“Tu vuò fà l’americano”: Telesio, la scuola pubblica che non lo sembra più

Lo storico liceo cosentino al centro delle polemiche. Il preside Iaconianni punta su un modello che alimenti l'immagine di scuola d'élite e porti iscrizioni, ma il rischio è di creare disparità legate al reddito degli studenti. Che hanno occupato parte dell'istituto, mentre chi di dovere non si è ancora pronunciato sul progetto

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Le colonne del pronao del “vecchio” Telesio di cose ne hanno viste parecchie, dagli amori adolescenziali a occupazioni con qualche pugno tra studenti di destra e sinistra. Ma quello che sta accadendo ora era del tutto imprevedibile. Una audace e ben congegnata opera di marketing sta proiettando il liceo classico di Cosenza verso una modernità vagamente yankee. Fatta di divise, trasporti privati, ambienti destinati al relax, cucine e mense, un brand identitario che si chiama Casa Telesio, rette pagate dalle famiglie e qualche non marginale forzatura delle normative.

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Hashtag identitari sulle scalinate che portano al liceo (foto A. Bombini) – I Calabresi

Casa Telesio e l’occupazione

È un cammino intrapreso da qualche anno e che solo recentemente ha assunto in modo palese i connotati di un embrione di scuola di élite. I primi a insorgere contro questo snaturamento dell’idea di scuola pubblica sono stati gli studenti che hanno occupato una parte della struttura scolastica, le aule presenti presso le Canossiane, dove erano d’arbitrio trasferite le classi del triennio. Quelle dove sono gli alunni le cui famiglie non pagano le rette. Proprio a seguito alla protesta, destinata a rientrare dopo l’accordo raggiunto tra gli occupanti e il preside Antonio Iaconianni e che prevede che tra le classi ci sia una turnazione mensile, il problema del Telesio è esploso in modo clamoroso.

Ma cos’è Casa Telesio? Si tratta del frutto della mente del preside Iaconianni, uomo intelligente, capace di esprimere efficacemente lo spirito manageriale che oggi è richiesto ai presidi. E che ha capito che solo l’annessione del Convitto nazionale, di cui è reggente, trasformandolo in una scuola primaria e media, poteva garantire un bacino d’utenza in grado di andare successivamente ad alimentare le iscrizioni del Classico. Della serie: gli studenti me li prendo sin da bambini e poi me li tengo fino alla fine. Una strategia che in tempi di guerra spietata tra le scuole per accaparrarsi le iscrizioni, sarebbe risultata vincente. Ma non bastava.

Attorno a questo progetto era necessario far crescere una idea di scuola speciale, migliore, più efficiente. Per farlo servono risorse, delle quali normalmente le scuole sono prive. Qui entra in gioco il Convitto nazionale. Nato come tutti i convitti come istituto educativo destinato ai ceti sociali meno abbienti, per garantire loro livelli base di istruzione, il Convitto nazionale ha una sua autonomia economica, perché destinatario di risorse necessarie a sostenete le spese dei convittori, quindi la mensa e una volta anche l’alloggio. Oggi quel ruolo è andato sbiadendo, i convittori sono diminuiti, ma le risorse sono rimaste. Queste, sommate ai 1600 euro chiesti alle famiglie, danno vita a una sorta di college, con servizi esclusivi negati ai comuni studenti. Una privatizzazione silenziosa dell’istruzione.

Il Convitto annette il Telesio

Ma questo mondo luccicante aveva bisogno di passi concreti, di tipo burocratico: fare in modo che le due entità didattiche, il Telesio e il Convitto, diventassero una cosa sola. Ma i Convitti non possono, per normativa, essere annessi, quindi era necessario il contrario. Ed ecco che sul sito della Provincia compare l’annuncio che il Convitto annette il Telesio. Del resto le due strutture scolastiche condividono già il nome e anche il dirigente.

Sin da subito tutto questo appare come una forzatura, della quale presso l’Ufficio scolastico regionale di Catanzaro non sanno ufficialmente nulla. Lo dicono chiaramente i vertici dell’istruzione calabrese a Franco Piro, segretario della Cgil scuola, spiegando che fin qui per loro «tutto questo resta solo un annuncio», parole che sembrano anticipare una bocciatura del progetto di Casa Telesio. Su questo Piro è tranciante: «Iaconianni vuole fare una scuola non accessibile a tutti, seducendo i benestanti di Cosenza e acquisendo il Convitto».

Ma pure dentro il Telesio, tra i docenti cresce un certo mormorio, anche se assai cauto. Infatti è sempre Piro a spiegare che i due passaggi fondamentali che riguardano il parere del Collegio dei docenti e del Consiglio d’Istituto pare non siano stati affrontati. La tempesta sollevata dall’occupazione da parte degli studenti e il clamore cresciuto attorno al progetto di Casa Telesio hanno indotto il preside a bloccare tutto, rinunciando anche a rilasciare ogni dichiarazione, rimandando i chiarimenti necessari ad una annunciata conferenza stampa.

Pari e dispari

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L’ingresso del liceo “vecchio” (foto A. Bombini) – I Calabresi

Nell’agonia dell’istruzione pubblica, relegata da sempre a ruolo di Cenerentola, l’idea di proporre alle famiglie, non tutte, ma a quelle più agiate, una scuola che trasmettesse il senso di una élite, non poteva che avere successo. Soprattutto in una città dove lo studiare al Classico significa ancora “marcare l’appartenenza” sociale, collocarsi dentro una gerarchia di status. Una visione della scuola ancora segnata da una impronta gentiliana, per la quale gli altri indirizzi didattici sono destinati a forgiare quadri intermedi, tecnici, comunque fuori dalla possibilità di diventare classe dirigente. Una visione evidentemente condivisa dal preside Iaconianni, che forse in altri tempi avrebbe invece apprezzato le parole con cui Erri De Luca spiega che «La scuola faceva uguaglianza. Non aboliva la miseria, però tra le sue mura permetteva il pari. Il dispari cominciava fuori». Oggi il “dispari” minaccia di entrare dalla porta principale del Telesio.

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