Vittoriana Abate in onda su Rai uno con “Le voci delle donne”

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Vittoriana Abate in onda domenica 24 novembre su Rai Tre alle 13:00 con la prima puntata di “Speciale Le Voci delle donne”. Il programma, condotto dalla giornalista di Rai Uno Vittoriana Abate, è un faro acceso sul drammatico fenomeno del femminicidio. Un viaggio attraverso le testimonianze di donne vittime di violenza affidato al ricordo dei familiari di quelle donne – anche molto giovani – che non ce l’hanno fatta e al racconto di quelle più fortunate che sono sopravvissute; senza dimenticare il dolore e le difficoltà di chi resta, gli orfani di femminicidio.

L’obiettivo è quello di avvicinare – e provare a spiegare – le radici della violenza sulle donne grazie agli interventi di ospiti del mondo della cultura e delle Istituzioni con i quali passare in rassegna gli strumenti legislativi messi in campo per la prevenzione e il contrasto di questa vera e propria ‘piaga’ sociale. E’ stato inserito nella programmazione della direzione approfondimenti Rai guidata dal direttore Paolo Corsini. “Non mi abituerò mai a considerare queste drammatiche vicende solo un ennesimo caso di femminicidio”, sottolinea Vittoriana Abate, tra l’altro autrice assieme all’avvocato e docente universitario Cataldo Calabretta del saggio “Sulla pelle e nel cuore. Quei bravi ragazzi che uccidono” (Graus Edizioni); che ha fornito lo spunto per la realizzazione del format nell’ambito delle strutture del vicedirettore vicario Marco Caputo e del vice direttore Giovanni Alibrandi . Il set, prevede una parte di riprese in esterno – ambientata sulla Piazza di Montecitorio – ed una parte in uno studio televisivo.

La scena è allestita con panchine e scarpe rosse ed il racconto si avvale anche di una serie di servizi filmati ed interviste.

Il messaggio che si vuole veicolare è indissolubilmente legato alla consapevolezza che la violenza sulle donne non può essere confinata a mera faccenda privata: la storia delle vittime di violenza può essere la storia di chiunque, anche la nostra. Quindi nessuno può sentirsi escluso dal formulare risposte e da adottare comportamenti che alimentino e rafforzino la cultura del rispetto a cominciare da una presa d’atto: qualunque cosa abbia a che fare con la violenza non può essere chiamato amore.

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