“L’autogestione” dei bimbi: a scuola senza banchi, voti e campanella

In una scuola parentale a ispirazione libertaria si educa alla partecipazione. Decisioni prese in assemblea. Ma rispettando i programmi ministeriali. In Calabria ce ne sono tre, ecco come funzionano

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Nina sta saltando con i piedi scalzi nella pozzanghera. Mael guarda sul fondo alla ricerca di pesci e creature misteriose che, talvolta, emergono dal fango. Il fatto che stia per piovere e che oggi ci sia un vento freddissimo non sembra preoccupare né i bambini né gli adulti. Siamo nel mondo delle Terre di Castalia, due curve dopo il vecchio tracciato ferroviario di contrada Santo Stefano a Rende e questo giardino è una scuola.

La scuola libertaria senza banchi e campanella

Senza banchi e senza campanelle, perché è una scuola parentale a ispirazione libertaria. Ce ne sono solo tre in Calabria, le altre due si trovano a Catanzaro (Cascina Montessori) e a San Nicola Arcella (Scuola di Pace). Si tratta di una alternativa alla scuola pubblica, una forma di istruzione riconosciuta dal Miur che segue il programma ministeriale, ma si svolge al di fuori delle strutture istituzionali. Gli studenti – guidati dai loro educatori – ogni anno sostengono un esame di idoneità per il passaggio all’anno successivo.

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Imparare tutti insieme: dal più piccolo al più grande

Imparo quando voglio

Perché “scuola libertaria”? Perché qui sono i bambini e le bambine a scegliere, individualmente e in gruppo, come, quando, che cosa, dove e con chi imparare. In una scuola libertaria i verbi più usati sono: Ti va di farlo? Ti piacerebbe farlo? Non ci sono voti ma solo complimenti e incoraggiamenti.
Le Terre di Catalisa sono popolate da 21 bambini tra i 3 e i 9 anni che frequentano la scuola dell’infanzia e la primaria, ad occuparsi di loro 8 educatori che preferiscono definirsi “accompagnatori”. Gli obiettivi di apprendimento della scuola libertaria – che si mantiene con i contributi e le donazioni dei genitori attraverso una tariffa mensile definita “sociale” – coincidono con quelli indicati nei programmi ministeriali, ma vengono perseguiti attraverso attività diverse e certamente senza l’urgenza di stabilire tempi e scadenze.

Educazione libertaria

Libertà – chiarisce subito Emilio Ruffolo, coordinatore scientifico della scuola – non significa mancanza di regole o di una pianificazione del percorso. «La progettazione educativa è pensata intorno agli interessi dei bambini e nel rispetto di ciò che gli piace fare. In una scuola all’aperto viene stimolata la libera esplorazione e la scoperta, non ci sono attività strutturate e men che meno obbligatorie». Si impara attraverso il gioco e la curiosità, «gli obiettivi si raggiungono incrociando l’interesse e il piacere».
Terre di Castalia è una piccola comunità in cui le attività, sempre orientate dal curricolo ministeriale, sono co-progettate da un’assemblea quotidiana in cui i bambini sono protagonisti.

«Non è una scuola dei campioni – sorride Emilio Ruffolo – e non garantiamo neanche che alla fine del percorso i nostri allievi sappiano più degli altri che frequentano le scuole pubbliche. Il nostro impegno è quello di piantare i semi del pluralismo, della democrazia, della libertà di esprimersi e di crescere liberi da ogni stereotipo. Nella nostra scuola, ad esempio, i maschietti si tingono le unghie, se lo desiderano».

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Attività all’aperto anche in pieno inverno nelle Terre di Castalia

 

«Vedrai che passerà in fretta»

«Ho le manine congelate!». Anna ci interrompe e mostra i palmi arrossati. «Questo succede perché hai giocato nell’acqua e oggi fa molto freddo». Emilio non si scompone. «Adesso, se ti va, potresti andare dentro, cambiare i calzini e il pantalone sporchi di fango e stare un po’ al caldo. Vedrai che passerà in fretta». Alle Terre di Castalia il contatto con il fango, la terra, la pioggia è un’esperienza quotidiana. «I bambini così sperimentano con le mani, entrano in contatto con la natura, sviluppano la propria creatività, arricchiscono il proprio sistema immunitario, vivono esperienze indimenticabili» – spiega Ruffolo. Per fortuna ci sono scaffali pieni di vestititi puliti, rigorosamente di seconda mano, a disposizione di tutti.

L’educazione libertaria promuove le peculiarità di ogni bambino, «piuttosto che costruire un metodo in cui gli viene detto cosa fare, cosa non fare, in che modo e con quanta dedizione apprendere – continua Ruffolo – mettiamo gli scolari nelle condizioni di sperimentare quella libertà, quello spirito critico che poi ci aspettiamo che abbiano alla fine del percorso educativo».

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Il momento dell’assemblea nelle Terre di Castalia

Scuola libertaria: i bambini votano 

È quasi ora della merenda, sul terrazzo arriva una cesta di frutta. Nerone scodinzola alla ricerca di coccole e di qualcuno che gli lanci un bastone per correre a riprenderlo. Intanto, dentro, è tutto pronto per il momento dell’assemblea. Sulla lavagna i punti all’ordine del giorno: si vota ad alzata di mano per l’elezione del bibliotecario, ci sono tre candidati. L’assemblea stabilisce poi chi parteciperà ai laboratori di pittura, teatro, danza e capannismo previsti per la settimana. Infine, il gruppo dei più piccoli porta all’attenzione di tutti una questione da risolvere: i bambini più grandi ultimamente dicono troppe parolacce. L’idea fondante è quella di condividere le regole, il gruppo si fa carico delle esigenze dei singolo, si sostiene vicendevolmente.

Arrampicarsi sugli alberi e costruire capanne

«Nella scuola a ispirazione libertaria – prosegue ancora Ruffolo – si pensa al bambino e alla bambina come persone autorevoli, competenti rispetto alla loro vita ed è per questo che si mette ognuno di loro nelle condizioni di esercitare la propria responsabilità sulle questioni che riguardano la quotidianità».
Nelle stesse ore in cui loro coetanei stanno seduti al banco, gli allievi delle Terre di Castalia si arrampicano su un albero, costruiscono una capanna, ascoltano una storia sdraiati sull’erba. «Costruiamo delle attività finalizzate a ottenere i livelli di apprendimento richiesti dal curricolo – prosegue il referente scientifico della scuola – ma attraverso una pluralità di metodologie, in modo da riuscire ad aderire ai diversi modi di apprendere degli scolari, ai loro stili cognitivi».

Il sogno di ogni bambino: costruire una capanna sull’albero

Una scuola che non divide i bambini per età

Qualche giorno fa i bambini si erano messi in testa di costruire un forno solare, i più grandi hanno illustrato le fasi del progetto ai più piccoli, alla fine hanno festeggiato insieme il risultato del lavoro di squadra.
«Nel gruppo gli interessi si socializzano» – spiega Luana Florio, coordinatrice educativa delle Terre di Castalia. «Il nostro progetto sceglie di non dividere i bambini per età ma di avere una pluriclasse. La suddivisione per età nelle classi sostiene l’idea che ci sia un’età precisa per determinati apprendimenti. Un’idea superata. La programmazione strutturata – continua – serve più agli insegnanti e alla scuola, non risponde alle domande degli allievi, offre risposte preconfezionate che sono uguali per tutti. La suddivisione per età limita la possibilità che una persona più competente aiuti quella meno competente. Che il grande aiuti il più piccolo in matematica, che il meno competente guardi le persone più grandi di lui e ne sia in qualche modo ispirato».

È ora di andare. Le nuvole sono scomparse, i bambini sono tutti dentro per il laboratorio di teatro. In giardino, disseminati, i segni di un’altra giornata di giochi e scoperte. Gli stivali di gomma abbandonati vicino alla pozzanghera, i piccoli abiti sporchi di fango stesi ad asciugare. La bandiera che sventola sulla casa costruita sull’albero. Nel silenzio della campagna Nerone, il bidello di questa scuola, scodinzola e mi segue fino al cancello, vuole accertarsi che venga chiuso bene.

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