Camporexit, continua la suspense: Antonio Cuglietta, il sindaco uscente di Serra d’Aiello, è stato confermato alle urne col 62% dei voti.
Gioisce il comitato Ritorno alle origini di Temesa, radicato a Campora San Giovanni e a Serra. Non gioisce affatto una buona fetta di amanteani che ha atteso il risultato delle Amministrative serresi con comprensibile ansia.
Infatti, avesse vinto l’avversario, cioè Vincenzo Paradiso, l’ipotesi di Temesa sarebbe finita in archivio prima ancora di andare al vaglio del Tar. Al quale ora, invece, spetta davvero almeno la prossima parola.
A questo punto occorre riavvolgere un po’ il nastro.

Le elezioni di Serra d’Aiello
Un vero e proprio paradosso: un Comune piccolo, prossimo al collasso demografico, decide il futuro di uno parecchio più grande con qualche carta da giocare.
In estrema sintesi, è la vicenda del braccio di ferro tra Amantea e Campora, la sua frazione a sud, che ha deciso di andar via per creare un nuovo Comune, Temesa, fondendosi con la piccola Serra.
Intendiamoci: non sono grandi numeri, visto che questa nuova cittadina, appena nobilitata da un nome antichissimo, non toccherebbe i 4mila abitanti.
E tuttavia è quanto basta per cambiare le grandezze nel basso Tirreno cosentino. Un territorio importante mutilato (Amantea) e una cittadina che dovrebbe, in prospettiva, inglobare altri due Comuni: Aiello Calabro e Cleto.
Possibile che i quattrocento e rotti elettori di Serra d’Aiello siano stati così importanti in questo processo, a modo suo rivoluzionario, sebbene condotto con metodi che il Consiglio di Stato ha riconosciuti capziosi nella sostanza?
La risposta è sì: l’istanza che dovrebbe portare alla nascita di Temesa è partita da Serra d’Aiello e quindi la campagna elettorale si è giocata solo su quest’aspetto.

La posta in gioco
Facciamo una piccola simulazione per far capire cosa accadrebbe a Serra se il progetto Temesa andasse in porto.
Coi suoi 518 abitanti d’anagrafe, il paesino dell’entroterra tirrenico, diventerebbe la frazione più piccola della nuova città. Di più: disterebbe da Campora, il blocco più grosso, circa sette chilometri. Quindi rischierebbe di perdere alcuni servizi essenziali, tra cui l’ufficio postale e la guardia medica (essenziali in una comunità presumibilmente anziana). Su quest’aspetto, Vincenzo Paradiso ha impostato la propria propaganda.
Al contrario, un nuovo Comune, comunque più grande e popoloso, implicherebbe una pianta organica più grande, cioè posti di lavoro negli uffici e, magari, nelle immancabili cooperative. E magari darebbe a Serra lo sbocco al mare. Ma con un problema, in questo caso: le infrastrutture, di cui nessuno ha parlato finora.
Non è il caso di entrare nel merito, perché la volontà popolare è sovrana.

A che punto è la Camporexit?
La partita vera, ovviamente, non si gioca a Serra, che pure ha proposto l’iniziativa, né ad Amantea, che l’ha subita. Ma a Campora.
Infatti, è camporese la stragrande parte degli elettori che dovrebbero votare al referendum da cui dovrebbe sorgere la nuova città. Solo che una frazione non poteva prendere l’iniziativa. Inutile, comunque, tornare su un argomento dibattuto a lungo.
Semmai, è importante fare il punto sulla situazione del referendum.
La quale è ferma a metà gennaio. Cioè da quando il Consiglio di Stato ha accolto la richiesta di sospensiva del referendum, avanzata dal Comune di Amantea, e ha chiesto al Tar di intervenire.
Non senza una serie di precisazioni importanti: secondo i magistrati di Palazzo Spada, i giudici amministrativi di Catanzaro dovranno valutare alcuni importanti rischi di incostituzionalità. Tra questi, il fatto che la maggior parte degli amanteani sarà esclusa da voto e i metodi di conteggio della popolazione residente.

Una partita difficile per Serra d’Aiello
Se Atene piange Sparta non può ridere, recita un adagio che piace tanto agli amanti della retorica.
Ma in questo caso, il proverbio è inappropriato: potrebbero ridere, al massimo, gli sponsor regionali di Temesa. Cioè l’ex destro e neocentrista Giuseppe Graziano, e il dem Franco Iacucci. Che però non esternano da tempo sull’argomento.
Sul territorio, la situazione è diversa: Amantea, uscita da un anno da un commissariamento per mafia, ha un importante debito in pancia che rischierebbe di portarla al dissesto. Campora, se ottenesse la secessione, porterebbe con sé una quota di questo debito. E questo si sommerebbe alla situazione finanziaria non bellissima di Serra d’Aiello, che a malapena esce da un altro dissesto e ha alle spalle il crack dell’Istituto Papa Giovanni XXIII.
Salvo miracoli, Temesa nascerebbe dissestata.
Ipotesi virtuali
L’eventuale vittoria di Paradiso avrebbe messo la parola fine alla Camporexit perché il primo impegno della sua amministrazione sarebbe stato il ritiro della delibera di giunta che lanciava l’idea di Temesa.
Così, ovviamente, non sarà. L’ultima risposta tocca al Tar, che presumibilmente dovrà pronunciarsi prima dell’estate ormai alle porte.