Mors tua vita mea: è stata questa, probabilmente, la sintesi della telefonata intercorsa ieri sera tra l’aspirante sindaco di Catanzaro, Valerio Donato, e Wanda Ferro, che è stata il suo sponsor occulto fin dall’inizio della candidatura (unitamente agli imprenditori Giuseppe Gatto e Giuseppe Grillo).
Il tentativo della deputata e commissaria regionale di Fratelli D’Italia di far digerire a Giorgia Meloni il fronte arcobaleno che si sarebbe formato attorno al docente dell’Università di Catanzaro non è andato a buon fine. Niente matrimonio politico tra Lega e Fi con esponenti storici della sinistra catanzarese, l’ex governatore Agazio Loiero e l’ex candidata regionale Amalia Bruni.
D’altronde, il paragone tra Donato e Draghi utilizzato da qualcuno per giustificare la fuoriuscita dal centrosinistra “classico”, non può certo essere utilizzato come carta da giocare sul tavolo dei sovranisti. Fdi è in maniera netta all’opposizione del Governo romano, con continue fibrillazioni all’interno del centrodestra. E in Calabria la linea pare debba essere la stessa.
Lo chiamavano “Gaffeur”
Non hanno aiutato nemmeno le continue uscite mediatiche di Donato. In primis quella – attribuita ad una nota stampa a firma del suo comitato promotore – sul trasferimento del Consiglio regionale a Catanzaro, con tanto di uscita piccata degli esponenti reggini di Forza Italia e Lega che, in teoria e fino all’imminente vertice nazionale del centrodestra, sono i principali alleati del fronte simil civico donatiano.
Ciccio Cannizzaro, deputato e responsabile nazionale di Forza Italia per il Meridione, ha definito la proposta di Donato «grottesca». Le dichiarazioni del professore? «Sicuramente rilasciate dopo un’allegra serata con gli amici», con argomenti «di becero populismo per tentare di strappare qualche voto». Non ci è andato più leggero il leghista Giuseppe Gelardi, che ha parlato di una «boutade non certo degna di un candidato sindaco».
Salvini? Non sul palco, ma con le liste
Durante un confronto televisivo con gli altri candidati, poi, Valerio Donato si è lasciato sfuggire questa frase: «Se dovesse venire Salvini farà la sua attività politica, ma non potrà vedere a fianco di Salvini la mia persona». Insomma, niente comizio congiunto su un palco, ma ben due liste, allestite dal presidente del Consiglio regionale Filippo Mancuso (Alleanza per Catanzaro e Prima Catanzaro) pronte a foraggiare Donato in termini di consensi.
L’evidente contraddizione ha mandato in escandescenze il leader leghista. Uno che tre anni fa a Lamezia Terme, città del suo unico (e oggi molto silente sulle amministrative del capoluogo) deputato Domenico Furgiuele, non esitò a ritirare la lista per delle dichiarazioni dell’allora candidato sindaco Ruggero Pegna proprio contro Salvini.
In tutto questo marasma è intervenuto in maniera tranchant un rappresentante di un partito semi-alleato del fronte donatiano, il commissario cittadino dell’Udc con delega (di Lorenzo Cesa) alla presentazione della lista Vincenzo Speziali. Per lui «Il professor Donato confermerebbe anche un’altra sua pecca, oltre al berlinguerismo e al relativo moralismo, ammantato dalla cattedraticità, ovvero di essere un noto gaffeur».
Palermo e Catanzaro
Le dinamiche nazionali, checché ne dicano i feticisti del civismo catanzarese, incidono eccome. Ecco perché, nonostante il passo in avanti di Lega, Forza Italia, Italia al Centro e Udc (almeno in parte) a favore di Valerio Donato, Wanda Ferro è rimasta in un imbarazzato silenzio. Si è lasciata scappare a inizio mese solo un sibillino «l’importante è mai con il M5S e con il Pd». Senza pensare, però, che mezzo Pd era già dentro le liste del docente, comunicati stampa alla mano. E che c’era dentro pure Italia Viva, altro elemento di mugugni interni alla coalizione.
Da due mesi, invece, a Palermo i meloniani hanno candidato come sindaca la loro deputata, Carolina Varchi. La sua candidatura in solitaria ha ricevuto il placet dei vertici nazionali, in primis del responsabile organizzativo (che già si occupò delle liste regionali in Calabria) Giovanni Donzelli. La Varchi, giusto qualche giorno fa, ha dichiarato: «Stiamo valutando tutte le opzioni per tenere compatto il centrodestra, che è il nostro perimetro. Evidentemente la nostra storia rende non percorribile la strada di una campagna elettorale in compagnia degli esponenti di Italia Viva».
Telefono bollente
Già, perché il tavolo nazionale del centrodestra ‘rianimato’ da Berlusconi è chiamato a risolvere le spaccature sui territori. Ma difficilmente la Meloni – a differenza di un Salvini in affanno, che arriva a tollerare di essere preso a pesci in faccia in diretta tv da un ‘suo’ candidato in un capoluogo di Regione – digerirà la candidatura di Valerio Donato, nonostante le sollecitazioni. E le telefonate roventi di questi giorni tra il cognato di Giorgia Meloni, il deputato Francesco Lollobrigida, Wanda Ferro e Fausto Orsomarso, lo dimostrano.
Ecco perché anche a Catanzaro, fino a una determinazione del tavolo nazionale di centrodestra dal quale dovrebbe spuntare un nome unitario (e nuovo?) sia a Catanzaro che a Palermo, il diktat della Meloni alla Ferro rimane quello di correre da soli con un proprio candidato.
Wanda si “nasconde” dietro Pietropaolo
A differenza di Palermo, però, su Catanzaro non c’è stata la discesa in campo del deputato del luogo che, nel caso della Calabria, è anche commissario regionale. Wanda Ferro ha deciso di trincerarsi dietro il nome di Filippo Pietropaolo, il “suo” candidato (e di Michele Traversa) alle elezioni regionali, non eletto e poi ripescato come assessore regionale al Personale della Giunta Occhiuto.
Piccolo particolare: dei circa 4500 voti raccolti, soltanto 716 sono stati presi nella città di Catanzaro, a fronte dei quasi 1700 del consigliere eletto, Antonio Montuoro (che di candidarsi non ci pensa nemmeno). Pietropaolo, inoltre, nel 2014 quale candidato regionale del Pdl prese poco più di 800 voti a sostegno dell’allora candidata presidente, Wanda Ferro. Non è, quindi, da considerarsi un candidato forte.
C’è da dire, però, che quello che tutti i sondaggi danno come primo partito italiano, con percentuali oltre il 21%, non si può certamente permettere di ottenere percentuali da prefisso telefonico sbagliando candidato in un capoluogo di Regione che esprime un deputato-commissario regionale del partito.
Ecco perché Wanda è in un cul-de-sac: da sponsor (più o meno) occulto dell’ex Pd Valerio Donato, può diventare (glielo si sta chiedendo in queste ore) la candidata probabilmente di una buona parte del centrodestra, che ritroverebbe unità attorno alla sua figura grazie ai tavoli romani. In ballo c’è la credibilità (e la faccia) di Giorgia Meloni al Sud e la candidatura in Parlamento della Ferro, di Orsomarso e della combriccola sovranista nostrana. Insomma, la Meloni è stata chiara: non si gioca a fare le comparse.
“Venti da sud” vola via?
La lista civica Venti da sud, stilata dal consigliere regionale di Fratelli d’Italia Antonio Montuoro, intanto ha partecipato pochi giorni fa alla riunione della coalizione di Valerio Donato. Alcuni candidati, inoltre, hanno già fatto circolare il loro santino con la scritta “Donato Sindaco”. Un passo affrettato oppure un calcolo per andare verso una Forza Italia che senza Mimmo Tallini a Catanzaro è un contenitore tutto da riempire? Lo vedremo.
È un fatto che all’interno del gruppo di Montuoro sono presenti i consiglieri comunali uscenti Roberta Gallo, sua portaborse in Regione (e già portaborse del portavoce di Mimmo Tallini nel 2020), Emanuele Ciciarello, la cui moglie Lucia Arturi è anch’essa sua portaborse in Regione, Antonio Angotti, la cui sorella è suo componente interno di struttura. Oltre a loro c’è anche Luigi Levato, già capogruppo di Forza Italia a Catanzaro, eletto nel 2017 con circa 1.300 preferenze personali.
Insomma, un team di portatori di consenso di tutto rispetto (che Pietropaolo, Ferro e Traversa non hanno). E che, però, come si è detto, potrebbe tornare alla “casa madre” e non soggiacere alla disciplina di partito. Lo stesso Montuoro è stato vicepresidente della Provincia in quota Forza Italia.
Quindi, non sorprenderebbe tale decisione che, certamente, porterebbe Wanda Ferro a scegliere tra la fedeltà romana al partito che l’ha eletta nel 2018 (con la “spintarella”, di recente pubblicamente vantata, del senatore Giuseppe Mangialavori) e lo stantio trasversalismo furbetto catanzarese dal quale è gemmata la candidatura di Valerio Donato.