Nei ballottaggi il centrosinistra imperversa un po’ ovunque. A Monza, a dispetto dell’impegno di Berlusconi per il sindaco uscente Dario Allevi (sostenuto anche da Lega e Fdi). E peggio che andar d notte a Verona, dove Damiano Tommasi ha approfittato delle frizioni interne al centrodestra e si è imposto sull’ex sindaco Federico Sboarina.
A conferma che non c’è due senza tre, le stesse frizioni si sono ripetute a Catanzaro, con un esito altrettanto devastante. Al riguardo, è stato profetico Roberto Calderoli, quando si è lasciato scappare un’espressione piccante: «Comunque vincerà uno del Pd…».
Eppure nel capoluogo regionale Matteo Salvini si era speso assai, anche mediaticamente, per Valerio Donato. E aveva mandato giù un boccone amarissimo. Cioè quel: «Mai sul palco con Salvini» pronunciato proprio dal “suo” candidato.
La resa dei conti
Da oggi, però, inizia la resa dei conti nel centrodestra nazionale, in cui la batosta di Catanzaro ha il suo peso.
Inequivocabile sul punto Flavio Tosi, big veronese passato in Forza Italia: «Se si sono rotti i tavoli a Catanzaro a Parma e anche altrove la causa è Verona. Ovverio: Fratelli d’Italia ha fatto saltare il banco ovunque perché a Verona non c’è stato l’apparentamento su Sboarina».
Stando a questo ragionamento, la colpa della “botta” di Catanzaro sarebbe delle scelte politiche della commissaria regionale.
Wanda Ferro, infatti, ha fatto saltare i tavoli di coalizione, ha bruciato nomi come fiammiferi, infine ha ispirato la candidatura di Valerio Donato. Il quale, tra l’altro, è una vecchia conoscenza della deputata meloniana (è stato suo avvocato nel ricorso contro la legge elettorale regionale nel 2014).
Ma siccome nulla a Catanzaro è lineare, Wanda si è candidata contro Donato, salvo sostenerlo (senza apparentamenti) al ballottaggio.
Donato il candidato “scaricato”
Docente della Magna Graecia di Catanzaro e presidente della Fondazione Umg, Valerio Donato ha rivendicato a spoglio ancora in corso la sua matrice di sinistra. In verità, lo ha fatto per tutta la campagna elettorale, nononstante le molteplici iniziative pubbliche con i big del centrodestra.
Ed ecco che la “Rinascita” ha partorito un topolino.
Difatti, la lista espressione della sua proposta politica («nettamente bocciata dagli elettori» ha ammesso a scrutinio quasi finito) si è fermata al 4,9% e ha eletto solo Gianni Parisi, l’ex presidente del Sant’Anna Hospital.
E c’è di peggio: Donato ha avuto il 9,8% di voti in meno rispetto alla coalizione.
Se non è questo un segnale di sfiducia…
Fiorita sindaco: l’uomo della rimonta
Destra e sinistra esibivano la carta “Valerio Donato” da quasi un ventennio alla vigilia di ogni Amministrativa. Forse oggi, alla luce della “remuntada” di Fiorita, si può dire che la carta è stata calata tardi e male.
Al primo turno Fiorita era indietro di 5.800. Al secondo, ha ribaltato le urne e si è trovato avanti 5.045 schede.
Segno che la proposta civica di Donato è stata soffocata dal notabilato locale di centrodestra. Ma ciononostante non ha sfondato.
Big allo sbando
Torniamo a Wanda Ferro: la big meloniana ha postato su Instagram il bacio di Giuda con l’hashtag #quanticenesono. Peccato che il “pasticcio politico” lo abbia imbastito lei.
Il presidente del Consiglio regionale in quota Lega, Filippo Mancuso, che aveva avuto carta bianca per le Amministrative dai vertici del Carroccio, ha diramato una nota stampa in cui riconosce la sconfitta e fa gli auguri a Fiorita. E tutto lascia pensare che, sotto sotto, Domenico Furgiuele, l’altro boss della Lega, se la rida sotto i baffi.
Il cerino in mano
Il coordinatore cittadino di Forza Italia Marco Polimeni, è in un cul de sac.
È rimasto col cerino in mano dopo la dichiarazione pubblica resa al fianco di Donato e del coordinatore regionale Giuseppe Mangialavori: «Lo dico subito: noi non avremo nessuna intenzione il giorno dopo di venderci e di fare accordi innaturali, il giorno dopo rassegneremo immediatamente le dimissioni e non accetteremo nessun accordo trasversale».
«Polimeni parla solo per sé stesso» ha dichiarato più di un eletto nella coalizione di Valerio Donato.
Questa dichiarazione rischia di minare la credibilità politica dell’ex presidente del Consiglio, che secondo i beneinformati era prossimo a diventare portaborse di Michele Comito, il presidente della Commissione sanità del Consiglio regionale, su indicazione di Mangialavori.
Niente anatre, solo volponi
Durante il ballottaggio ha tenuto banco la questione “anatra zoppa”. Che, almeno sulla carta, c’è: Valerio Donato ha 18 Consiglieri, Fiorita ne ha 10.
Ma la politica catanzarese è abituata alle giravolte. La sa lunga Sergio Costanzo, il più votato a Catanzaro. A un quarto d’ora dalla chiusura dei seggi, su Facebook, ha abbandonato il “donatismo” con un’affermazione inequivocabile: «chiunque vinca avrà l’arduo compito di risolvere gli atavici problemi che attanagliano la nostra città e ridare dignità al capoluogo. Vinca il migliore, in bocca al lupo Valerio e Nicola». Un chiaro segnale di consapevolezza del vento elettorale.
Tra consiglieri che si congratulano e altri pronti a diventare “responsabili” per il “bene della città”, Fiorita dovrà barcamenarsi tra i volponi ritornati in un Consiglio che ha poche novità. Una bella sfida.
Talerico: l’ago della bilancia
Antonello Talerico, presidente degli Avvocati di Catanzaro con un ricorso in ballo per subentrare a palazzo Campanella, è riuscito a diventare l’ago (pungente) della bilancia. Nonostante la faida personale con Mangialavori, che spesso lo ha distratto, ha tenuto testa ai due poli al primo turno e ricevuto il sostegno di Carlo Calenda, che ha rivendicato il risultato a doppia cifra di Catanzaro, e di Maurizio Lupi.
Porta in dote, salvo riconteggi, tre consiglieri oltre lui, pronti a sostenere la maggioranza dopo aver dato una bastonata politica a un centrodestra ostile, con la sola eccezione di Roberto Occhiuto.
Partitismo gregario
Nicola Fiorita è risultato forte nella sua impronta civica. Le sue liste Mò e Cambiavento hanno trainato i consensi. Va ricordato che i grillini hanno fatto per primi il suo nome a sinistra, in particolare Paolo Parentela.
il M5S festeggia il primo ingresso in Consiglio comunale (nonostante il 2,77%) con Danilo Sergi. Il Pd cresce di poco rispetto al 2017 (arriva al 5,8%) ma raddoppia la rappresentanza: Giusy Iemma, la presidente regionale, e il segretario cittadino Fabio Celia. Torna anche il Psi (2,7%) con Gregorio Buccolieri.
Questo partitismo è risultato gregario. Toccherà al neo sindaco non divenirne prigioniero.
I fantasmi della campagna elettorale
Non si sono visti per l’intera campagna elettorale né hanno fornito candidati alla coalizione, nonostante le richieste. Sono spariti e ora ritornano.
Parliamo del parlamentare del Pd Antonio Viscomi, già candidato nell’uninominale di Catanzaro. Viscomi il primo turno delle Amministrative pubblicò una foto con i risultati dei candidati del Pd di Pizzo.
«Trovare candidati è difficile» disse ai dirigenti dem di Catanzaro quando gli chiesero di dare un apporto fattivo alla lista.
Idem per la Consigliera regionale del gruppo misto Amalia Bruni. «Ci sto provando senza riuscirci» avrebbe detto, salvo poi spuntare con tanto di Spritz in mano per le photo opportunity.
Zero tituli anche per la sardina Jasmine Cristallo, spuntata a favor di intervista tra baci e abbracci soltanto all’ultimo ma il cui apporto – nonostante il “campo largo” da sempre decantato – è stato, secondo fonti dem, assolutamente nullo