di Tommaso Scicchitano
Quando nel 2013 Jorge Mario Bergoglio, gesuita argentino, si affacciò dalla loggia di San Pietro presentandosi come il Vescovo venuto “quasi dalla fine del mondo”, fu subito chiaro che qualcosa stava cambiando. Abiti semplici, un’auto utilitaria, telefonate dirette ai fedeli: uno stile nuovo per un Papa che voleva una Chiesa “ospedale da campo”, vicina ai feriti della vita, misericordiosa, attenta ai poveri e alle periferie del mondo. Il suo obiettivo dichiarato? Riformare.

La prima delle sfide: riformare la gestione dei soldi
Una delle sfide più grandi era rimettere ordine nelle finanze vaticane, spesso al centro di scandali e sospetti. Francesco ha ereditato una situazione difficile, con poca trasparenza. Ha avviato una vera rivoluzione: ha centralizzato la gestione economica, creando nuovi organismi di controllo (come la Segreteria per l’Economia) e potenziando quelli esistenti (). Ha riformato lo IOR, la cosiddetta “banca del Papa”, con nuovi statuti (aggiornati nel 2023), limiti ai mandati dei dirigenti, regole più stringenti sui conflitti di interesse e affidando i controlli a revisori esterni(Statuto dell’Istituto per le Opere di Religione).
Il Vaticano fuori dalla lista nera dei paradisi fiscali
Risultato? Il Vaticano è uscito dalla “lista nera” dei paradisi fiscali e ha iniziato a parlare il linguaggio della trasparenza. Ma la strada è stata in salita, tra resistenze interne e nuovi scandali emersi durante il processo (con condanne anche recenti per dirigenti e un cardinale). Simbolica, però, la mossa di togliere ai cardinali gli affitti di favore per gli appartamenti vaticani: un segnale che le regole valgono per tutti. Ha anche riformato profondamente la Curia Romana, il “governo” centrale della Chiesa, con la costituzione Praedicate Evangelium.

L’idea di Sinodo come cammino condiviso
Ma forse il progetto più ambizioso di Francesco è la “sinodalità”. Una parola difficile che significa semplicemente “camminare insieme”. L’idea è rendere la Chiesa meno verticistica, più capace di ascoltare tutti – vescovi, preti, suore, uomini e donne laici – per capire dove lo Spirito Santo la sta guidando. Ha lanciato un processo globale durato anni, con consultazioni in tutto il mondo e assemblee a Roma. Proprio in queste settimane di aprile 2025, ad esempio, si è conclusa la seconda assemblea del cammino sinodale italiano. È un cantiere aperto, un tentativo di cambiare il modo stesso di essere Chiesa.
I sogni di Francesco e le divisioni interne alla Chiesa
Un sogno affascinante, ma che ha acceso anche forti polemiche. Il “camminare insieme” ha fatto emergere tutte le divisioni interne alla Chiesa, come vedremo successivamente. Le discussioni sinodali sono diventate terreno di scontro su temi caldissimi:
- Accoglienza LGBTQ+: La questione se e come accogliere le persone omosessuali nella Chiesa, culminata nel dibattito infuocato seguito a Fiducia Supplicans sulle benedizioni, ha mostrato posizioni inconciliabili tra chi invoca la misericordia e chi difende la dottrina tradizionale.
- Il ruolo della donna: Si è parlato molto di dare più spazio alle donne nei ruoli decisionali, della possibilità di ordinarle diacono (un ministero di servizio), ma la porta al sacerdozio femminile è rimasta decisamente chiusa da Francesco, pur tra le richieste di una parte del mondo cattolico emerse anche nel Sinodo.

L’eredità di un sentiero tracciato
Francesco lascia quindi un’eredità complessa. Ha impresso una direzione chiara, ha aperto processi importanti, ha cambiato il volto del Collegio Cardinalizio. Ma molte riforme, soprattutto quella della mentalità e quella finanziaria, sono ancora in corso d’opera e affrontano resistenze. Il Sinodo, pur avviato, ha più evidenziato le fratture che ricomposto le differenze. Il Papa venuto “dalla fine del mondo” ha scosso la Chiesa, ma la sua rivoluzione appare, oggi, una svolta ancora incompiuta.