Li vedi entrare e uscire dai reparti, stremati da ritmi di lavoro estenuanti. Nell’ospedale dell’Annunziata di Cosenza, medici, infermieri e OSS attraversano silenziosi i corridoi e le stanze che fino a due anni fa pullulavano di gente. Prima della pandemia, più che un ospedale sembrava un fumetto di Jacovitti. Poi le misure anti-Covid hanno fatto sparire lo spumante e i pasticcini al varco di Ostetricia, le parmigiane di melanzane per i degenti a Geriatria, i capannelli intorno alle bottigliette piene di caffè fumante davanti alla sala operatoria. Insieme ai familiari dei pazienti, però, è sparita la maggior parte del personale tagliato dalle politiche di “austerità”.
Sanità a Cosenza, il dottore dov’è?
Solo a Cosenza nella sanità non si bandiscono da anni concorsi per posti a tempo indeterminato. Ciò rende poco attrattiva la partecipazione di giovani medici e infermieri che trovano fuori regione le risposte che cercano in termini di sbocchi professionali. Il piano aziendale prevede per la Gastroenterologia 11 medici (10 + primario). Nel corso degli anni i medici sono rimasti in 6 (5 + 1) e non c’è stato avvicendamento tra pensionati e nuovi assunti. Questo ha portato a una riduzione delle attività ambulatoriali e a un dimezzamento dei posti letto. Ce n’erano 21, ora sono 11. Ciò comporta un mancato decongestionamento del Pronto Soccorso che non sa dove ricoverare le persone richiedenti cure specialistiche. Vi stazionano per giorni e giorni, con ovvi disservizi. Pochi giorni fa si è verificato che era presente un solo medico per 36 pazienti.
Il vero problema, dunque, è la mancanza di personale, aggravato da attrezzature obsolescenti, non sostituite. Alcuni dei medici dell’ospedale dell’Annunziata si sono formati per una metodica denominata ecoendoscopia per la quale l’azienda ha anche investito risorse economiche (stage all’Ismett e al San Raffaele), ma non è mai stato acquistato un ecoendoscopio. Altri reparti, come Medicina Interna, raggiungono risultati encomiabili in termini di prevenzione e diagnosi del tumore alla tiroide o al fegato, ma non potendo coprire un’utenza così vasta, migliaia di pazienti si riversano nelle strutture private. Molti devono recarsi spesso fuori regione o di recente a Reggio Calabria dove hanno investito in attrezzature e personale, realizzando i concorsi a tempo indeterminato.
Possibile che nella stessa regione ci sia questa difformità? Ai commissari rotanti bisognerebbe chiedere quante sono le unità mediche e infermieristiche aggregate in totale nei vari reparti dell’ospedale di Cosenza, e in ciascuno di essi, dall’insediamento del presidente Occhiuto alla Regione, cioè dall’ottobre 2021 ad oggi. Quanti erano 5 anni fa e quanti sono adesso i medici e gli infermieri? Sono in programma acquisti di nuove strumentazioni per reparti come quello di Medicina Interna? A quanto ammontano le risorse impiegate negli ultimi 5 anni?
Il vizietto del TSO
In altri settori, come Psichiatria, si propongono in continuazione TSO e ricoveri ripetuti a brevissima distanza di persone con patologie croniche, che sul territorio non trovano risposte e contesti adeguati. La gestione dei pazienti è spesso completamente a carico delle famiglie, quasi sempre formate da genitori anziani. Ciò fa lievitare i costi e le patologie diventano sistemiche nel contesto familiare. Per quanto riguarda i posti convenzionati nelle cliniche, sono pochissimi. I malati psichiatrici non hanno lo stesso decorso degli anziani nelle RSA. Cinicamente parlando, non muoiono frequentemente, perché non soffrono di patologie organiche. Questo fa sì che i letti convenzionati siano un miraggio per chiunque, perché i posti non si “liberano” mai. Ciò crea una disuguaglianza enorme fra chi può pagare la retta e chi invece rinuncia al ricovero.
La rotazione dei commissari, disposta di recente da Occhiuto, ha fatto slittare l’audizione dei vertici di Asp e Ao in commissione regionale Sanità. Ai direttori La Regina e Mastrobuono non è stato quindi possibile chiedere quali siano stati negli ultimi anni gli interventi concreti (per esempio, assunzioni all’interno del Csm) per potenziare i servizi territoriali dedicati alla salute mentale. Quante sono nel territorio della provincia di Cosenza le unità operative nell’assistenza domiciliare e nel supporto alle famiglie dei pazienti psichiatrici? È in programma l’assunzione di nuovo personale?
“Fascicolo sanitario? E che cos’è?”
In questo delirio disorganizzativo, è passato inosservato il fascicolo sanitario elettronico. Sebbene sia stato attivato, nei reparti oncologici di ospedali come quello di Cosenza i malati di tumore devono ogni volta raccontare da capo ai medici la propria storia. In Calabria, per questioni di mera sopravvivenza, si ricorre all’autodiagnosi e all’anamnesi autogestita permanente, con immaginabili conseguenze. Sarebbe interessante sapere quali risorse abbiamo impegnato negli ultimi tre anni per formare il personale sanitario in materia di lavoro a rete e gestione della digitalizzazione dei dati.
È evidente che tra di loro le diverse strutture sanitarie non comunicano. Inoltre numerosi esami diagnostici (per esempio, la calcitonina) sono stati sospesi. Disagi enormi in territori vasti come quello cosentino comporta l’assenza del reparto Senologia. In assenza di interventi istituzionali, la società civile si è dovuta organizzare da sola. Non è casuale che un’associazione come Onco MED, senza scopo di lucro e con obiettivi come la diffusione della cultura della prevenzione oncologica attraverso uno studio medico multidisciplinare gratuito per indigenti, nel 2021 abbia registrato 550 accessi in studio, 10 interventi domiciliari, 500 percorsi di cura e 528 esami diagnostici.
Mentre la pandemia si appresta ad andare in vacanza, la sanità pubblica in Calabria – specie a Cosenza – non smette di sanguinare. Dilaniato dal trasferimento di fondi e funzioni ai privati, mutilato da tagli alla spesa, affossato dai ripetuti commissariamenti, il sistema sanitario calabrese attende che diventino atti concreti i roboanti annunci della nuova giunta regionale. Gli ospedali di Trebisacce e Praia non hanno ottenuto riattivazioni di reparti. Dei centri Covid non ne è stato reso attivo neanche uno.
Il presidente della Regione, Roberto Occhiuto, ha detto che ci sarebbero risorse disponibili per coprire 2500 posti, ma le strutture amministrative burocratiche ospedaliere sono adeguate a sviluppare nei tempi dovuti i concorsi e le assunzioni? E la volontà politica c’è? Il commissario La Regina ha eseguito 87 stabilizzazioni. Sono la classica goccia nell’oceano, se pensiamo che nel 2022 nell’Asp di Cosenza sono programmati 300 pensionamenti.
Sanità a Cosenza, il peccato originale di Adamo
La provincia bruzia, per estensione e abitanti, da sola costituisce più del 40 per cento del territorio regionale. Dal 2007, da quando le aziende sanitarie e ospedaliere furono accorpate e da 11 passarono a 5, è sprofondata in un abisso. Tra gli artefici del provvedimento, Nicola Adamo, all’epoca vicepresidente della giunta regionale. Il provvedimento fu approvato di notte. L’Asp di Cosenza amministra 150 Comuni, quella di Crotone 27.
La conclusione è che nessun essere umano può essere in grado di governare l’Asp (e la sanità) di Cosenza. Il direttore generale o commissario che dir si voglia ha infatti sotto di sé una pletora di personaggi che non prendono ordini da lui, bensì dai rispettivi protettori politici. L’emergenza quotidiana da gestire ogni giorno propone vertenze, carenza di fondi e visite della Guardia di finanza. C’è poi il problema dei costi. Una siringa non può costare un prezzo diverso in province differenti della regione. Gli ambiti territoriali sono vasti, disegnati male, ingestibili.
Intanto a Rossano proseguono i lavori per la realizzazione dell’ospedale “della Sibaritide”. Bisognerà capire da dove arriveranno le risorse per attivarlo. I fondi per il cemento sono stati reperiti. Quelli per i medici mancano da anni. I nuovi (molti dei quali, vecchi) commissari nominati per le varie aziende sanitarie e ospedaliere avranno gli strumenti per fornire risposte alle tante domande dei calabresi senza sanità? Oppure continueranno a lasciarsi cullare dall’ignavia? E che fine ha fatto il progetto del nuovo ospedale finanziato da anni?