Vitalizi in Calabria: quanto ci costano le pensioni dei politici?

Ogni anno la Regione spende oltre sette milioni di euro per i protagonisti delle precedenti legislature. Chi guadagna di più e chi meno, tra somme sequestrate dopo danni erariali e trascorsi più o meno lunghi nelle aule del potere

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Capita a volte di pensare che i politici locali non abbiano dato un grande contributo per il futuro dei nostri territori. Certo è che grazie ai contribuenti calabresi il loro, di futuro, sarà più sereno di quello della maggior parte dei rispettivi elettori. Perché il periodo trascorso in Regione Calabria, oltre a uno stipendio tra i più alti del Paese durante il proprio mandato, garantirà ai vecchi eletti i sospirati vitalizi e le agognate indennità differite. Quelle finite nell’occhio del ciclone dopo il tentativo di farle elargire con «la legge che si illustra da sé» (poi ritirata) qualche anno fa. Stando alle stime più recenti, costano poco più di 7 milioni di euro ogni anno alla Calabria, oltre mezzo milione al mese.

Vitalizi in Calabria: quelli che guadagnano meglio

In Calabria c’è stato un tempo in cui Pino Gentile era il Maradona delle preferenze, oggi invece è il Cristiano Ronaldo dei vitalizi. Avrà anche dovuto cedere la poltrona in aula Fortugno alla figlia Katya, ma, forte delle numerose legislature trascorse tra Consiglio e Giunta, è ancora quello che incassa di più tra i nostri ex governanti per i servizi resi alla collettività. I suoi anni alla Regione valgono un assegno da circa 8.500 euro al mese. Come lui non c’è nessuno, gli altri meglio retribuiti non arrivano nemmeno a quota 8.000.
Si ferma a circa 7.600, per esempio, Mario Pirillo, che troverà comunque modo di mettere insieme il pranzo e la cena con l’altro assegno da ex europarlamentare. Problema (e soluzione) simile per Mario Oliverio, ex governatore e consigliere che si ferma a soli 3.500 euro al mese: può contare comunque anche sulla pensione da deputato e quella maturata per il suo lavoro a scuola, seppur in perenne aspettativa per impegni politici.

Di soldi ne vanno più del doppio, circa 7.100 euro, a Mimmo Tallini. Poca cosa, certo, al cospetto delle lezioni sul fascismo che il politico catanzarese ha generosamente regalato dai banchi dell’Aula Fortugno negli anni. Parrebbe quasi un premio alla cultura se non fosse che Mimmo Talarico, pur autoiscrivendosi al club dei principali pensatori del ‘900, ogni 30 giorni ha diritto a soli 2.700 euro. Al suo omonimo Francesco, preso da ben altri pensieri ultimamente, ne vanno invece 6.200.

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La conclusione del curriculum presentato da Mimmo Talarico alle ultime elezioni regionali

Inchieste, danni erariali e vitalizi in Calabria

A volte capita che gli assegni in questione – o, almeno, parte della cifra – tornino automaticamente nelle casse di chi paga. È il caso di quanti, durante il loro mandato, si sono macchiati di danno erariale nei confronti della Regione Calabria, con conseguenze per i loro vitalizi. Solo per citare qualche nome finito in Rimborsopoli: Antonio Rappoccio e Giulio Serra, oppure Luigi Fedele.

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Giuseppe Scopelliti, ex presidente della Regione Calabria

Non sono gli unici percettori di vitalizio ad avere o aver avuto problemi con la giustizia italiana. Nell’elenco dei beneficiari, ad esempio, ci sono alcuni dei protagonisti della recente inchiesta che ha travolto Crotone e provincia. Vincenzo Sculco in primis, con i suoi 3.200 euro mensili, ma anche un habitué (suo malgrado) delle indagini sui politici calabresi come Nicola Adamo, che di euro ne prende quasi 6.900 ogni 30 giorni. O chi, come Peppe Scopelliti, è passato dalle patrie galere dopo gli anni nei palazzi del potere: per l’ex governatore ci sono circa 4.700 euro al mese dallo scorso ottobre. Sono pressappoco 1.500 in meno rispetto al suo predecessore Agazio Loiero, ma comunque più dei 3.900 toccati in sorte a un altro ex presidente della Regione, Giuseppe Chiaravalloti.

In famiglia

Gino e Michele nel resto d’Italia sono i due autori comici tra gli ideatori di Drive-In e Zelig; in Calabria i Trematerra, padre e figlio. A casa loro di euro ne arrivano circa 8.500 al mese, 4.100 al papà e il resto al pargolo. A casa Morrone invece, nell’attesa che Luca raggiunga l’età della pensione (e la relativa indennità) ci si accontenta dell’assegno da 6.400 euro mensili per il babbo Ennio. Nel remoto caso di difficoltà economiche da affrontare, c’è comunque la nuora Luciana De Francesco a poter dare una mano con lo stipendio da consigliera in aula Fortugno.

Luigi Incarnato, a sua volta, si ritrova a lavorare gratis come braccio destro – per gli oppositori più maliziosi: alter ego – del sindaco di Cosenza, Franz Caruso, ma per fortuna ci sono i vitalizi della Regione Calabria. Nel suo caso, corrispondono a circa 3.800 euro mensili che gli consentono di entrare nel supermercato a fare la spesa senza eccessivi patemi.
Menzione d’onore finale per Baldo Esposito: il suo, sarà che non si chiama più vitalizio tecnicamente, sembra quasi il moribondo reddito di cittadinanza. L’assegno, data la brevità dei suoi trascorsi in aula, si ferma infatti a poco meno di 1.000 euro mensili. Prendono come minimo il doppio di lui perfino i beneficiari degli assegni di reversibilità per gli ex consiglieri deceduti. Sono una cinquantina e costano in totale alla Regione poco meno di 120mila euro ogni mese.

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