Siccità in Calabria: il peggio deve arrivare

L'ultima regione dello Stivale non soffre ancora come i territori del Nord: piogge e nevicate hanno allontanato, per ora, il pericolo. Ma la grande sete potrebbe colpire soprattutto sullo Jonio. Con l'agricoltura che subisce i primi colpi

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Siccità in Calabria: l’emergenza ancora non c’è, ma sicuramente siamo in preallarme.
Nel suo bollettino di maggio, l’Osservatorio Siccità del Cnr-Ibe ha aggiunto la Calabria tra le regioni che possono registrare nel breve periodo un grado di siccità severo-estremo. Mancano le piogge dei mesi primaverili che, insieme a quelle autunnali, contribuiscono a ricaricare i corsi d’acqua.

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Ramona Magno, responsabile dell’Osservatorio siccità

«In Calabria, per ora, non c’è un allarme», spiega a I Calabresi Ramona Magno, responsabile dell’Osservatorio Siccità.
Però occorre monitorare i segnali: «Da inizio anno, il deficit si attesta intorno al 30-35%». Una mancanza significativa, ma lontana dai livelli raggiunti in certe zone del Nord. In Piemonte, ad esempio, ci sono stati più di 100 giorni consecutivi senza pioggia.
L’attenzione deve rimanere alta, perché avremo, molto probabilmente, un’estate rovente, che potrebbe contribuire alle carenze idriche: «I nostri modelli, e anche quelli europei, sono abbastanza concordi nello stimare che questa sarà un’estate più calda e un po’ più secca della media. Ma ancora non ci sono certezze».

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La Sila innevata

Siccità: pioggia e neve salvano la Calabria

Nonostante tutto, «la Calabria, come più o meno tutte le regioni meridionali, è stata più fortunata perché in inverno e in autunno delle precipitazioni ci sono state», continua Magno.
La siccità è influenzata da tanti fattori. Quelli che conosciamo meglio sono le precipitazioni e la temperatura. «Poi risultano utili altri indicatori indiretti, come quelli che usiamo noi da satellite, in cui vediamo lo stato della vegetazione quando ci sono precipitazioni scarse e temperature alte», spiega ancora Magno.

Importante, anche, la presenza della neve, che da noi non è mancata. Anzi, le montagne calabresi ne hanno accumulato una quantità tale da riuscire a ricaricare le falde acquifere. Ciò che non è avvenuto per il Po.
«La Calabria si è salvata dalla siccità anche perché il centro-est del Mediterraneo ha avuto diverse nevicate nell’inverno. Il fatto che la Calabria sia un po’ più esposta a queste perturbazioni che vengono da oriente – quindi più fredde – ha aiutato».
Ma è un equilibrio comunque delicato. L’aumento delle temperature in tutto il Mediterraneo porta una diminuzione delle precipitazioni totali annuali.

Occhio ai fiumi

Sul lungo periodo, va monitorata la capacità dei corsi d’acqua, per capire l’impatto di tutti questi fattori: «Quando cominciano a essere intaccate proprio le risorse idriche, allora vuol dire che il problema dura già da un po’», precisa Magno.
Secondo il report settimanale sulle risorse idriche dell’osservatorio Anbi, i livelli della diga di Monte Marello sono in linea con gli anni precedenti.
Diversa la situazione del bacino Sant’Anna a Isola Capo Rizzuto. Le alte temperature causate dalle ondate di calore hanno favorito l’evaporazione dell’acqua: è ai livelli più bassi da 7 anni a questa parte.

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Il bacino Sant’Anna di Isola Capo Rizzuto

Piove meno, piove più forte

Non solo piove meno: piove anche in modo diverso. I cambiamenti climatici rendono più frequenti e intense anche le cosiddette bombe d’acqua.
«Osserviamo spesso periodi sempre più lunghi in cui non c’è pioggia, o ce n’è molta meno del normale, intervallati da momenti in cui le precipitazioni arrivano tutte insieme, concentrate in uno spazio», spiega ancora Magno.
Queste piogge rendono l’accumulo dell’acqua più complicato, perché mettono le infrastrutture sotto stress. Provocano danni, smottamenti, disagi.
Tutto succede per lo più in estate. «Su scala annua, in Calabria, come in buona parte del Meridione, diminuisce il totale delle precipitazioni. Tuttavia, è una tendenza che non registriamo in tutte le stagioni», racconta Roberto Coscarelli dell’Istituto di Ricerca per la Protezione idrogeologica del Cnr e responsabile della sede di Crotone.

Le piogge di quest’estate

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Roberto Coscarelli

D’estate, prosegue Coscarelli, si tende a un lieve incremento delle precipitazioni: «I temporali estivi diventano più frequenti. Le proiezioni delle ultime settimane per l’estate in corso prevedono proprio questo: lunghi periodi senza pioggia, anche con temperature molto elevate, intervallati da periodi brevi di piogge intense, che spezzano il buon tempo estivo».
In generale, sia per le piogge brevi ed intense, sia per i lunghi periodi secchi, si dimezzano quasi i tempi di ritorno: «Un evento, ad esempio, che succedeva mediamente una volta ogni cinquanta anni, adesso accade ogni venticinque».

I danni all’agricoltura

È vero che la siccità ancora non ci colpisce a fondo, tuttavia alcune zone iniziano a sentirne gli effetti. La costa jonica è la più delicata, da questo punto di vista.
«Alcuni territori, soprattutto quelli della fascia ionica, sono notoriamente più prossimi all’aridità e alla desertificazione, anche per le loro caratteristiche climatiche e idrologiche», specifica Coscarelli.
Non è un caso se il settore agricolo arranca. Coldiretti lamenta da qualche tempo problemi nella produzione ortofrutticola calabrese.

Un campo riarso dalla siccità

«La siccità ha fatto registrate una caduta di fiori e frutti negli uliveti. La media regionale del danno si attesta al 10%, mentre la costa jonica a tratti raggiunge picchi di perdite che superano il 60%», riporta un comunicato sulle condizioni dell’agricoltura in tutte le regioni d’Italia. Le coltivazioni più esposte sono quelle di olive, frutta e ortaggi.

Siccità: anche la rete idrica fa la sua parte

Buona parte dell’acqua che utilizziamo in casa e per irrigare si disperde, a causa delle condizioni delle tubature.
In tutta Italia sprechiamo un terzo dell’acqua che passa dalle reti di distribuzione. Ed è proprio al Sud che le infrastrutture sono più fatiscenti.
«Bisogna sempre fare un conto fra quello che arriva attraverso le precipitazioni e quello che si disperde prima dell’uso. Quindi bisogna essere anche parsimoniosi e cercare di ottimizzare l’utilizzo della poca risorsa», raccomanda Magno.

Emergenza idrica: autobotti in azione a Reggio

La prova del fuoco

L’eventuale peggioramento della siccità nella Regione rischia di aggravare un altro problema: gli incendi.
I terreni più secchi e le alte temperature rischiano di rendere i roghi più indomabili e ampliano le aree bruciate. Le piante stesse potrebbero diventare più vulnerabili con meno acqua a disposizione.
Sia Coscarelli sia Magno insistono su un punto: sfatiamo il mito dell’autocombustione. È un fenomeno molto raro e, specie sul territorio nazionale, alquanto improbabile.

Un canadair in azione durante i roghi della scorsa estate

«L’innesco dipende sempre dalla mano dell’uomo. La propagazione invece è propiziata dalle condizioni climatiche». Cioè, dalle temperature molto elevate, dai venti, e poi dall’aridità e dalla scarsa umidità di un terreno.
Coscarelli ha pochi dubbi: «Chi innesca questi roghi, sa benissimo quali sono le condizioni climatiche più opportune per estenderli e fare più danni».

Prevenire la siccità: chi lo fa e chi dorme

Ogni disaster movie inizia con gli scienziati ignorati dalla società. L’emergenza idrica non fa eccezione.
Da anni, la comunità scientifica chiede disperatamente ai politici di tutto il mondo di prepararsi al peggio.
E, ricorda ancora Magno, chi ha voluto si è preparato prima: «In questi giorni si parla di quanto si sta facendo a livello comunale, provinciale e regionale. Ed emerge a malapena solo ora che alcune regioni si erano già mosse».
Altri, invece, continuano a oscillare da un’emergenza all’altra, refrattari alla pianificazione. Che invece è fondamentale per affrontare i cambiamenti climatici. «Bisogna monitorare la situazione e cercare di essere pronti a intervenire prima che i danni siano eccessivi, come ora succede a Nord, dato che questo è un fenomeno che scende di latitudine».

In attesa del piano acqua

Per ora, le Regioni spingono affinché l’esecutivo dichiari il prima possibile lo stato di emergenza. La ministra per il Sud e la coesione territoriale Mariastella Gelmini, ha detto che da sei mesi lavora insieme ai governatori a un “piano acqua”, di cui ancora non si conoscono i dettagli.
Per i prossimi mesi, non è escluso che possano essere imposti razionamenti idrici in alcune parti d’Italia. Tanti Comuni calabresi, nel frattempo, emettono ordinanze per evitare gli sprechi.
Bisogna prepararsi a un futuro difficile, dove l’acqua sarà un bene da gestire con cura. Secondo i dati delle Nazioni Unite, dal 2000 sono aumentati del 29% il numero e la durata delle siccità, con un bilancio di 650mila morti dal 1970 al 2019. Un bambino su quattro vivrà in aree con estrema carenza d’acqua entro il 2040.

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