Una impresa calabrese paga mediamente, secondo dati della Banca d’Italia, un tasso di interesse pari al doppio del livello nazionale e superiore di due terzi rispetto alle regioni settentrionali. L’accesso al credito in condizioni così onerose è un’autostrada per consegnare interi settori di attività economica alle tentazioni della criminalità organizzata.
Il sistema creditizio della ‘Ndrangheta conduce istruttorie rapide, la burocrazia è ridotta al minimo, all’inizio non vengono richieste nemmeno garanzie reali. Poi, entrate dalla finestra del credito, le organizzazioni criminali si impadroniscono delle aziende passando per la porta principale, per gestire business, riciclare denaro e rafforzare il controllo sul territorio.
Fare azienda in queste condizioni diventa davvero arduo. Pagare alle banche il denaro in modo così più elevato rispetto al resto del Paese rende le imprese calabresi molto più vulnerabili. E soprattutto molto più esposte alle sirene del denaro offerto in prestito dalla criminalità organizzata. Spezzare questa trappola costituisce una delle sfide che non si sono nemmeno cominciate.
Tassi d’interesse per le imprese raddoppiati
Dunque, la Calabria fa registrare un tasso di interesse per le imprese poco più che doppio rispetto alla media nazionale: 6,76% rispetto a 3,36%. È il valore più alto di tutto il Paese, ed anche nettamente. Solo il Molise e la Sardegna, registrano valori superiori al 5%, rispettivamente il 5.38% ed il 5,07%.
La media dei tassi di interesse per le attività economiche nel Mezzogiorno è pari al 4,67%, comunque due punti sotto rispetto alla Calabria. Per non parlare di quello che accade nel resto delle regioni del Nord.
Il costo del denaro per le aziende in Lombardia è pari sostanzialmente ad un terzo rispetto alla Calabria: 2,93%, con qualche altra regione settentrionale che si situa sotto la soglia del 3%, come accade anche all’intero Nord Est.
Per le piccole imprese calabresi il tasso di interesse arriva addirittura al 9,55%; solo la Sardegna registra nell’intero Paese un valore leggermente più alto (9,57%), mentre per le piccole imprese del Mezzogiorno la media è pari all’8,39% ed al 6,48% per la media nazionale.
Va meglio alle famiglie
Per le famiglie consumatrici i tassi di interesse non registrano invece una significativa varianza tra le diverse regioni dell’Italia, e si collocano su livelli comunque molto bassi, molti più bassi rispetto al costo del denaro per le attività economiche. In Calabria le famiglie pagano alle banche un interesse dell’1,65%, più basso della media del Paese (1,69%) e del Mezzogiorno (1,73%). La situazione è in qualche modo simmetricamente opposta rispetto a quella che abbiamo analizzato per le attività economiche.
Fare impresa in Calabria è molto più difficile. Pagare per l’approvvigionamento del denaro il doppio della media nazionale e due terzi in più del Nord alza la soglia delle convenienze. E spiazza soprattutto la nascita di aziende, che devono ricorrere maggiormente al capitale di debito per finanziare gli investimenti iniziali e l’avviamento.
Per le attività economiche che sono già presenti sul mercato, tassi di interesse così elevati possono indurre a tentazioni di ricorso ad altre fonti di approvvigionamento, certamente meno burocratiche delle banche ma molto più pericolose.
Le organizzazioni criminali, ed ovviamente la ‘Ndrangheta in Calabria, sono il vero rivale di un sistema bancario che gioca sulla difensiva e non si schiera a sostegno delle forze economiche e sociali che tentano una strada di riscatto basata sullo sviluppo. Nei passaggi cruciali per la vita di una impresa, poter contare sull’accesso al credito costituisce uno degli elementi vitali per affrontare un passaggio difficile di crisi, oppure per crescere realizzando investimenti.
I rischi per le banche
Ovviamente, non mancano le ragioni economiche per questo drammatico divario nel costo del denaro per le imprese della Calabria. Non conta il destino cinico e baro o la cattiveria delle banche. Il deterioramento del credito per le imprese calabresi è il più alto del Paese (2,6%), rispetto all’1,4% dell’Italia ed all’1,8% del Mezzogiorno.
Le regioni italiane con il minore rischio di credito bancario sono la Valle d’Aosta (0,6%) ed il Friuli Venezia Giulia (0,7%). Va comunque notato che non si giustifica tutto il divario che abbiamo visto in termini di differenziale dei tassi di interesse per le imprese calabresi, ma non vi è dubbio che il rischio di svalutazione dei crediti per le banche è più elevato rispetto al resto del Paese.
Il rischio di credito per le famiglie consumatrici calabresi è pari all’1,4%, leggermente migliore rispetto alla media del Mezzogiorno (1,5%), ma inferiore rispetto alla media nazionale (1,1%). Tra le regioni italiane il valore più alto di rischio creditizio per le famiglie si registra in Sicilia (1,9%). Sono due, invece, le regioni che si collocano al valore più basso dello 0,6%: Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia.
Non si può non considerare questa del credito una delle maggiori emergenze che vanno affrontate per il futuro economico della Calabria. Non solo perché tassi di interesse così divergenti per le imprese del territorio limitano le prospettive di sviluppo. Ma anche perché questo assetto lascia spazio alle forze criminali per giocare un ruolo di condizionamento nei destini delle imprese.