Dalle Serre alle stelle, se al Cern si parla calabrese

Partita da un piccolo liceo sulle montagne vibonesi, laureata all'Unical, oggi Teresa Barillari si divide tra Svizzera e Baviera, alla scoperta di come materia ed energia regolino l'universo. E spiega l'importanza della scienza pura - un mondo in cui le donne faticano ancora a ottenere i giusti riconoscimenti - nella vita di ognuno di noi

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C’è una scuola, in un paese dell’entroterra calabrese, in cui un preside custodisce gelosamente un tubo fotomoltiplicatore e un piccolo, ma raro, prototipo di calorimetro elettromagnetico formato da strati di piombo ed elettrodi in rame con forma a fisarmonica, il tutto immerso in argon liquido. Quei pezzi provengono dall’acceleratore di particelle del Cern di Ginevra e a portarli all’istituto “Einaudi” di Serra San Bruno è stata Teresa Barillari, scienziata di caratura internazionale che proprio da quel paese di 7mila abitanti sulle montagne del Vibonese, e proprio da quel liceo, è partita per approdare prima all’Unical, entrando nel team di Antonino Zichichi ai tempi della tesi di laurea, per poi diventare Group Leader al Max-Planck Institute for Physics di Monaco e Deputy Team Leader nell’esperimento ATLAS dell’acceleratore di particelle più grande e potente del mondo.

Fa la spola tra Ginevra e Monaco di Baviera ma torna spesso in Calabria. Le abbiamo rivolto qualche domanda per provare a capire qualcosa in più del suo lavoro, della ricerca scientifica, dei risvolti che lo studio della fisica può avere nella vita di tutti i giorni. Partendo dal Nobel assegnato di recente al fisico Giorgio Parisi, premiato, tra gli altri, assieme a Klaus Hasselmann che proviene proprio dal Max-Planck, istituto che ha oggi in “bacheca” 36 dei prestigiosi premi assegnati a Stoccolma.

Parisi ha detto di essersi occupato del caos, la scoperta per cui è stato premiato riguarda i sistemi complessi. Di cosa si tratta, in termini comprensibili anche ai non addetti ai lavori?

«Rispondo citando l’esempio fatto da lui stesso: “La prima volta che proviamo a mettere i bagagli dentro la macchina non c’entrano tutti. Poi proviamo ad ottimizzarne la disposizione, tolgo questo qui, metto quello lì… facendo un po’ di manovre alla fine c’entrano tutti. Il giorno dopo riprovo e non mi ricordo come avevo fatto, poi magari viene un’altra persona e trova una soluzione diversa su come disporre le valigie in macchina. Ecco, le due soluzioni sono differenti” ma hanno lo stesso risultato.

I sistemi complessi e le loro soluzioni hanno lo stesso comportamento e diversità di soluzioni da caso a caso. La complessità di un sistema deriva da quello che viene chiamato disordine. Si può pensare a un tavolo da biliardo. Quando si tira la prima palla, si può ipotizzare dove potrebbe andare, ma tutti i tiri successivi al primo saranno difficili da intuire. Parisi ha scritto una formula matematica che riusciva a prevedere in qualche modo il comportamento dei sistemi complessi. Ci sono voluti circa 20 anni prima che i matematici riuscissero a provare che quella formula fosse corretta. Io ammiro Parisi per la personalità semplice, per la sua passione e per la capacità di spiegare in parole semplici cose difficili».

Cosa succede in quell’enorme cilindro costruito sul confine franco-svizzero a cento metri sottoterra?

«In generale due “pacchetti” di particelle (ogni pacchetto è composto da circa 100 miliardi di protoni) sono accelerati in versi opposti nel Large Hadron Collider (LHC). I due pacchetti di protoni sono fatti scontrare l’uno contro l’altro nel punto centrale di grossi rivelatori del LHC, come per esempio il rivelatore ATLAS, dove lavoro io, o come l’altro rivelatore, CMS. I prodotti delle collisioni protone-protone vengono osservati da ATLAS/CMS e si spera che da queste interazioni si possano scoprire nuove particelle o altre scoperte. Nel 2012 con i rivelatori ATLAS e CMS abbiamo scoperto il bosone di Higgs».

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L’esperimento ATLAS del Cern di Ginevra
Quali possono essere le conseguenze pratiche dello studio della fisica? Quanto ha a che fare, per esempio, con la salute o con la scienza climatica?

«Parisi a una domanda analoga ha risposto che la scienza pura da sempre, in un modo o in un altro, porta risultati pratici alla società. Al Cern di Ginevra e in Italia noi abbiamo avuto colleghi durante la pandemia che hanno usato la loro esperienza e la loro conoscenza scientifica per costruire respiratori che poi sono stati usati negli ospedali. Il Cern ha fatto usare il proprio centro di calcolo e i propri computer ai medici che a livello mondiale volevano analizzare in modo veloce i dati raccolti in questi mesi di per capire come i loro studi procedessero.

La ricerca di Parisi sui sistemi complessi viene applicata anche alla scienza climatica. Come si può leggere qui “il legame delle ricerche di Parisi con quelle sul clima riguardano la natura stessa di quest’ultimo, ossia quella di sistema complesso. Il suo studio infatti prevede una caratterizzazione di diversi sottosistemi climatici, come ad esempio l’atmosfera, l’oceano, la biosfera, su molte scale temporali”».

Meno di 60 donne hanno vinto il Nobel, nella fisica 4 donne e 212 uomini. In Germania le presenze femminili nelle facoltà scientifiche sono sotto il 15%, peggio che in Italia dove sono al 37% (da segnalare che Catanzaro è tra le 12 università italiane in cui ci sono più studentesse che studenti).
C’è un problema di genere, una questione femminile, nel mondo della scienza? È stato difficile da un paesino dell’entroterra del Sud arrivare dov’è ora?

«Sì, c’è un problema di uguaglianza. Credo che in Italia la situazione delle scienziate sia migliore che in Germania. Credo che la discriminazione di genere anche a livello scientifico sia ancorata a una cultura chiusa, che rinchiude le persone in ruoli sociali imprigionando le menti. In tutto il mondo adesso si cerca di sopperire a questo gap di genere. Ci vorranno anni per cambiare questo stato di cose, ma cambierà.

Marie-Curie
Marie Curie, una delle sole quattro donne ad ottenere il Premio Nobel per la Fisica. Se ne aggiudicò anche uno per la Chimica

Io sono cresciuta con due fratelli che mi hanno sempre spinta a cercare la mia indipendenza. I miei genitori non hanno mai ostacolato i miei sogni e la mia passione per lo studio e la fisica. Loro non si sono opposti quando decisi di trasferirmi da giovane e da sola fuori dall’Italia. Il mio unico e solo interesse, la mia grande passione è stato studiare fisica, la fisica delle particelle elementari, il resto devo dire non l’ho proprio visto, il resto era ed è per me solo bla bla bla. Devo dire che in Germania per la prima volta in vita mia ho sentito forte la discriminazione per essere una donna e una madre che si occupa di scienza. Ma ho camminato per la mia strada seguendo le mie idee e la mia passione, lasciandomi tutto il resto alle spalle».

Molti scienziati italiani protestano contro i tagli alla ricerca, Parisi stesso ha detto che l’Italia non è un Paese per ricercatori.

«Io credo che un Paese che non investe nella ricerca pura in generale è, o diventerà, un Paese povero. Il covid ci ha insegnato che gli scienziati esperti del settore, in Italia e nel resto del mondo, hanno aiutato i governanti e l’umanità intera a uscire da una situazione drammatica. Cosa avrebbe fatto l’Italia senza questi scienziati? Secondo me se una nazione dà fondi alla ricerca alla fine questo investimento porta benessere e prestigio alla nazione stessa. Investire nella ricerca rispecchia il benessere del Paese stesso».

Grazie alla scienza usciremo dalla pandemia? Cosa direbbe agli scettici?

«Sì, la scienza ci aiuterà a uscirne. Si basa su numeri, fatti, evidenze. Bisogna guardare ai numeri, per esempio ai dati sui contagi che avevamo un anno fa in Italia e a quelli di oggi. Il vaccino ha fatto quello che doveva fare. Meno persone hanno il covid in Italia e nel resto del mondo rispetto a un anno fa. Tutto questo grazie alle persone che per anni hanno passato le loro notti a studiare e testare questo vaccino e i vaccini in generale. Attualmente in Italia c’è più gente vaccinata che in Germania. Il numero di contagiati e morti in Germania attualmente è circa almeno tre volte in più che in Italia. Bisogna credere nella scienza».

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