Sparrow, 10 anni corsari a Rende

Studenti, creativi, sindacati di base e precari. La lunga marcia di un centro sociale occupato che dal 2013 vive negli spazi abbandonati di un liceo

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Qualche anno fa si sarebbe scritto okkupato con quella “k” d’ordinanza sulle pareti. Oggi l’ossatura dei centri sociali è profondamente cambiata. Mutata nei linguaggi e nei codici, non nello spirito e nell’impegno di luoghi come Sparrow a Rende. Spa sta per spazio precario autogestito, arrow in inglese è la freccia. Ma non può sfuggire il riferimento al pirata dei Caraibi più famoso del cinema. Interpretato da Johnny Depp.

cresce e resiste, gli accenti sono sempre quelli delle tante Calabrie di stanza all’Unical. Studenti, precari, creativi, sindacati di base come i Cobas con una sede fino a poco tempo fa proprio nel centro sociale.
L’ingresso del centro sociale occupato Sparrow a Rende (foto Alfonso Bombini)

Da Zenith a Sparrow

Federico è uno degli attivisti della prima ora. Sparrow nasce con gente come lui, allora studente di Scienze politiche all’Università della Calabria: «La lotta sociale autogestita aveva come base il Polifunzionale, il nostro collettivo si chiamava Assalto». Anni di impegno politico, quelli dell’Onda, per questi ragazzi con l’Aula Zenith diventata catalizzatore di esperienze antagoniste.

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Federico, uno dei fondatori dello Sparrow (foto Alfonso Bombini 2023)

«Occupata durante la Riforma Moratti, poi rioccupata – ricorda – con le mobilitazioni contro la Gelmini». Cambiano i Governi, resta il solito vizio tutto italiano di mettere mano, provocando danni, alla pubblica istruzione.
Sparrow cresce e resiste, gli accenti sono sempre quelli delle tante Calabrie di stanza all’Unical. Studenti, precari, creativi, sindacati di base come i Cobas con una sede fino a poco tempo fa proprio nel centro sociale. Pochi giorni fa Sparrow ha compiuto dieci anni. Cifra tonda, da farci una festa di due giorni. E così è stato. Nonostante le insidie di una pioggia fuori stagione.

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Antonino Campennì, insegna Sociologia dell’ambiente e del territorio all’Università della Calabria (foto Alfonso Bombini)

Difendere spazi di libertà

Antonino Campennì, professore di Sociologia dell’ambiente e del territorio all’Unical, spiega perché un presidio così va difeso: «Negli ultimi anni i motivi per vivere un centro sociale sono aumentati. Dalla crisi del 2008 tante cose sono cambiate. Gli spazi di libertà si sono ridotti ulteriormente», complice anche «il lockdown e lo Stato autoritario». Il prof lo dice da «vaccinato». Chiama in causa uno dei problemi centrali delle nostre vite: il capitalismo securitario e quello della sorveglianza.
Oggi la sfida è salvaguardare un perimetro che sia «inattaccabile dai condizionamenti esterni, dalle logiche del mercato, dove- aggiunge Campennì – puoi comprare una birra e ascoltare un concerto con pochi euro».
L’ex succursale abbandonata del liceo Pitagora «poteva essere demolita e capitalizzata, gettata nel calderone delle speculazioni immobiliari ed edilizie, comunque sottratta ai cittadini. Noi siamo qui da dieci anni e lo abbiamo impedito».

Uno dei numerosi live allo Sparrow (foto Alessandro Aiello)

Punk e metal a via Panagulis

Quel che resta del movimento Punk, Skin, Hardcore e Metal dell’area urbana ha subito trovato spazio e ospitalità nell’occupazione di Via Panagulis. Mario, adesso vive e lavora in Spagna, ci racconta la musica che gira intorno allo Sparrow: «In dieci anni sono state centinaia le band underground nazionali e internazionali passate da noi (Hobophobic, Hexis, The Devils, Stormo, Bull Brigade, Arsenico, Plakkaggio, Bunker 66 solo per citarne alcuni). E molte sono partite dalla sala prove autogestita per suonare poi in tutta Italia come Shameless, Eterae, Across e recentemente i Guasto».
Tra il 2014 e il 2015 matura l’idea di una sala prove autogestita, pensata soprattutto per quei gruppi con poca o nessuna dotazione economica. Il diritto alla musica fuori dalla logica del mercato.

Creativi e resistenti

Sparrow è un fortino di resistenti dove hanno radici una serie di esperienze diverse. Dal 2017 prova e mette in scena spettacoli il Kollettivo Kontrora. La pandemia ha un po’ limitato, come era prevedibile, tutte le attività negli anni precedenti organizzate nel centro sociale. Il cinema ha ripreso il suo corso con le ultime proiezioni di una retrospettiva dedicata a David Lynch. Sudore e fatica sono i protagonisti nelle stanze adibite a palestra con un piccolo ring. Qui Carlo allena i suoi ragazzi alla nobile arte. Boxare per resistere. Intanto il negozio gratis continua ad essere uno dei fiori all’occhiello di Sparrow. Un altro pezzo di sharing economy in città. Migranti, studenti, pensionati, famiglie in difficoltà e appassionati del vintage trovano qualcosa da donare o prendere per sé. Non è cosa da poco. Combattere la crisi con la condivisione, percorrendo strade poco battute. Come ha fatto Sparrow in questi primi 10 anni.

 

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