Mare monstrum, 40mila kg di pesca illegale in Calabria

Il rapporto di Legambiente fotografa una regione quarta in Italia per numero di infrazioni accertate dalla Guardia costiera, pari al 7,2% del totale nazionale con 470 persone denunciate o arrestate

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Il mare Mediterraneo è malato. A dirlo sono le eloquenti immagini che ogni estate ci pongono di fronte alla squallida realtà dell’acqua sporca e di turisti in fuga. Ma adesso sono anche i dati diffusi da Legambiente.
Inquinamento, abusivismo edilizio e pesca illegale sono le cause del grande male che affligge il nostro mare. Anche e soprattutto in Calabria dove il mare, se tutelato e valorizzato, potrebbe essere l‘elemento chiave di una rinascita economica e turistica della regione.

Il lockdown non ha fermato la mattanza

Sui problemi della depurazione e sull’abusivismo che deturpa le coste si sono scritti fiumi di inchiostro, mentre poco o nulla è stato detto sulle conseguenze della pesca illegale per l’ecosistema marino e non solo. Neanche un anno di lockdown è servito ad arginare l’aggressione criminale alle coste e al mare: i sequestri effettuati dalle Capitanerie di porto e dalle Forze dell’ordine, hanno fatto segnare numeri in costante crescita.

Reti illegali sequestrate dalla Guardia costiera
Pesca fuorilegge

Per inquadrare il potenziale impatto della pesca illegale è necessario operare una prima distinzione tra pesca professionale e pesca sportiva.
La prima, regolamentata dal consorzio Mably, rileva i dati di cattura e sbarchi per conto del ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali e avviene tuttavia su base campionaria e attraverso il dichiarato dei battenti che è obbligatorio solo per i natanti superiori ai 10 metri. Questi però rappresentano solo il 38% della flotta da pesca esistente in Italia.

Una rete di controllo dalle maglie davvero troppo larghe che diventano voragini quando si parla di pesca sportiva. Basti solo pensare che la Federazione italiana operatori pesca sportiva, che rappresenta oltre 600 negozi di articoli da pesca, dichiara due milioni di pescatori sportivi e ricreativi. Un numero in crescita esponenziale che sfugge ad ogni tentativo di controllo e monitoraggio.

Il bianchetto: l’oro del mare

Nel 2020 la Calabria è stata la quarta regione d’Italia per numero di infrazioni accertate (324) pari al 7,2% del totale nazionale con 470 persone denunciate o arrestate e 280 sequestri effettuati.
La Capitaneria di porto, solo nel 2020, lungo i 715 km di costa calabrese ha sequestrato la bellezza di 40.446 kg di prodotti ittici. Sono dati emersi da Mare monstrum 2021, il rapporto annuale di Legambiente.

In Calabria novellame, tonno e pesce caviale

Ogni regione ha le sue specialità. In Calabria la maggior parte degli illeciti riguarda la pesca illegale di pesce caviale, tonno e novellame. In Sicilia, Campania e Puglia la pesca illegale si concentra invece su datteri di mare, crostacei e molluschi.
La pesca del novellame di alice e sarde, detta anche neonata, bianchetto o rosamarina, è una tradizione tutta calabrese che arreca un danno alla fauna marina di proporzioni enormi.

Il medico veterinario Santi Spadaro ha indicato la portata di questo scempio: «È una pesca che crea un danno biologico devastante, ogni chilo di novellame corrisponde a 2 quintali di pesce adulto».
Un business difficile da individuare e da contrastare. Un kg di novellame può essere acquistato dai 13 ai 15 euro per poi essere rivenduto nella ristorazione con ricavi importanti.

“No driftnets”

Le Capitanerie di Porto e la Guardia Costiera sono da sempre impegnate a contrastare la pesca illegale soprattutto quando questa avviene attraverso l’utilizzo delle reti da posta derivanti che non vengono ancorate al fondo ma sono lasciate libere di muoversi in balìa delle correnti, intrappolando ogni tipo di specie marine senza possibilità di distinzioni.
Nel 2021, dal 15 aprile al 15 luglio, il Centro di controllo nazionale pesca ha pianificato a livello nazionale l’operazione “No Driftnets” (nessuna rete derivante).

Nella nostra regione i controlli sono avvenuti nel Tirreno Cosentino con la nave Gregoretti impegnata nello specchio d’acqua antistante le Isole Eolie e la nave Cavallari a largo di Amantea. La prima ha sequestrato attrezzi e reti da posta per oltre 10 chilometri. La seconda ha individuato invece 2,5 chilometri di rete illegale che aveva intrappolato anche delle mante (una specie protetta), una della quali di circa mezza tonnellata.
Altri interventi sono stati svolti dai militari in località San Lucido di Cetraro, dove sono state ritrovate altre 3 reti lunghe circa 3,8 chilometri.
Tutte le attrezzature sono state sequestrate e i trasgressori sanzionati.

Depauparamento del Mediterraneo

Atti internazionali e della Unione europea hanno messo in guardia l’Italia sul sovrasfruttamento degli stock ittici e sulle crescenti minacce alla sopravvivenza di molte specie di pesci e di altre specie marine.
Ma nessun vero deterrente normativo è in atto, quasi come se i dati sullo sfruttamento del mare e l’impatto della pesca amatoriale non fossero sufficientemente allarmanti.
E al danno si aggiunge la beffa. La nuova legge 27 del 29 marzo 2019 “Capo IV Bis – Misure a sostegno del settore ittico” ha di fatto ridotto molte delle sanzioni amministrative in vigore e prevede sanzioni per la pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata, principalmente in via amministrativa con sanzioni pecuniarie non deterrenti attribuendo rilevanza penale solo in un residuale numero di ipotesi.

Il grido di Legambiente

Sembra quasi un incentivo alla pesca illegale. Duro il giudizio di Legambiente: «È necessario rafforzare il sistema normativo e dotare di strumenti idonei gli organi inquirenti per consentire di contrastare la pesca illegale e per assicurare l’effettiva tutela delle specie oggetto di pesca e dell’ambiente marino».

Al vuoto normativo si somma quello culturale. Fino a quando i menù dei ristoranti saranno pieni di frittelle di bianchino e fritture di “fragaglia”, i retrobottega delle pescherie di vasetti di tonno pescati illegalmente nei mari calabresi, il mare nostrum diventerà sempre più mare monstrum.

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