Un cambiamento cruento in queste elezioni regionali in Calabria, con i vecchi big superstiti che si mescolano, anche per interposta persona, ai volti nuovi, alcuni dei quali tali solo per modo di dire.
Giusto a voler anticipare qualcosa, non è un volto nuovo Franco Iacucci, che ha iniziato la sua carriera nel vecchio Pci (quello vero…), è sindaco uscente di Aiello Calabro, che ha amministrato praticamente a vita e presidente della Provincia di Cosenza.
Nuovismo in salsa PCI
Eppure Iacucci è uno dei “nuovi” consiglieri regionali più votati: coi suoi 6.705 voti ha stracciato, nella lista cosentina del Pd, il decano Mimmo Bevacqua, fermo sui 6.300, ed è entrato a Palazzo Campanella con la tutta la freschezza di un veterano, che ha speso la sua vita in politica e, in fin dei conti ha una sola novità: essersi smarcato in tempo utile dall’ex governatore Mario Oliverio.
Chi non ha fatto altrettanto, cioè Giuseppe Aieta, ha pagato dazio. L’ex sindaco di Cetraro, candidatosi coi dem all’ultimo minuto utile, è rimasto fuori, nonostante una campagna elettorale dura e impegnativa. Così va la vita. Soprattutto in Calabria.
Le conferme dirette
In certi casi i numeri parlano da soli. È così per l’azzurro Gianluca Gallo, l’assessore uscente all’Agricoltura.
Coi suoi 21.631 voti, Gallo è, probabilmente, il consigliere regionale calabrese di tutti i tempi. Per capirci, ha preso di più di Pino Gentile quando era all’apice nella Forza Italia e nel Pdl degli anni d’oro, e di Carlo Guccione, che fece urlare al miracolo nel 2014 per aver preso di più di Pino Gentile (che era già in fase calante…).
Comunicazione e stile morbidi, come si conviene a un ex Dc, Gallo è riuscito in un altro miracolo politico: aver fatto a lungo il sindaco di Cassano Jonio, una delle realtà regionali più flagellate dalla mafia, senza essersi attirato neppure l’ombra di un sospetto.
Anche il fatto che abbia gestito l’Agricoltura, una delle poche gettoniere efficienti della Regione, potrebbe voler dire poco: Giovanni Dima, per fare un esempio, fece il diavolo a quattro durante l’amministrazione Chiaravalloti, spese fondi alla grande e trasformò il suo assessorato in una fabbrica di dop. Tuttavia, riuscì a farsi rieleggere e basta.
Solo la storia futura ci dirà se questa di Gallo sia “vera gloria”. Di sicuro il successo è indiscutibile.
Le riconferme del collegio Sud
Un altro confermato, nel collegio Sud, è Giuseppe Neri di Fratelli d’Italia. La sua performance, stavolta, è stata un po’ più bassa rispetto al 2020: poco più di 5mila voti rispetto ai precedenti 7mila e rotti. Ma l’importante è esserci. O no?
Una superconferma arriva sempre da Reggio: è data dagli oltre 10mila voti di Nicola Irto, che prende un po’ meno rispetto al 2020 ma resta il consigliere più votato del Pd.
I bene informati intravedono dietro questo successone una strategia politica ben precisa, che potrebbe prendere due direzioni: un ruolo nella dirigenza romana, quindi in Parlamento, o la segreteria regionale.
Orsomarso ha giocato bene le sue carte
A rigore non sarebbe un confermato Fausto Orsomarso, che nella precedente legislatura non era stato eletto. Tuttavia, l’assessore uscente al Turismo ha saputo giocare bene le carte offertegli dal suo dicastero e la fiducia di Giorgia Meloni, al punto di diventare, con 9.020 voti, il più votato in Fdi, anche a dispetto di qualche figuraccia rimediata nel corso dell’estate.
Un’altra confermona è quella di Giuseppe Graziano, che inaugura la sua terza legislatura regionale con oltre 7mila voti, che ne fanno l’unico eletto nell’Udc. Segno che mollare Forza Italia, di cui era stato dirigente su indicazione della scomparsa Jole Santelli, a volte porta bene.
A volte fa benissimo addirittura cambiare schieramento. Come per Francesco De Nisi, entrato a Palazzo Campanella grazie a Coraggio Italia, dopo vari, inutili tentativi col Pd.
Conferme indirette
Quando si stravince, come ha fatto Roberto Occhiuto, c’è chi vince per interposta persona.
È il caso della famiglia Gentile, che ricorda un po’ il mito dell’Idra: se ne fai fuori uno, ne spuntano due. Infatti, lo spauracchio del giudizio preventivo della Commissione antimafia ha indotto Pino Gentile a miti consigli, quindi a non candidarsi. Al suo posto, si è candidata la figlia Katya, ex vicesindaca di Cosenza, che ha preso 8.077 voti in Forza Italia ed è la consigliera più votata della prossima legislatura regionale.
Simona Loizzo, politicamente vicina a Tonino Gentile, fratello minore di Pino ed ex senatore azzurro, è riuscita ad affermarsi invece nella Lega, con 5.360 voti.
Ma la vittoria che sa più di “vendetta” è quella di Luciana De Francesco, la moglie di Luca Morrone, altro grande escluso dalla competizione per via delle fregole legalitarie di Roberto Occhiuto. Con le sue 4.654 preferenze la De Francesco si è presa la rivincita di suo marito.
Nuovissimi e nuovi ma non troppo
La vera novità di queste elezioni è il paradosso del Movimento 5 Stelle, che prendono per la prima volta consiglieri regionali in Calabria mentre perdono pezzi in tutto il resto d’Italia.
Uno dei due volti nuovi dei grillini appartiene al cariatese Davide Tavernise, che è riuscito a capitalizzare bene le alchimie politiche grazie alle quali M5s ha preso il quorum, anche a danno del suo compagno di lista Domenico Miceli, grillino della prima ora ed ex capogruppo al Consiglio comunale di Rende.
Un altro volto nuovo è quello del notaio Antonio Lo Schiavo, uno dei due sopravvissuti alla sconfitta della coalizione di Luigi de Magistris. Lo Schiavo, tuttavia, è nuovo solo in Consiglio, perché ha all’attivo una candidatura a sindaco nella sua Tropea col centrosinistra.
Stesso discorso per il medico castrovillarese Ferdinando Laghi, conosciuto ai più per le sue battaglie ambientaliste molto accese.
Gli esclusi
Tra i perdenti “eccellenti” figurano la reggina Tilde Minasi, salviniana di ferro esclusa dal consiglio perché i suoi non pochi voti sono risultati insufficienti nella stravittoria del centrodestra.
Discorso diverso per il consigliere uscente Pietro Molinari, che invece ha perso voti, a dispetto della presidenza di una Commissione consiliare che secondo i maligni gli sarebbe stata cucita “su misura” per compensarlo della mancata attribuzione dell’assessorato, andato a Gallo Superstar.
Flora Sculco, invece, ha scontato sulla sua pelle la batosta elettorale del centosinistra e il fatto di non essere riuscita a salire per tempo sul carro del probabile vincitore.
Un evergreen
Non è nuovo, tuttavia è come se fosse un consigliere regionale “onorario”: ci si riferisce all’eccentrico ed esplosivo Leo Battaglia, titolare dei manifesti elettorali più kitsch (in cui sembra una specie di Zio Sam in camicia nera…) e autore della bravata ferragostana che lo ha reso celebre in tutt’Italia: il lancio delle mascherine chirurgiche con spot elettorale.
I suoi 1.500 voti sono un premio simpatia, che dovrebbe incoraggiarlo a insistere. In fondo, molte pareti pubbliche del collegio nord sono piene di sue scritte elettorali: gli torneranno utili, in maniera totalmente gratuita, per le prossime volte…
Per concludere
Con venti eletti su trenta, Roberto Occhiuto è anche il dominus indiscusso della consiliatura che sta per iniziare. E forse questo potrebbe essere un bene per la Calabria, visto che i dieci esponenti di minoranza saranno comunque costretti a fare opposizione: dati i numeri, non ci sarebbe troppo spazio per trasversalismi.
La vittoria del leader azzurro non è bulgara, ma polacca. Cioè ricorda un po’ l’unico sistema dell’ex impero sovietico dove era tollerata una specie di minoranza politica.
L’augurio è che la minoranza attuale sia rumorosa e faccia sul serio.
Già: è facile, specie per i supertrombati come Carlo Tansi, dire che con la vittoria di Occhiuto ha perso la Calabria. Ma diventerebbe vero se il nuovo presidente fosse lasciato libero di fare e disfare senza polemiche e contrasti.