Marrazzo: «Gay in Consiglio e Giunta? Ci sono, spero facciano coming out»

È il leader del primo partito LBGT* italiano, che ha già eletto consiglieri nel resto del Paese. Ora punta alla Calabria, nonostante le difficoltà, culturali innanzitutto, incontrate nei mesi scorsi nel formare le liste. E auspica che gli omosessuali già al governo regionale diano l'esempio dichiarandosi

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Fabrizio Marrazzo, ingegnere, già presidente di Arcigay Roma, portavoce del Gay Center, storico attivista LGBT* oggi è anche leader del Partito Gay. La formazione politica, nata nel 2020, ha già ottenuto le prime soddisfazioni. Nell’ultima tornata amministrativa ha eletto numerosi consiglieri comunali in giro per l’Italia e ora si appresta a concorrere anche in Calabria.

Marrazzo, come mai la nascita del Partito Gay?

«Il “Partito Gay per i Diritti LGBT* solidale, ambientalista e liberale” nasce per dare all’Italia un partito che si occupi seriamente dei diritti delle persone LGBT. Purtroppo, come abbiamo visto anche con la bocciatura della legge contro l’omofobia, partiti che durante la campagna elettorale hanno fatto grossi spot per dire che si stracciavano le vesti per i diritti LGBT poi, in concreto, non lo fanno. Per questo c’è bisogno di un partito. Anche nella legge contro l’omofobia che è stata affossata c’erano cose che non andavano bene. L’articolo 4, ad esempio, la svuotava perché diceva che non venivano considerati autori di discriminazioni coloro che facevano affermazioni in base al proprio riferimento sociale o culturale. Si poteva, secondo quella legge, dire che i gay sono malati, senza commettere alcun reato».

Lei parla della legge Zan. Mi pare di capire che non è molto contento dell’operato del Partito Democratico…

«L’operato non tanto del Pd, ma di Alessandro Zan e di Monica Cirinnà. Hanno voluto rappresentare loro le istanze della comunità LGBT*, dimostrandosi purtroppo impreparati e incapaci. La stessa legge vietava la formazione contro le discriminazioni nelle scuole, cosa che noi oggi riusciamo a fare e se fosse stata approvata la legge non sarebbe stata più possibile. Se io volessi fare un corso contro la violenza sulle donne o su tematiche simili, il problema non si porrebbe, ma, con quella legge, si sarebbe posto in caso di corsi contro la violenza nei confronti delle persone LGBT*.

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Alessandro Zan

Siamo riusciti, però, a fare approvare il fondo contro l’omofobia grazie alla senatrice Alessandra Maiorino del M5S, che ha fatto una lotta politica all’inizio abbastanza solitaria in cui esponenti di partiti che si dicevano favorevoli alle istanze LGBT non l’hanno aiutata».

Oggi, però, c’è una ministra per le Pari opportunità: Elena Bonetti…

«La ministra c’è, ma ha un ruolo esecutivo e non legislativo. Non esiste una legge che tuteli le persone LGBT ad eccezione delle unioni civili. Noi abbiamo promosso un referendum per trasformare le unioni civili in matrimonio egualitario. La ministra per le Pari opportunità, se non ha l’opportunità di legiferare con una maggioranza in Parlamento per approvare leggi di contrasto alle discriminazioni, può soltanto mettere in campo le leggi che già esistono. Cioè zero. L’eccezione del citato fondo contro l’omofobia, che è un fondo limitato, non permette di fare prevenzione.

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Elena Bonetti, titolare del dicastero per le Pari opportunità

È un punto di inizio, ma siamo allo zero assoluto. Se domani la Bonetti andasse in Parlamento a chiedere una legge sui pari diritti alle coppie omosessuali o per fare formazione nelle scuole, non avrebbe purtroppo la maggioranza. Si è visto con la legge contro l’omofobia, che era un compromesso, fatto pure male».

Il Partito Gay sarà presente anche alle prossime elezioni amministrative?

«Saremo presenti in varie città grandi e piccole. Stiamo lavorando in vari territori. In alcune Regioni abbiamo già rapporti consolidati. Abbiamo decine di consiglieri, anche un assessore, in tutta Italia. Cercheremo di esserci anche in Calabria, territorio dove ci sono vari amministratori locali LGBT che per la loro carriera preferiscono non dichiararsi».

Lo scorso autunno avevate espresso la volontà di presentarvi anche alle elezioni regionali in Calabria, ma poi non ci siete riusciti. Come mai?

«Ci sono stati dei problemi organizzativi e delle difficoltà sul territorio. Molte persone avevano problemi a presentarsi con una lista di questo tipo, credendo che ciò comportasse un coming out familiare e lavorativo. Purtroppo è stato un elemento che in Calabria ci ha penalizzato. Siamo certi che una volta presentate le liste, come già accaduto altrove al Sud, troverà alle urne una buona parte di consenso».

Secondo lei in Giunta e in Consiglio regionale in Calabria ci sono omosessuali?

«Sì, ci sono sicuramente persone LGBT sia in Giunta che in Consiglio. Però, ad oggi, non sono dichiarati. Noi ci auguriamo che facciano coming out e che sia positivo per dare l’esempio e per lavorare sui diritti. Il problema è che quando ci sono nelle amministrazioni persone non dichiarate poi c’è un problema nelle attuazioni delle azioni antidiscriminatorie. E, quindi, di questi temi non se ne occupano».

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Roberto Occhiuto con sei dei suoi sette assessori

In Calabria nel gennaio 2019 è stata approvata all’unanimità in commissione regionale Cultura una proposta di legge contro l’omofobia, che non è stata mai portata in aula dalla maggioranza targata Pd che, di fatto, l’ha affossata. Oggi col centrodestra al potere quali speranze ci sono di vedere riesumato quel testo?

«Sicuramente la maggioranza di centrodestra a livello nazionale ha sempre ribadito con la Lega e con Fdi l’opposizione ai diritti delle persone LGBT*. Matteo Salvini da ministro emanò il cosiddetto decreto “Padre e madre” che vieta alle coppie omosessuali con figli adottati e riconosciuti dallo Stato di poterli riconoscere anche sulla carta di identità del minore. Ha creato dei danni al minore nella vita quotidiana, ad esempio se deve viaggiare all’estero o andare in ospedale oppure se un genitore deve andarlo a prendere a scuola.

A Pescara a seguito del Pride un ragazzo fu aggredito e gli venne rotta la mascella con una violenza inaudita. Il sindaco di Fratelli D’Italia e Giorgia Meloni diedero piena solidarietà al ragazzo, poi quando in aula in Consiglio comunale venne portata una mozione per aiutare il ragazzo a pagare le spese legali contro chi lo aveva aggredito, la maggioranza di centrodestra votò contro. Con questa maggioranza di centrodestra non si va da nessuna parte».

La commissaria regionale di Fdi in Calabria, l’onorevole Wanda Ferro, è stata una delle sostenitrici della nascita di Arcigay a Catanzaro. Magari c’è una maggiore sensibilità su questi temi…

«Una rondine non fa primavera. Sono persone che, anche se hanno una certa influenza nel partito, poi non riescono a concretizzare. Penso alla ministra Mara Carfagna che, nonostante si sia schierata spesso a favore delle istanze LGBT, poi in aula non è riuscita ad avere il voto favorevole della sua componente sui provvedimenti. È certamente importante avere queste presenze, ma le azioni spot non bastano.

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Wanda Ferro

Occorre far capire che non sono tematiche di una sola parte, sono tematiche di civiltà che tutti devono portare avanti. In Inghilterra il matrimonio egualitario è stato sostenuto dal leader di centrodestra David Cameron. Anche la Cdu di Angela Merkel votò il matrimonio egualitario in Germania. Questo lo dico al centrodestra in Calabria per far capire che questi temi devono essere trasversali. Tra i loro eletti, i loro candidati e i loro elettori ci sono persone LGBT e per questo invito a favorire la tutela e la garanzia dei diritti di tutti».

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