Sulla stampa economica internazionale, nell’ultima settimana, è apparsa una fortunata sintesi linguistica, la Yes, But Economy, per descrivere la sorprendente incongruenza delle tradizionali categorie interpretative di chi, per sfortuna o per scelta, si trova a svolgere il mestiere dell’economista.
L’economia del “sì, ma”, giusto per tradurre alla meno peggio la fortunata formula coniata dalla stampa specialistica USA, è legata al crollo delle residue certezze degli economisti.
Inflazione mai così alta in 40 anni? Si parte
Qualche esempio anche italiano: gli economisti sono preoccupati dalla recessione legata all’energia? Sì, ma (appunto) nel frattempo il mercato del lavoro registra le migliori performance dell’ultimo decennio in materia di nuova occupazione creata.
L’inflazione non è mai stata così alta negli ultimi 40 anni? Sì, ma (e sono due), solo per il Ponte dell’Immacolata, 12 milioni di italiani si sono messi in viaggio, incuranti del caro bollette e di Salvini al governo.
Il divario tra Nord E Sud si allarga o no?
La Svimez presenta l’ennesimo bollettino di guerra sullo stato di salute dell’economia meridionale dicendo che il divario con il Nord si allarga? Sì, ma (ancora?) esistono alcune filiere produttive meridionali (energie rinnovabili in primis) che possono fare per il Sud la differenza nei prossimi anni.
Il triangolo debito pubblico, inflazione, guerra fa paura? Certo che sì, ma (e basta) ecco che l’Istat, per novembre 2022, stima un aumento sia dell’indice del clima di fiducia dei consumatori (da 90,1 a 98,1) sia dell’indice composito del clima di fiducia delle imprese (da 104,7 a 106,4).
Grande è la confusione sotto il cielo, specie per gli economisti
Potrei continuare all’infinito. È chiaro o no che ormai sono saltati tutti i paradigmi dell’analisi economica tradizionale e che nessuno (e dico davvero nessuno) ha ormai nelle mani ragionevoli strumenti di previsione del cosa ci aspetti proprio dietro l’angolo?
E per piacere non rispondetevi con un sì, ma…