Tutte le testate nazionali lo confermano: il casus belli che ha portato il Movimento 5 Stelle a non votare la fiducia (uscendo dall’aula del Senato) al Governo Draghi è una norma del Decreto Legge “Aiuti”. Quella, cioè, che concede poteri straordinari al sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, per la gestione in autonomia del ciclo dei rifiuti capitolini. E, a seguire, per la realizzazione del termovalorizzatore annunciato lo scorso aprile. Quei poteri aggiuntivi, difatti, consentiranno al primo cittadino romano di derogare al piano rifiuti regionale. Che il termovalorizzatore, invece, non lo prevede.
Termovalorizzatore, il braccio di ferro nazionale
Giusto due mesi fa il presidente del M5S, Giuseppe Conte, stigmatizzò tale ipotesi con un secco “no”. «Termovalorizzatore vuole dire fumi inquinanti, vuol dire scorie leggere e pesanti» disse in diretta su Twitter. Il fondatore e garante Beppe Grillo, a sua volta, parlò di «scelta insensata». Il motivo? «Bruciare i rifiuti è la negazione dell’economia circolare, a maggior ragione se si pensa che quest’impianto avrà bisogno comunque di una discarica al suo servizio per smaltire le ceneri prodotte dalla combustione, equivalenti a un terzo dei rifiuti che entrano nel forno».

Certo, quando si è arrivati a dover trovare una mediazione in extremis, lo stesso Grillo dichiarò: «Non esco dal governo per un c… di inceneritore». Ora, però, è arrivata la decisione di non votare la fiducia al Dl “Aiuti” in Senato, con la capogruppo pentastellata Mariolina Castellone che ha bollato l’inserimento della controversa norma come «una follia»). La contromossa di Mario Draghi? Convocare il Consiglio dei ministri e poi salire al Quirinale per rassegnare le dimissioni (poi respinte). Il nodo è ancor più venuto al pettine.

«È veramente una follia interrompere il Governo. Mandiamo in crisi un governo per un termovalorizzatore a Roma? Ma chi ci rimette? La povera gente», ha dichiarato il sindaco di Milano, Beppe Sala. «Non si fa una crisi per un termovalorizzatore. Il premier non può essere sottoposto a ricatti», gli ha fatto eco il parlamentare e dirigente nazionale del Pd, Enrico Borghi.
Si attende la cosiddetta “parlamentarizzazione della crisi” di mercoledì prossimo, con Mario Draghi che si presenterà alle Camere. Intanto il dibattito sul termovalorizzatore romano come miccia scatenante della crisi stessa tiene banco e a pieno.
L’imbarazzo tra i grillini calabresi per il loro capogruppo
I pentastellati a livello nazionale hanno “inventato” il ministero della Transizione ecologica con a capo il fisico Roberto Cingolani. In altre Regioni, si pensi al Lazio, esprimono l’assessora alla Transizione ecologica, Roberta Lombardi. M5S, insomma, fa dell’ecologia, dell’economia green e della lotta agli inceneritori una assoluta priorità. Al punto d’arrivare a far saltare sia il Governo di Unità nazionale guidato da Mario Draghi sia il tentennante (e arrancante) “campo largo” con il Partito Democratico.

In Calabria, invece, i due grillini in Consiglio regionale sono sotto il tiro sia del Pd che dal gruppo facente capo a Luigi De Magistris. Li accusano di portare avanti una opposizione “supina” o, financo, “inclinata” al Governo guidato da Roberto Occhiuto. Il capogruppo del M5S a Palazzo Campanella, Davide Tavernise, ha esternato posizioni in netto contrasto con quelle dei colleghi di partito romani. E ha suscitato non pochi imbarazzi, in primis tra i parlamentari calabresi che a Roma poi devono render conto, soprattutto in previsione delle elezioni politiche.
Termovalorizzatore a Gioia Tauro? Va bene anche a Cosenza
Tre mesi fa, seduta di Palazzo Campanella del 19 aprile. Proprio due giorni prima che il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, annunciasse il termovalorizzatore che avrebbe poi portato alla crisi di Governo, a Reggio Calabria si discuteva della “Multiutility”.
In quella occasione Tavernise ha preso la parola aderendo espressamente al “Partito dell’inceneritore”.

«Voglio, invece, prendere posizione – le sue parole – su una questione che è associata a questa Multiutility, presidente Occhiuto. Ho letto proprio stamattina in un articolo, su un quotidiano, le dichiarazioni del Sindaco di Gioia Tauro, che io reputo, veramente, vergognose…».«Sentire e leggere – continuava il capogruppo M5S – che se si raddoppia il termovalorizzatore di Gioia Tauro è giusto raddoppiare i posti letto in ospedale, penso sia un atteggiamento un po’ superficiale da parte di chi fa il sindaco. Le faccio una provocazione: io non sono favorevole a priori al raddoppio, sono sicuramente a favore per l’adeguamento dell’inceneritore di Gioia Tauro, perché oggi quell’inceneritore sta ammazzando la gente, non lo dico io, ma lo dicono i fatti. Se non si è d’accordo, presidente Occhiuto, le faccio un invito: al posto del raddoppio di quell’inceneritore e dell’adeguamento, io direi di chiuderlo proprio. Iniziamo a pensare di farlo da un’altra parte».

«…Siccome, a differenza di quello che qualcuno ha detto, io ho coraggio, non è vero che me ne lavo le mani come Don Abbondio, la invito ad iniziare ad individuare anche un altro sito per un termovalorizzatore, magari nella provincia di Cosenza, visto che il sindaco di Gioia Tauro dice che dobbiamo farlo da un’altra parte… È facile dire che siamo contro i termovalorizzatori e contro gli inceneritori, però voi sapete che la migliore Regione, il Veneto, ha raggiunto il 75% di raccolta differenziata. Mia padre che ha la terza elementare mi ha detto che il restante 25 percento o si conferisce in discarica o si brucia. Cerchiamo di bruciarlo seguendo esempi come il termovalorizzatore di Copenaghen o anche quello di Brescia, che sono dei termovalorizzatori moderni» concluse Tavernise annunciando voto di astensione sulla Multiutility voluta da Occhiuto, tra lo stupore e i mugugni dei colleghi di minoranza.
Sindaci in rivolta
«La giunta regionale sta lavorando per il privato. L’azione che ci rimane da fare è la protesta, dobbiamo diventare una spina al fianco della giunta regionale» ha dichiarato il sindaco di Gioia Tauro, Aldo Alessio, oggetto degli strali di Tavernise.
Contattato direttamente da I Calabresi, Alessio ha dichiarato: «Inutile che si parli di adeguamento, è un raddoppio del termovalorizzatore. La salute dei cittadini viene scambiata con l’interesse economico del privato. All’interno del M5S ci sono delle contraddizioni, non hanno una posizione univoca. Nel nostro territorio c’è il senatore Giuseppe Auddino che è al nostro fianco da sempre. Tavernise è penoso, dovrebbe venire a spiegare ai cittadini gioiesi perché secondo lui deve essere raddoppiato il termovalorizzatore».

Alessio ha richiesto l’accesso agli atti per valutare l’impugnativa della delibera di Giunta regionale dello scorso 21 marzo che approvava il documento tecnico di indirizzo per l’aggiornamento del Piano regionale di gestione rifiuti del 2016. Il sindaco della città Metropolitana di Reggio Calabria, Carmelo Versace, aveva annunciato la possibilità di impugnare proprio la legge regionale 10, quella sulla Multiutility.

«Sin dal primo momento siamo stati contrari all’ipotesi di raddoppio di questo impianto che, ribadiamo, non è un termovalorizzatore, ma un inceneritore» ha dichiarato pubblicamente, invece, il sindaco di Reggio Calabria, Paolo Brunetti. È chiaro, quindi, che i sindaci sono sul piede di guerra.
Termovalorizzatore, l’ultima proroga
Intanto l’avviso pubblico esplorativo per “la ricerca di operatori economici interessati alla presentazione di proposte di project financing finalizzate all’individuazione del promotore ex art. 183, Dlgs 50/2016, per l’affidamento della concessione relativa alla progettazione e realizzazione dell’adeguamento e completamento del termovalorizzatore di Gioia Tauro comprensiva della gestione” che scadeva a maggio, è stato prorogato al prossimo 29 luglio.
Sulla manifestazione di interesse si legge che “in Calabria la gestione dei rifiuti urbani è fortemente condizionata e dipendente dallo smaltimento in discarica; in discarica vengono conferiti i rifiuti prodotti dal trattamento dei rifiuti urbani per cui la chiusura del ciclo di gestione dipende dalla disponibilità di volumi di abbanco, registrando una grave criticità dovuta alla carenza strutturale di discariche pubbliche e private sul territorio regionale nonché determinando un aggravio dei costi per i cittadini calabresi per il necessario ricorso a discariche o a impianti di incenerimento extra-regionali”.

Il documento riporta anche che “la Regione Calabria, ricorrendo alla normativa vigente e alle nuove disposizioni di ARERA, intende dotarsi di un mix impiantistico in grado di assicurare il recupero e il riciclaggio di materia dalle frazioni merceologiche che compongono i rifiuti urbani e, a valle, chiudere il ciclo attraverso il recupero energetico dai rifiuti secondari (derivanti dal trattamento delle frazioni merceologiche del rifiuto urbano) nell’impianto di termovalorizzazione di Gioia Tauro”.
Insomma, in Calabria il termovalorizzatore s’ha da fare. Anche grazie al supporto politico del Movimento 5 Stelle. Ma tra il Pollino e lo Stretto, evidentemente, manca un Draghi da mandare a casa.