Gli stipendi in Calabria sono in media circa la metà del resto del Paese. E c’è di peggio: tutte e cinque le province della nostra regione sono al di sotto della soglia del reddito di cittadinanza (9.360 euro all’anno), a dispetto di una piccola crescita.
Stipendi in Calabria: i dati del centro Tagliacarne
Il centro studi delle camere di commercio “Guglielmo Tagliacarne” di Novara ha analizzato gli stipendi da lavoro dipendente in tutte le 107 province italiane.
La media pro capite negli anni dal 2019 al 2021 è risultata 12.473 euro annui. Questi dati, ovviamente, riguardano solo i lavoratori, nel pubblico o nel privato.
Non sono, quindi, considerate le partite iva e non si tiene conto del lavoro “nero”.
Le province calabresi sono tutte abbondantemente sotto la media.
La provincia messa meglio è quella di Catanzaro, al 68esimo posto con un reddito medio pro capite annuo di 8.445,54 euro.
Al 73esimo posto c’è la provincia di Crotone con 7.982,50 euro. Segue Cosenza all’88esimo posto con 6.708,28 euro. Subito dopo, all’89esimo posto, c’è Vibo Valentia con 6.696,23 euro e infine, al 95esimo posto, si piazza Reggio Calabria con 6.591,84 euro.
Una magra consolazione
C’è una sola nota positiva: le 5 province calabresi non rientrano tra le 22 che hanno avuto diminuzioni dei redditi. Al contrario, risultano piccoli aumenti,
Una magra consolazione per una situazione che resta molto critica.
Ma i numeri raccontano anche altro, oltre alle evidenti difficoltà.
La classifica nazionale, infatti, ha Milano al primo posto con i suoi 30mila euro medi annui pro capite e chiude con Rieti con 3.317 euro. L’incremento medio è del 2,5% in totale.
La classifica nazionale
Scrive Gaetano Fausto Esposito, direttore generale del centro “Tagliacarne”: «L’analisi dimostra che la geografia delle retribuzioni è diversificata territorialmente, e sotto vari aspetti non rispetta la tradizionale dicotomia Nord-Sud».
E aggiunge: «Se confrontiamo la graduatoria del pil pro capite (che misura la produzione della ricchezza) con quella delle retribuzioni, vediamo che nel primo caso praticamente tutte le ultime trenta posizioni sono appannaggio di province meridionali (con la sola eccezione di Rieti), mentre in quella delle retribuzioni pro-capite troviamo ben 10 province del Centro-Nord, il che induce a riflettere sulle politiche dei redditi a livello locale».
I dati della Calabria: stipendi senza dignità
Le buste paga dei calabresi non solo sono “leggere” (circa la metà della media nazionale), ma sono al di sotto della dignità. Soprattutto, come già detto, inferiori al tetto massimo del reddito di cittadinanza.
C’è dell’altro: nel pubblico le buste paga sono più o meno uguali dappertutto, quindi è chiaro che ad abbassare la media sono i privati. E dato che la media pro capite mensile che emerge dalla classifica in Calabria va da 550 a 800 euro circa è più che evidente che esistono migliaia di persone che forse non riescono ad arrivare nemmeno a metà mese. Inoltre significa che, in tanti altri casi, potrebbero esserci quote di stipendio “in nero”.
La fotografia è chiara e impietosa.
Inutile aggiungere che tutto questo influisce molto anche sull’emigrazione incessante dalla Calabria verso il centro nord del Paese. Da noi bisognerebbe fornire risposte molto più forti e concrete: la situazione attuale è divenuta insostenibile e da tutti i punti di vista…