Ci vorrà un po’ di tempo, ma è un passo. La questione non è l’essere rimasti gli ultimi, ma il significato. In Italia ogni anno si suicidano 4.000 persone. Questo è il dato emerso, ma si parla di una forbice di 4.000-8.000. È così ampia perché il suicidio è la causa di morte che subisce più errori di classificazione. È la seconda causa di morte nel nostro paese dei giovani adulti. Si amplifica particolarmente nella seconda fase delle crisi. Ma noi oggi siamo in una fase di crisi permanente: economica, finanziaria, pandemica, bellica, inflazione. Tutte queste crisi concorrono ad aumentare il numero dei suicidi, non c’è più la speranza di tornare alla normalità, di star bene, di avere una mano tesa. In Italia non abbiamo un numero verde per la prevenzione del suicidio, non abbiamo un centro studi nel pieno delle sue competenze che possa fare una raccolta dati e aggiornarli di anno in anno, non abbiamo politiche che vanno in direzione del disarmo. Nella mozione abbiamo inserito una misura che dovrebbe arrivare a contrastare le armi in ambiente domestico, perché capita che i giovani si suicidino con le armi dei genitori, anche se debitamente e legalmente tenute. Per tutti questi motivi è importante intervenire sul tema».

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