Quello che mai nessuna amministrazione eletta dai cittadini di Nocera Terinese aveva mai osato fare, è stato compiuto da una Commissione straordinaria.
I commissari insediatisi dopo lo scioglimento del Consiglio comunale nel 2021, in un sussulto tardo illuminista hanno posto fine a una tradizione antichissima, quella dei Vattienti, le cui radici affondano nel ribollente calderone dei tempi, dove culture subalterne, fede religiosa e ritualità arcaiche si intrecciano e si sovrappongono in modo inestricabile. Prevedibilmente il malumore tra i noceresi è cresciuto rapidamente e a sostenere il disappunto popolare è Fernanda Gigliotti, ex sindaco di Nocera e avvocato.
I Vattienti fuori da ogni giurisdizione?
«Il rito dei Vattienti è da considerarsi fuori da ogni potere laico, sia amministrativo che giuridico, la disposizione del proprio corpo resta al di fuori della giurisdizione dei tribunali e degli enti di governo», sostiene l’ex sindachessa. Da legale, ha sconsigliato i Vattienti di ricorrere al Tar nel tentativo di annullare la decisione dei commissari amministrativi. «Ho spiegato loro che non conviene perché è nei poteri dei commissari assumere decisioni di questa natura, ma soprattutto perché rivolgersi al Tar avrebbe implicato riconoscere che il rito di cui sono protagonisti è subordinato all’autorità giudiziaria».
In effetti la Gigliotti crede che i Vattienti non debbano dare conto nemmeno alla Chiesa, cui appunto non fanno parte. «Loro si autodeterminano e non hanno bisogno di autorizzazioni, anzi da cittadina io credo che debbano custodire il rito». L’invito dell’avvocato è quello di praticare la mortificazione della carne in forma privata, «esattamente come è avvenuto negli anni della pandemia, quando rispettando l’ordine di non uscire si sono flagellati in casa».
«Nelle manifestazioni pasquali ancora oggi, nel Sud, si attuano una serie di modalità folkloriche che testimoniano la presenza di un cattolicesimo popolare con caratteristiche diverse dal cattolicesimo “ufficiale”», scriveva Luigi Maria Lombardi Satriani, spiegando come fede e tradizioni popolari trovassero una tacita coniugazione.
La Chiesa non ha una posizione ufficiale
Eppure sul tema non pare esistere una posizione ufficiale della Chiesa, il cui sguardo su questi fenomeni è sempre stato paziente, senza però rinunciare all’impegno educativo. Un riscontro di questa posizione lo troviamo nelle parole di monsignor Francesco Savino, vicepresidente della Cei e vescovo di Cassano, che spiega come pur mancando una posizione dogmatica, «non sono mai venuti meno attenzione e rispetto verso le tradizioni popolari e il loro modo di interpretare il rapporto tra uomo e Dio e specificatamente con la Passione di Cristo». Tuttavia subito dopo il vescovo azzarda una domanda che nella sua retoricità disvela quale deve essere la natura della relazione tra umanità e trascendenza. «Ma davvero Dio vuole che ci facciamo male nel rapporto con Lui? Davvero le mie gambe, il mio petto, devono sanguinare perché io possa mostrare la mia devozione?».
Monsignor Savino: il senso del dolore
Va da sé che un cattolicesimo maturo risponderebbe di no a queste domande, che tuttavia meritano un approfondimento, perché come spiega don Savino esse pongono «il problema del senso del dolore, della fatica ineludibile del vivere, della fragilità del nostro corpo, cui non siamo chiamati ad aggiungere altra sofferenza».
Si trasformino dunque i pezzi di sughero dentro cui i Vattienti piantano cocci di vetro per flagellarsi il corpo in consapevolezze capaci di esigere giustizia e solidarietà per tutti. «Dobbiamo convertire il nostro sguardo versi gli ultimi, le persone che soffrono, verso le vittime delle mafie, del lavoro nero, dello sfruttamento».
È sempre Lombardi Satriani a rammentarci come i «rituali della flagellazione evochino un retroterra in cui lo spargimento di sangue proprio o altrui, è considerato un atto utile a placare lo sdegno divino e a suscitare un intervento misericordioso». Mentre è sempre monsignor Savino che con le parole del Papa Francesco sottolinea come si «debba restare coerenti col Vangelo». Come dire che il primo atto misericordioso deve partire da qui, tra gli uomini.